«Hai fatto benissimo». Con queste tre parole l’allora direttore del Dipartimento amministrazione penitenziaria del ministero di Giustizia, il magistrato Francesco Basentini, non indagato, rispondeva agli aggiornamenti del provveditore delle carceri della Campania, Antonio Fullone, sulla “perquisizione straordinaria” del carcere di Santa Maria Capua Vetere del 6 aprile 2020. Basentini era stato fortemente voluto al Dap dall’ex ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che lo aveva preferito – tra mille polemiche – al pm antimafia Nino Di Matteo.

Quella “perquisizione” (di cui Domani ha pubblicato i video) era illegittima secondo i pm della procura campana che stanno indagando. Ed era più una «spedizione punitiva» per la rivolta del 5 aprile, scoppiata per le richieste dei detenuti di avere dispositivi di protezione contro la pandemia di Covid-19, che tra l’altro non aveva fatto registrare episodi di violenza contro gli agenti della polizia penitenziaria.

L’approvazione del capo del Dap

Lo spyware che i magistrati di Santa Maria hanno fatto installare sul cellulare di Fullone ha permesso di recuperare i messaggi con Basentini del 5 e 6 aprile 2020, il giorno dell’«orribile mattanza» dei carcerati.

Alle ore 16.48, il provveditore delle carceri campani scrive al numero uno del Dap: «Buona sera capo, è in corso perquisizione straordinaria, con 150 unità provenienti dai nuclei regionali (oltre il personale dell istituto), nel reparto dove si sono registrati i disordini. Era il minimo segnale per riprendersi l’istituto. Forse le dovrò chiedere qualche trasferimento fuori regione. Il sicuro ritrovamento di materiale non consentito ci potrà offrire l’occasione di chiudere temporaneamente il regime». Fullone poi specifica che parlava di Santa Maria dove «Il personale aveva bisogno di un segnale forte e ho proceduto così». Nelle carte dell’inchiesta e nelle altre intercettazioni, emerge però che il provveditore campano – considerato dai pm uno dei “registi” della spedizione punitiva – si è adoperato per fabbricare delle prove contro i detenuti, mettendo in atto un depistaggio.

Non passa nemmeno un quarto d’ora, che Basentini, dopo aver letto il messaggio sulla necessità di un «segnale forte» manda una risposta di approvazione: «Hai fatto benissimo». Fullone informa il capo del Dap della “perquisizione straordinaria” non dei pestaggi, delle violenze e delle torture in corso, definite dal gip «un’orribile mattanza».

Domani avrebbe voluto chiedere un commento sulla dinamica dei fatti a Basentini. Il magistrato ha risposto che «essendoci un’indagine in corso, non credo sia opportuno e corretto». Non avremmo voluto sapere l’opinione dell’allora capo del Dap sull’inchiesta penale, in cui tra l’altro non è coinvolto, ma se l’ex guardasigilli Bonafede era stato informato della “perquisizione straordinaria” in corso. A questa nostra domanda, non ha risposto.

I «non ricordo» di Basentini a Domani

Lo scorso 2 ottobre, Domani aveva chiesto conto delle indagini sulla spedizione punitiva a Basentini, in quel momento non più a capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria del ministero dopo le polemiche per le scarcerazioni dei boss mafiosi, consentiti da una sua circolare, dell’estate precedente.

Domani voleva sapere cosa avesse fatto il Dap nei confronti dei responsabili della spedizione punitiva e quali provvedimenti avesse assunto nei confronti della catena di comando che ha ordinato quella perquisizione straordinaria. Basentini ci rispose che «A memoria non ricordo se ho avviato un'indagine ispettiva sui fatti di Santa Maria Capua Vetere, non mi ricordo proprio, di solito per fatti analoghi l'ho sempre fatto».

Il magistrato ci ha spiegato poi che quando c'è un'indagine penale, per avviare una verifica interna il dipartimento chiede l'autorizzazione alla procura competente. L'ispezione poteva iniziare, quindi, dopo il via libera dell'autorità giudiziaria.

Un «non lo ricordo» di Basentini è arrivato anche alla domanda se la verifica ispettiva avesse preso il via. Cita però altre vicende analoghe, nelle quali è intervenuto. 

L’ex capo del Dap non ricordava nemmeno l’esposto delle associazioni sui pestaggi di Santa Maria: «Ricordo l'esposto di Antigone sui fatti di Opera, poi probabilmente ne fece uno su Santa Maria, ma probabilmente non presi subito visione anche perché a inizio maggio sono andato via. Non riesco a ricordare».

Due settimane dopo, il 16 ottobre, dopo i primi articoli di Domani sulla spedizione punitiva, il governo aveva risposto a un’interrogazione parlamentare sulle violenze nel carcere di Santa Maria. L’allora sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi, per conto dell’ex guardasigilli Alfonso Bonafede, aveva affermato in aula che nella prigione campana era avvenuta solo una «doverosa azione di ripristino di legalità e agibilità dell’intero reparto».

Il giorno prima della spedizione punitiva

Basentini era stato messo al corrente da Fullone della situazione del carcere di Santa Maria già il 5 aprile, quando i detenuti avevano iniziato a protestare dopo la notizia di positività alla Covid-19 di un loro compagno e per la mancanza di mascherine e la paura del contagio. 

Alle 10.20, il provveditore scrive: «Stiamo procedendo così stamattina a Santa Maria. Detenuto lo ricoverano più tardi». Il detenuto era un uomo siciliano nel circuito di alta sicurezza. Basentini risponde: «Speriamo bene… porca miseria».

Nel primo pomeriggio, Fullone riscrive: «Ho mandato il gruppo di pronto intervento. In realtà siamo ancora in attesa di esito degli accertamenti...». «Antonio fammi sapere quali sono le novità», risponde Basentini. Il provveditore così, un’ora dopo, scrive: «Due terzi dei test eseguiti su detenuti e personale tutti negativi. Manca l’ultimo piano detentivo. Abbiamo ancora quattro sezioni barricate. Per il momento aspettiamo almeno esiti finale. Ho spostato già 100 uomini su Santa Maria per sostegno. Qualche fibrillazione anche a Secondigliano. Il detenuto isolato ieri però continua a stare bene, completamente sfebbrato».

Alle 21, un nuovo scambio di messaggi. «Presidente, una cosa di proteste in un reparto sempre di Santa Maria», scrive Fullone. «Reparto di 50 detenuti che si sono barricati. Sto cercando di farli ragionare a distanza. Aspettiamo ancora un po' prima di entrare (raccolto una trentina di unità dovessimo entrare)», continua oltre mezzora dopo. 

Alle 23.30, l’ultimo scambio della giornata: «Rientrata protesta. Alla fine, ma proprio un attimo prima che entrassimo. Buona notte». La protesta, già la sera prima, come scrive il provveditore, era rientrata prima di qualsiasi intervento dall’esterno. E il capo del Dap ne era informato: «Ancora un ottimo lavoro. Notte, Antonio», i complimenti di Basentini. Poche ore dopo, centinaia di agenti della polizia penitenziaria avrebbero iniziato violenze e torture contro i detenuti.

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