Non esporti. Non partecipare. Non formarti un’opinione sui fatti del mondo. E, se invece ce l’hai già, tienila per te. Secondo gli studenti è il messaggio che cerca di trasmettere la scuola del governo Meloni, quella che Giuseppe Valditara da quando è ministro dell’Istruzione e del Merito sta provando a modellare a colpi di riforme, ordinanze e circolari.

Ed è quanto molti di loro, di frequente sostenuti anche da docenti e familiari, provano a contrastare con cortei, manifestazioni e occupazioni. Nonostante il timore di ripercussioni che potrebbero inficiare la carriera scolastica, con effetti diretti sulla valutazione: il maggiore peso del voto in condotta viene visto infatti come un deterrente per spingere gli studenti a evitare manifestazioni e proteste.

«Il ministro Valditara continua a promuovere una visione autoritaria della scuola, fondata sull’obbedienza e in contrasto con lo Statuto delle studentesse e degli studenti. È gravissimo il precedente che si sta cercando di imporre, introducendo una diretta correlazione tra il voto di condotta e la valutazione all'esame di maturità. Il voto di condotta, troppo spesso, viene usato in modo repressivo contro chi esprime dissenso o partecipa alle mobilitazioni», spiega Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale del sindacato studentesco Rete degli studenti medi.

Non soltanto a proposito della riforma del voto in condotta entrata in vigore lo scorso ottobre, pensata per riportare al centro del sistema di valutazione dell’allievo il suo comportamento a scuola, e che già in parecchi casi è stata usata come strumento per zittire chi protesta. Ma riferendosi anche all’ordinanza con cui il ministro, a fine dello scorso marzo, ha definito le modalità di svolgimento dell’esame di Stato.

Tra le novità del testo, c’è il peso che la condotta avrà anche sulla maturità: chi non raggiunge la sufficienza non sarà ammesso alle prove d’esame, chi ottiene 6 dove dovrà discutere un elaborato di cittadinanza attiva e solidale assegnato dal consiglio di classe. Mentre solo chi avrà un voto pari o superiore a 9 potrà puntare a ottenere il punteggio più alto nella fascia definita in base alla media dei voti, si capisce leggendo l’ordinanza.

LA DIFFIDA

«Pensare di legare il voto della condotta alle valutazioni delle materie vuol dire andare contro il principio su cui si fonda la scuola pubblica, punire per educare non ha mai avuto l’effetto sperato ma anzi sarà l’ulteriore forma di repressione del dissenso», aggiunge Bianca Piergentili, coordinatrice Rete degli studenti medi del Lazio: «Forse, però, il ministro non si è accorto di quanto questa ordinanza vada contro lo Statuto degli studenti e delle studentesse e la comunità studentesca che si troverà ad affrontare l’esame di stato tra meno di due mesi», spiega prima di annunciare la diffida che Matteo Monosilio, studente al quinto anno di un liceo di Roma, con il sostegno del sindacato studentesco e dell’avvocato Michele Bonetti, ha inviato lo scorso 22 aprile al Mim.

Per Monosilio il voto in condotta non può avere peso sull’effettivo risultato didattico: «È l’ennesima norma fatta ad hoc per favorire la repressione. Quando ho saputo dell’ordinanza ho provato prima tristezza, poi rabbia, infine paura non solo per il mio futuro ma per quello di tutte le generazioni più giovani che non saranno più incentivate a sviluppare il pensiero critico».

Per questo racconta di aver deciso di inviare la diffida, «perché non voglio restare zitto. E penso che solo se portiamo avanti azioni collettive possiamo invertire la direzione intrapresa dal governo», dice sperando che il Mim reagisca al documento inviato.

«Con l’obiettivo di abrogare il provvedimento – che, come spiega Bonetti – è in contraddizione con lo Statuto degli studenti e delle studentesse, un decreto del Presidente della Repubblica che prevale sull’ordinanza. Secondo il Dpr del 24 giugno 1998 n. 249, infatti, “nessuna infrazione disciplinare connessa al comportamento può influire sulla valutazione del profitto”». Ma non solo.

Come chiarisce ancora l’avvocato, l’articolo 11 dell’Ordinanza ministeriale numero 67 del 31 marzo 2025 a firma del ministro dell'Istruzione e del Merito, è anche in contrasto con i valori della Costituzione che tutela la libertà di espressione.

Per Bonetti, da quando l’idea autoritaria di scuola di Valditara sta prendendo piede, sono aumentati i provvedimenti disciplinari nei confronti degli studenti, «non nei confronti chi rompe un vetro durante un’occupazione, ad esempio, ma nei confronti dei rappresentati di istituto o di chi ha promosso l’occupazione», dice per spiegare che è come se oggi a essere punito fosse più il pensiero che il fatto illegittimo in sé.

«Se il ministero deciderà di non ottemperare alla nostra diffida succederà che tutti quelli che non otterranno il punteggio massimo all’esame per via del voto in condotta potranno fare ricorso. E immagino che ce ne saranno tanti».

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