A giugno la notifica dell’avviso di proroga delle indagini a suo carico. L’inchiesta, dunque, è tutt’altro che chiusa. Per il presidente rieletto saranno mesi delicati
«Presidente, auguri!». Nella mattinata di domenica 5 ottobre Roberto Occhiuto passeggiava per il corso principale di Cosenza. E veniva ricoperto di abbracci, strette di mano, pollici in su e congratulazioni. A urne aperte il forzista era già dato per vincente. Accompagnato dalla compagna di vita e di partito, la sottosegretaria ai Rapporti col parlamento Matilde Siracusano, il forzista aveva appena votato insieme ai due figli. Subito dopo, sui social, la story di rito: un tramonto col sottofondo di Gianni Morandi. La canzone prescelta? L’allegria.
Ma la favola del governatore bis della Calabria dovrà fare i conti con la scure dell’indagine per corruzione che quest’estate lo ha travolto e portato a dimettersi. «Verrò archiviato», il leit motiv dell’azzurro, convinto che l’inchiesta dei magistrati della procura di Catanzaro, guidata da Salvatore Curcio, si concluderà in un nulla di fatto. E se non fosse così? Quali sono gli scenari che si aprono per Occhiuto e per i calabresi?
Partiamo dalla notifica dell’avviso di proroga indagini che il presidente ha ricevuto. Era giugno scorso. E i pm avevano ricevuto l’ok dal gip sulla possibilità di continuare a fare luce sui presunti «benefici» tratti da Occhiuto grazie al conferimento di risorse economiche che l’ex socio, Paolo Posteraro, realizzò nelle «comuni società».
Dalle carte veniva fuori una strana rete di affari, caratterizzata da nomine, poltrone e incarichi pubblici “offerti” ai fedelissimi, Posteraro compreso, che, dopo la notizia del procedimento, veniva licenziato dall’ufficio di Siracusano dov’era stato precedentemente assunto. A emergere era stata anche l’ombra riguardante «fondi europei distratti», di cui una parte «bonificata» all’attuale governatore.
Dunque, cosa può accadere? Prima ipotesi: archiviazione del caso. Se invece i magistrati decideranno di procedere o non chiederanno un’ulteriore proroga d’indagine (ammessa per casi complessi), al governatore entro gennaio potrebbe arrivare la notifica del 415 bis. E cioè dell’avviso di chiusura indagini da parte dei pm: un atto che di solito prelude al decreto di rinvio a giudizio e che potrebbe essere l’anticamera di un eventuale processo. Solo in caso di condanna, tuttavia, considerata la legge Severino, il presidente sarebbe costretto a dimettersi.
Ci sarebbe, infine, un’altra possibilità: nei termini concessi dalla legge gli inquirenti potrebbero disporre nuovi accertamenti e, quindi, portare alla luce elementi inediti d’indagine a carico del presidente che, durante il discorso della vittoria, non ha comunque avuto dubbi.
«Troppe volte le inchieste giudiziarie vengono strumentalizzate ai fini di una sconfitta politica», ha detto. La sua vicenda ricorda a tratti quella che l’anno scorso ha travolto la Liguria e il suo ex numero uno Giovanni Toti. A maggio 2024 l’ex governatore di centrodestra veniva posto agli arresti domiciliari con le accuse di corruzione. Secondo la procura di Genova, Toti, in cambio di finanziamenti al proprio comitato elettorale, avrebbe promesso favori negli uffici della regione. L’esponente di Noi Moderati in un primo momento venne sospeso dalla carica di presidente della Liguria e poi, a luglio 2024, rassegnò le sue dimissioni.
Cosa succederà in Calabria? Probabilmente è troppo presto per prevederlo. I fatti, a ogni modo, sono due: il successo clamoroso dell’azzurro e sullo sfondo l’inchiesta giudiziaria – già allargata a un secondo filone che riguarda i comparti pubblici della sanità e dell’edilizia e investe gli stessi più stretti collaboratori del presidente – che potrebbe rendere l’amministrazione bis instabile e fragilissima.
«Mi ci vuole quello che ci vuole, e quello che ci vuole è un calcio e ripartire», canta Morandi sui social di Occhiuto immortalato sulla terrazza del quartier generale di Gizzeria, a Catanzaro, dove ha seguito i risultati elettorali e dove pure, qualche mese fa, gli uomini della Guardia di finanza, a sirene spiegate, gli avevano notificato quel provvedimento che ad oggi continua a mettere tutto in discussione.
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