«Non accetterò la linea rossa di Putin. La mia previsione è che avremo una lunga discussione durante il vertice». È solo l’ultima di una serie di dichiarazioni esplosive che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden sta rilasciando in vista dell’atteso vertice con il suo omologo Vladimir Putin sulla questione della crisi militare in Ucraina

Tra Biden e Putin

Il colloquio sarà telefonico, e si terrà il prossimo 7 dicembre. Tema all’ordine del giorno: la situazione sempre più tesa al confine della regione ucraina del Donbass, dove la Russia ha iniziato da novembre a dispiegare circa 100mila unità militari.

La stessa mossa era stata fatta da Mosca lo scorso aprile, alimentando anche allora i timori di una nuova invasione russa in Ucraina, dopo quella della Crimea nel 2014. In aprile la diplomazia aveva fatto il suo corso, e le 100mila truppe russe erano state ritirate dopo l’intervento degli Stati Uniti.

Escalation militare

Da allora era iniziato un riavvicinamento tra Mosca e Washington, che ora viene messo a dura prova dall’escalation militare nella regione ucraina. «Ci sono alte probabilità che la Russia stia pianificando una nuova invasione» ha detto a novembre l’intelligence statunitense, osservando il nuovo dispiegamento di truppe al confine.

Rispondendo alle accuse sull’invasione, il presidente russo ha giustificato il dispiegamento di truppe come una risposta alla «crescente ingerenza della Nato» nella regione. «Qualsiasi presenza di truppe Nato in Ucraina – ha detto – attraverserebbe una ‘”linea rossa”».

Joe Biden ha risposto che non intende accettare nessuna linea rossa, e che è in contatto con gli alleati per «mettere in piedi iniziative che rendano molto, molto difficile a Putin fare quello che le persone abbiano paura che faccia».

«Ci sono una serie di strumenti a nostra disposizione – ha detto la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki – tra cui le sanzioni economiche, ma agiremo in coordinamento con i nostri partner europei. Vogliamo essere preparati».

Secondo quanto scrive il Washington Post, il Cremlino starebbe pianificando un’offensiva su più fronti per l’inizio dell’anno prossimo, con l’uso di 100 gruppi tattici di battaglione con un numero stimato di 175mila soldati. Il quotidiano statunitense avrebbe visionato una serie di documenti non classificati dell’intelligenze Usa, tra cui immagini satellitari. Da queste, emergerebbe la presenza di 50 gruppi tattici già al confine.

Il ministro della Difesa dell’Ucraina, Oleksiy Reznikov, ha lanciato ieri un allarme, dicendo che il governo stima in 94.300 unità la presenza di truppe al confine, e che la Russia potrebbe essere pronta a invadere il paese alla fine di gennaio. «Non provocheremo Mosca – ha aggiunto il ministro – ma siamo pronti a rispondere all’attacco».

Il contesto

Dal 2014 la regione ucraina del Donbass è sotto il controllo di separatisti che vengono sostenuti – politicamente ed economicamente – dalla Russia. Mentre Putin continua a sognare una “grande Russia” che comprenda l’annessione non solo della regione orientale, ma dell’Ucraina intera, Kiev non ha nessuna intenzione di rinunciare al Donbass concedendogli l’autonomia.

La questione si inserisce in un quadro più ampio. È dal 2008 che la Nato si è detta aperta all’adesione dell’Ucraina all’alleanza, ma da allora non sono stati fatti progressi. Negli ultimi tempi il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, si sta avvicinando sempre più all’Occidente, soprattutto agli Stati Uniti, allontanandosi da Putin. Al quale ovviamente la situazione non fa piacere.

Proprio qualche giorno fa, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha intimato alla Russia di non interferire nel processo di adesione dell’Ucraina all’alleanza militare. «Mosca non ha nessun diritto di veto», ha dichiarato.

Nonostante ciò, è altamente probabile che durante il colloquio con Biden, Putin cercherà proprio di ottenere garanzie contro l’espansione della Nato in Ucraina. Per questo, secondo diversi osservatori internazionali, starebbe ora premendo sull’acceleratore dello scontro per arrivare al vertice con una maggiore forza contrattuale.

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