Più di un italiano su dieci ha ormai ricevuto la prima dose di vaccino anti Covid-19 e oltre 2,3 milioni sono stati completamente vaccinati con entrambe le dosi. Arrivati a questo punto, sono sempre di più gli italiani che si chiedono cosa significhi esattamente la protezione che hanno ricevuto. La domanda che ritorna più spesso è anche la più ovvia: una persona vaccinata rischia comunque di infettare chi gli sta vicino?

Protezione dall’infezione o dai sintomi?

La risposta più sintetica possibile è che il vaccino non protegge completamente né dal rischio di contrarre il Covid-19 né da quello di trasmetterlo ad altre persone. Quello che i vaccini fanno, e che fanno benissimo, è proteggere dai sintomi più gravi della malattia: quelli che mandano le persone all’ospedale e che, nei casi peggiori, ne causano la morte.

Tutti i vaccini attualmente autorizzati in Italia (Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson) hanno un’efficacia nell’evitare ospedalizzazioni e decessi vicina al 100 per cento. Hanno invece un’efficacia più bassa nell’evitare la malattia. AstraZeneca, ad esempio, ha un’efficacia stimata intorno al 60 per cento.

Significa che prese cento persone che se esposte al virus avrebbero contratto la malattia, usando il vaccino si può ridurre il numero di persone contagiate a 40. E anche questi 40 infetti sperimenteranno soltanto sintomi lievi o moderati della malattia, senza rischiare, o con un rischio bassissimo, di finire in ospedale o di morire.

Meno virus in circolo, meno contagi

A questo punto è importante ricordare il principio in base al quale funziona un vaccino. Semplificando al massimo: un vaccino serve a fornire al sistema immunitario un versione depotenziate del virus per aiutarlo a sviluppare gli anticorpi necessari ad affrontarlo. In altre parole, è come se il nostro sistema immunitario fosse un pugile e il vaccino una sorta di “sacco da allenamento a forma di virus”.

Quando il virus entra in una persona vaccinata, gli anticorpi sono già pronti ad attaccarlo e, nella maggior parte dei casi, lo eliminano prima che abbia il tempo di riprodursi in numero sufficiente da causare i sintomi della malattia.

Non tutti i sistemi immunitari però sono uguali (e nemmeno le infezioni lo sono) e in alcuni casi, nonostante gli anticorpi ben allenati, il virus riesce comunque a riprodursi prima di essere completamente eliminato, come abbiamo visto, infatti, una percentuale di persone vaccinate sviluppa comunque una forma lieve della malattia.

Una persona vaccinata il cui sistema immunitario non ha eliminato immediatamente tutti i virus può quindi diffondere parte dei virus che si trovano nel suo corpo tossendo o respirando ed è quindi in grado di contagiare altre persone.

Mascherina e distanze

La possibilità di infettare una persona dipende dalla sua predisposizione e dalla quantità di virus con cui entra in contatto. Ad esempio, restare per ore in una stanza chiusa con una persona infetta è più pericoloso che grattarsi il naso dopo aver toccato una superficie contaminata perché è diversa la quantità di particelle di virus a cui il nostro corpo viene esposto.

Anche se il vaccino non elimina completamente la possibilità di avere virus che circolano nel proprio corpo, ne riduce molto la quantità e quindi riduce altrettanto la possibilità di infettare altre persone.

Possiamo dire quindi due cose con certezza. La prima: che le persone vaccinate dovrebbero comunque continuare a utilizzare una serie di precauzioni, come indossare la mascherina, specialmente in ambienti chiusi e non ventilati, e mantenere le distanze di sicurezza.

La seconda: che le persone vaccinate, a parità di altri fattori, sono molto meno contagiose delle altre e che mano mano che cresce la quantità di persone vaccinate, vedremo non solo sempre meno casi gravi di Covid-19, ma anche molte meno infezioni.

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