La costante ricerca di regioni cosiddette emergenti è una costante, almeno nel vino. L’ultimo articolo che mi ci ha fatto pensare l’ha scritto Jacopo Mazzeo su SevenFifty Daily, un pezzo sulle caratteristiche di un mercato numericamente rilevante ma molto laterale, specie a livello mediatico: quello rumeno.

Con i suoi quasi 190mila ettari vitati la Romania è infatti il sesto produttore europeo di vino per quantità, il tredicesimo nel mondo. Una nazione che per decenni, durante tutto il periodo di influenza sovietica, ha avuto politiche agricole più votate alla quantità che alla qualità e che anche dopo la caduta del Muro di Berlino, a causa della mancanza di investimenti e più in generale di know-how, è rimasta focalizzata sulla produzione di vini prevalentemente a basso costo.

Le cose hanno iniziato a cambiare dal 2007, anno di adesione all’Unione europea: la progressiva riduzione della burocrazia e ingenti fondi comunitari sono stati determinanti per aiutare la locale industria vitivinicola a reimpiantare vigneti e modernizzare le cantine.

Non è quindi un caso che oggi la Romania inizi ad affacciarsi sui mercati internazionali con vini sempre più convincenti. Bianchi, soprattutto: la feteasca regala è la varietà di gran lunga più diffusa, vitigno di particolare plasticità che se messo nelle migliori condizioni permette di produrre vini di discreta struttura e slancio, tutt’altro che banali.

Vino di Moravia

Un fenomeno paragonabile a quello che ha investito la Moravia Meridionale, la più importante regione vitivinicola della Repubblica Ceca.

Un’area produttiva meno a nord di quanto si possa pensare, si trova infatti alla stessa latitudine di zone molto celebrate e molto famose come Alsazia e Champagne, tra le altre. Una regione che ha iniziato a cambiare con la fine del socialismo e della Cecoslovacchia: è allora che si è iniziata a incentivare con forza l’iniziativa privata anche nel settore agricolo.

È in quegli anni che sono nate alcune cantine famose ancora oggi in un processo di rinnovamento che non si è ancora fermato, che anzi ha messo la Moravia Meridionale al centro dei radar degli appassionati per la grande qualità dei suoi vini non solo bianchi e per i prezzi, ancora particolarmente accessibili.

È proprio la questione dei prezzi a rappresentare una delle maggiori leve nella ricerca di zone produttive meno conosciute di altre.

Una decina di anni fa, quando i listini dei vini della Borgogna avevano già iniziato a puntare verso l’alto e tutta la regione andava affermandosi con forza come una delle più importanti al mondo per i cosiddetti fine wines, gli occhi degli appassionati più smaliziati hanno iniziato tra le altre a guardare appena più a est, verso lo Jura.

Una zona dalla fortissima tradizione vitivinicola la cui fama era però piuttosto circoscritta nonostante l’assoluto valore di alcuni suoi vini, soprattutto bianchi prodotti da savagnin, varietà peculiare, e chardonnay, come nella vicina Borgogna.

Un contesto pressoché perfetto: vini di grande carattere, riconoscibili come espressioni uniche di uno specifico territorio, complessi e bilanciati, con un grande potenziale evolutivo e al tempo stesso godibili in ogni momento della loro vita, a prezzi non impossibili, anzi.

Una luna di miele che non poteva durare a lungo: oggi la grande maggioranza delle cantine più importanti dello Jura vende il vino esclusivamente su assegnazione in un contesto che vede anno dopo anno un costante aumento dei prezzi, non solo dei vini più importanti e rappresentativi ma anche di quelli sulla carta più quotidiani, una volta destinati a un consumo giornaliero.

Allargare lo sguardo

Ecco quindi fare capolino con perseverante regolarità e su un po’ tutte le maggiori testate specializzate del mondo articoli, in generale approfondimenti, su quelle che possono essere le nuove frontiere del vino di qualità.

Regioni nella maggior parte dei casi poco conosciute a livello internazionale ma dalla storia produttiva tutt’altro che recente, i cui prodotti si trovano all’improvviso o quasi a centro di attenzioni inaspettate e al tempo stesso difficili da prevedere.

La Savoia, per rimanere in Francia. La Galizia, in Spagna. La Stiria, in Austria (il vicino Burgenland è zona in grande fermento). Il Minho con il suo Vinho Verde, in Portogallo. Il Sussex e il Kent, in Inghilterra, regioni che stanno facendo sempre più parlare di sé per la qualità dei loro spumanti. Tutte aree recentemente presentate come next big thing del vino europeo.

Perché certo, basta allargare lo sguardo per accorgersi che la stessa cosa è replicabile anche in altri continenti in una perenne ricerca tanto di vini con una loro personalità quanto di bottiglie per tutte le tasche.

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