Nell’ultima settimana, uno dopo l’altro, i governatori democratici di numerosi stati americani hanno cancellato l’obbligo di mascherina al chiuso o ne hanno annunciato la cancellazione per le prossime settimane. Mentre in Italia siamo arrivati soltanto oggi alla rimozione dell’obbligo di indossarla all’aperto, dall’altro lato dell’oceano Atlantico gli Stati Uniti stanno bruciando le tappe della riapertura e del tanto agognato “ritorno alla normalità”.

Ad accelerare le cose ci ha pensato l’evoluzione della pandemia. Dopo la riduzione del 50 per cento dei nuovi casi registrata nel corso della prima settimana di febbraio, il cammino verso la completa riapertura ha preso improvvisamente velocità. Il presidente Joe Biden, che pure del ritorno alla normalità, ma sulla rigorosa base dei «dati scientifici», aveva fatto una bandiera della sua amministrazione, è stato preso in contropiede.

Le autorità sanitarie americane e internazionali rimangono prudenti. La circolazione del virus nel paese resta alta, mentre gli Stati Uniti sono una delle nazioni industrializzate meno vaccinate contro il Covid-19.

Anche in Europa è in corso una riapertura generalizzata, ma con l’eccezione del Regno Unito, numerose restrizioni, come l’obbligo di mascherina al chiuso, sembrano destinate a restare per ancora un po’ di tempo. Nel vecchio continente la quarta ondata di Covid-19 non è calata altrettanto rapidamente, ma ci sono meno decessi e soprattutto molti più vaccinati, in particolare con la terza dose.

Riaperture democratiche

Se durante le prime ondate di Covid-19 a essere contrari alle mascherine e a chiedere la fine di tutte le restrizioni era soprattutto la destra e il partito Repubblicano, oggi, alle loro voci, si sono aggiunte quelle di molti democratici e dei centristi. Grazie ai vaccini, sostengono, è arrivato il momento di tornare alla vita normale e abbandonare ogni restrizioni.

Questa posizione è stata ribadita questa settimana da Yascha Mounk, celebre intellettuale e docente di scienza politica alla John Hopkins University, che sul prestigioso settimanale The Atlantic ha pubblicato un commento dal titolo inequivocabile: “Aprite tutto”.

«Se un ritorno al distanziamento sociale dovesse dimostrare ancora una volta necessario, sarò tra i primi a dirlo – scrive Mounk – Ma a questo punto, le restrizioni che ancora oggi condizionano la vita di tutti giorni nel nostro paese sono diventate inutili».

Le parole di Mounk riflettono un clima sempre più diffuso nel partito Democratico e nell’establishment liberale. Negli ultimi giorni, oltre una mezza dozzina di governatori di stati democratici ha annunciato l’abolizione dell’obbligo di mascherina al chiuso, secondo gli esperti una delle prime e fondamentali norme di contenimento del virus.

Tra gli ultimi a parlarne in ordine di tempo ci sono i governatori di New York e Illinois, etrambi democratici e centristi: Kathy Hochul e J.B. Pritzker. Ma sono moltissimi gli stati democratici che dopo aver anticipato il governo federale nel corso della prima ondata, imponendo chiusure e lockdown, ora sono in testa alla fuga in avanti delle riaperture.

L’obbligo di mascherina al chiuso termina oggi in Delaware e Rhode Island, da mercoledì prossimo in California, a fine marzo in Oregon. Anche Nevada e Oregon hanno abolito o stano per abolire l’obbligo. In New Jersey, la fine dell’obbligo di indossare mascherine anche a scuola è statto annunciato da Philip D. Murphy, il governatore diventato celebre per aver imposto alcune delle restrizioni più severe del paese nel corso della prima ondata.

Secondo il New York Times, queste azioni «vagamente coordinate» dei governatori democratici sono il risultato di mesi di pianificazione sanitaria, di discussioni politiche tra alti gradi democratici e di indagini statistiche sull’opinione pubblica iniziate dopo le elezioni dello scorso novembre. E hanno finito con l’andare in conflitto con il messaggio che arriva dalla Casa Bianca.

E il presidente

Il presidente Biden è stato tra i primi ad annunciare l’ingresso in una nuova fase della pandemia e a resistere le richieste di nuove restrizioni a livello federale quando l’ondata di Omicron si è rivelata la più massiccia dell’inizio della pandemia. Questa settimana, il suo capo consigliere medico, il dottor Anthony Fauci, ha ripetuto ancora una volta che «stiamo uscendo dalla fase pandemica vera e propria». Ma per il resto, Biden è stato preso in contropiede dall’azione dei governatori del suo partito, scrivono diversi media americani. Ancora lunedì, il capo del suo ufficio stampa ricordava che le linee guida ufficiali delle autorità sanitarie indicano che indossare una mascherina al chiuso è importante per ridurre la trasmissione del virus.

Dopo gli annunci dei governatori, lo staff del presidente ha fatto sapere per la prima volta che sono allo studio delle nuove linee guida che consentano un’uscita dal periodo di restrizioni pandemiche. Biden però esita ancora a dare segnali su temi delicati come l’obbligo di mascherina al chiuso senza avere il consenso dei massimi esperti del paese. Un consenso che però tarda ad arrivare.

I Centers for disease contro, la più importante autorità sanitaria in materia di epidemie e salute pubblica, hanno ribadito anche questa settimana la raccomandazione di indossare mascherine al chiuso in luoghi ad alta circolazione del virus (cioè al momento, tutto il paese).

Vecchio e nuovo mondo

Nel corso della prima settimana di febbraio, gli Stati Uniti hanno visto una drastica riduzione dei nuovi casi di Covid-19, passati da una media di quasi 500mila nuovi casi al giorno a circa 250mila. Se contiamo i nuovi casi per milione di abitanti, gli Stati Uniti hanno un’incidenza del virus più bassa di tutti i grandi paesi europei.

Altri indicatori, però, sono meno incoraggianti. Il numero di decessi negli Stati Uniti rimane tristemente molto alto. Si tratta di oltre 2.500 morti al giorno. Se rapportata alla popolazione si tratta di una cifra più alta di qualsiasi altro paese europeo e una delle più alte in tutto il mondo. Almeno altrettanto preoccupanti sono i dati sulle vaccinazioni e sui booster.

Con poco più del 60 per cento di popolazione vaccinata gli Stati Uniti hanno fatto meglio soltanto dei paesi più poveri dell’Unione europea, Romania e Bulgaria. Per quanto riguarda la popolazione che ricevuto la terza dose, si tratta della metà di quanti la hanno avuta in Italia, Germania e Regno Unito.

Altri inviti alla prudenza arrivano dall’Organizzazione mondiale della sanità. «Non è il momento di togliere di colpo tutte le restrizioni», ha detto questa settimana il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. Anche se a diverse velocità, il mondo però sembra andare al momento in tutt’altra direzione.

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