Care lettrici, cari lettori

la settimana è stata monopolizzata dal Conclave, che ieri ha eletto il nuovo papa Leone XIV. 

Tuttavia, la macchina (e le polemiche) nel mondo della giustizia non si sono fermate e hanno riguardato in particolar modo la magistratura: dentro l’Anm, al Csm e anche contro le Camere penali

E’ arrivata inoltre anche una decisione della Consulta molto attesa, che ha dichiarato costituzionale il ddl Nordio che ha abolito l’abuso d’ufficio. Al momento del deposito della sentenza, sarà interessante leggere e commentare le motivazioni.

Sul fronte dei commenti, invece, il professor Glauco Giostra ha commentato il dl Sicurezza e in particolare i rischi costituzionali connessi non solo con il testo, ma anche con la tecnica legislativa del governo.

Mi contro l’Anm

Formalmente quasi tutti tacciono, ma il sismografo che registra le scosse interne alla magistratura associata ha vibrato con forza e il sisma ha avuto il suo ipocentro nel gruppo conservatore di Magistratura indipendente, l’epicentro nell’Anm. A provocare la scossa è stata un’intervista al Giornale del segretario Claudio Galoppi, che è toga navigata degli equilibri di corrente ed ex componente del Csm.

L’attacco è stato frontale. «Si è fatto dell’Anm uno strumento di contrapposizione politica al governo», è l’accusa mossa da Galoppi che, professandosi contrario alla separazione delle carriere, ha sostenuto che «non si è fatto di tutto perché il testo venisse modificato quando era ancora possibile». Secondo la toga conservatrice, è mancato il dialogo quando era ancora possibile e ha puntato il dito contro la precedente giunta dell’Anm, guidata dal progressista di Area Giuseppe Santalucia, al cui gruppo è dedicato l’affondo più duro sulla politicizzazione.

Eppure la bomba non può che investire anche l’attuale Associazione, che è presieduta da Cesare Parodi, espressione però di Mi. Lui è «equilibrato e aperto al dialogo» ma ormai «la partita è persa, la riforma verrà approvata». Un modo per riparare il proprio collega di corrente, che però non mitiga la portata delle parole di Galoppi.

A Domani, Parodi ha però ridimensionato la questione. «Non ho dubbi che Galoppi condivida la finalità della battaglia referendaria. Ha espresso la sua sensibilità verso le modalità con cui perseguire questo obiettivo comune» ha detto il presidente, aggiungendo di non voler prendere posizione, «perché più che l’appartenente a un gruppo oggi io sono il presidente dell’Anm e il mio obiettivo è quello di tenere insieme tutti in questa fase difficile».

L’impressione è che le parole di Galoppi non fossero rivolte tanto alle toghe, quanto invece alla politica e soprattutto al governo. L’affondo, infatti, è arrivato poco dopo la notizia dell’accelerazione sulla separazione delle carriere, che dovrebbe arrivare in Senato senza relatore (evitando almeno un mese di discussione in Commissione) e che quindi è di fatto blindata a qualsiasi modifica, come del resto il centrodestra ha ben fatto capire. Qui per capire i possibili effetti.

Scontro al Csm

La riorganizzazione delle procure, frutto di una combattutissima circolare al Csm, fa nascere i primi dissapori tra il Consiglio e la magistratura antimafia.

Il 13 maggio prossimo doveva svolgersi un incontro per discutere dell’andamento della riorganizzazione degli uffici, ma è stato improvvisamente annullato. A comunicare l’annullamento, la presidente della VII Commissione del Consiglio. Maria Vittoria Marchianò.

All’origine della cancellazione è stata una lettera firmata dai 26 procuratori distrettuali antimafia e dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e inviata a Palazzo Bachelet, in cui vengono espresse critiche legate alla «concreta esperienza sul campo» nell'applicazione del documento. Secondo i procuratori l'atto «ha evidenziato criticità che si riflettono negativamente sia sulla operatività e funzionalità degli uffici inquirenti, che sulla loro capacità di fornire, con la necessaria prontezza ed efficacia, risposte alla complessiva domanda di giustizia in sede penale».

