L’ex sindaco e già presidente sostiene un candidato in quota Lega. Ma la sua macchina elettorale è utile a tutta la coalizione. Il suo ritorno riporta indietro di 15 anni: quando aveva fatto fallire il comune di Reggio Calabria. E per questo condannato
Il nuovo che avanza per Roberto Occhiuto ha due volti. Uno è quello di Pino Galati, l’ex sottosegretario berlusconiano, oggi vicepresidente nazionale e coordinatore regionale in Calabria di Noi Moderati: il partito che ha proposto una serie di emendamenti alla Manovra per finanziare le associazioni del politico calabrese a processo per la vicenda sulla presunta distrazione di fondi comunitari.
L’altro è quello di Giuseppe Scopelliti, l’enfant prodige della destra finiana, già sindaco di Reggio Calabria e poi governatore della Regione, condannato in via definitiva a quattro anni e sette mesi di reclusione per falso in atto pubblico a seguito dell’inchiesta dei pm Sara Ombra e Francesco Tripodi sui buchi finanziari del comune reggino ai tempi in cui lo stesso Scopelliti ricopriva la carica di primo cittadino.
Fantasmi del passato
«In quattro anni di più che in quaranta», ha detto il candidato alle regionali Occhiuto, guardandosi indietro e forse dimenticando che i fantasmi del passato sono scesi in campo per lui in carne e ossa.
Del resto, a distanza di dieci anni dall’ultima volta, è stato proprio l’ex leader nazionale del Fronte della Gioventù – poi responsabile dei circoli del Nuovo centrodestra di Angelino Alfano e candidato (non eletto) alle Europee del 2014 – a tornare a parlare agli elettori per sostenere la candidatura di un suo vecchio amico, il ginecologo Franco Sarica: l’aspirante consigliere regionale in quota leghista, che tra i punti del suo manifesto politico ha sia la costruzione del ponte sullo Stretto sia quella della strada Bovalino-Bagnara. Convinto che entrambe le infrastrutture cambieranno «il volto dell’Italia».
E così, con Scopelliti tra buffet e cene elettorali pro Sarica, tra l’altro suo ex assessore durante la stagione del “modello Reggio”, è lontana l’immagine del politico, oggi «uomo libero», per parafrasare una sua ultima fatica letteraria, che nel 2018 andò a costituirsi nel carcere di Arghillà. Lo stesso carcere che cinque anni prima aveva inaugurato.
«Una giornata significativa, anche perché restituisce alla città una struttura legata ai temi della giustizia e della legalità», aveva detto Scopelliti in quella calda mattina di fine luglio, forse rimembrando in maniera nostalgica le estati trascorse a ricoprire la carica di sindaco e al contempo di paladino della movida del chilometro più bello d’Italia.
Fragole, panna e champagne
«Peppe dj», il soprannome meritato dell’allora sindaco della città metropolitana che aveva trasformato corso Garibaldi in una passerella a cielo aperto di stelline e starlette. Al tempo sul lungomare di Reggio Calabria Fata Morgana aveva lasciato il passo a Valeria Marini, i miti di Scilla e Cariddi ai vip della casa del Grande fratello.
A luglio e ad agosto era facilissimo imbattersi, grazie all’intercessione del boss Paolo Martino, killer del clan De Stefano, nei personaggi della scuderia di Lele Mora, tutti ben pagati per fare due passi a Reggio.
Luci sulla città in effetti pagate care. E cioè con i già citati buchi, grandi quanto crateri, milionari, nel bilancio comunale. Allora Scopelliti non ebbe dubbi: in un istante scaricò l’amica di sempre, la dirigente del settore Finanze e Tributi del comune di Reggio Calabria, Orsola Fallara, che nel frattempo – era il 2010 e Scopelliti ricopriva la carica di governatore – ingerì un flacone di acido muriatico e morì senza potersi difendere.
Proprio per il «caso Fallara», e dunque per le cartelle pazze e la gestione allegra e disinvolta delle spese comunali, Scopelliti verrà condannato fino in Cassazione. I giudici scriveranno che «Fallara era lo schermo dietro il quale agiva il sindaco che aveva voluto fortemente la stessa quale dirigente di un settore strategico».
Tutta acqua passata. Oggi Scopelliti ha cambiato vita: ha dismesso i panni da dj, non porta più Rayban specchiati e all’amicizia con Lele Mora ha sostituito quella con il sottosegretario Durigon e il sindaco di Taurianova Roy Biasi, che più volte lo ha invitato a presentare il suo libro edito da Pellegrini.
Non c’è più traccia di Peppe re delle feste: Scopelliti ha un impiego all’Aci, regno del figlio di Ignazio La Russa – o meglio nella società Pronto Strade, dove è procacciatore d’affari per i contratti di consulenza.
E sembra che non faccia nemmeno più gaffe: come dimenticare quando nel 2014 l’ex missino aveva dovuto scusarsi con l’Arcigay di Reggio Calabria per le proprie affermazioni: «Noi non vogliamo mezzi uomini, né uomini che magari sono innamorati di altri uomini».
Il politico si giustificò dicendo di essere stato frainteso. Proprio lui contro il mondo omosessuale? Lui che solo dieci anni prima aveva provato a regalare alla città il concerto di una rockstar e icona gay come Elton John.
Archiviato tutto questo, Scopelliti però non rinuncia al suo vero grande amore: la politica. E punta, come Galati, sul cavallo per tutti vincente: Occhiuto. Con il governatore dimissionario e indagato per corruzione dalla procura di Catanzaro in effetti condivide oltre che la passione per il centrodestra anche quella per i grandi eventi. Panem et circenses. È un attimo che la Calabria è passata dai concerti gratis organizzati a Reggio dal sindaco-dj a quelli di Capodanno trasmessi sulla Rai grazie all’amministrazione Occhiuto.
Il nuovo che avanza sa un po’ usato sicuro con qualche ammaccatura giudiziaria.
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