I procuratori «non mettono in discussione l'impianto di fondo della circolare che, meritoriamente ha inteso, da una parte garantire a tutti magistrati delle procure (ed era ovvio) indipendenza e pari dignità (oltre che spazi ed opportunità per concorrere alla organizzazione dell'Ufficio) e, dall'altra - si legge - rendere gli uffici inquirenti trasparenti nelle assegnazioni degli affari e nella loro struttura interna», ma possono «essere emendate alcune disposizioni della circolare e alcuni profili della sua concreta applicazione che non solo rallentano gravemente le attività organizzative e quindi, investigative e di coordinamento esterno ed interno delle Procure, ma che, in aggiunta - si legge nella lettera - non sono necessitate ed imposte dalla normativa primaria» e «non apportano né maggiore ed ulteriore trasparenza, né maggiore ed ulteriore partecipazione alla gestione delle attività delle Procure».

Evidente l’effetto sul Consiglio, da cui tuttavia trapela che l’incontro potrebbe essere riprogrammato. A intervenire in chiaro è stato il togato indipendente Andrea Mirenda, secondo cui lo scontro tra pm e Csm sia «un formidabile sostegno a chi contesta, a torto o a ragione, la reale consistenza della sbandierata cultura unitaria della giurisdizione su cui si fonda il no alla separazione delle carriere. La lettera aperta del Partito dei Procuratori disvela, difatti, l'inconsistenza dello zoccolo ideologico su cui quell'unità si fonderebbe, specie lì dove punta a differenziare le Procure dai Tribunali persino sul piano organizzativo, vero cardine dell'uguaglianza dei magistrati. La circolare sulle Procure viola asseritamente la Legge? Io non lo credo affatto ma non posso fare a meno di trarre le conseguenze culturali di questa… resistenza mediatica».

Sulla circolare è intervenuto il presidente dell'Anm, Cesare Parodi, affermando che «l''attività giudiziaria dev'essere globalmente coordinata. Ma 'coordinata' significa una cosa mentre 'controllata' è un'altra cosa», esprimendo dunque anche lui dubbi sulla circolare.

Prestipino lascia la magistratura

Il magistrato antimafia Michele Prestipino ha chiuso la sua carriera lunga quasi 40 anni con un comunicato. L’indagine della procura di Caltanissetta che lo vede indagato per rivelazione di segreto d’ufficio ha i piedi di argilla, secondo la difesa, ma ha già raggiunto il suo primo risultato.

Il pm, da tempo impegnato contro cosche e malaffare, abbandona la toga e lascia definitivamente il mestiere. Caro gli è costato il pranzo al ristorante romano Vinando con l’ex capo della polizia di stato, Gianni De Gennaro, oggi presidente del consorzio di imprese Eurolink.

Al tavolo c'era anche Francesco Gratteri, super-poliziotto che ha arrestato il boss Leoluca Bagarella prima di essere coinvolto e condannato successivamente per la gestione del G8 di Genova del 2001.

Oggi Gratteri è consulente di Webuild, azienda impegnata nel progetto del Ponte sullo stretto e in altre grandi infrastrutture. Un pranzo nel quale si è fatto riferimento a «particolari rilevanti» delle indagini in corso sulle infiltrazioni delle mafie negli appalti pubblici, da qui l’iscrizione nel registro degli indagati.

Contro le Camere penali

Durissimo botta e risposta tra Anm e Penalisti, a colpi di comunicati stampa. Tutto parte da una nota dell’Ucpi, in cui si legge che «il sistema delle valutazioni di professionalità dei magistrati è totalmente ineffettivo. Richiede grandi sforzi burocratici ma non produce alcun risultato pratico perché sono tutti promossi sempre a pieni voti. Questo è l'effetto di una costante opera di interdizione della magistratura, sempre pronta a bloccare ogni modifica che possa condurre a valutazioni di professionalità adeguate» e «il ruolo degli avvocati è, di fatto, disinnescato perchè li riduce a meri 'segnalatori' attribuendo al Consiglio dell'Ordine il difficile e, per taluni versi irrazionale, compito di elaborare un giudizio di professionalità solo allorchè giunga una segnalazione su un fatto specifico, riguardante la professionalità del magistrato (quindi, in concreto, quasi mai) e senza avere conoscenza degli atti di cui dispone il Consiglio giudiziario». Per i penalisti, «di questo farebbe bene a preoccuparsi il presidente dell'Anm Parodi» che invece «si preoccupa soltanto di 'possibili strumentalizzazioni' riproponendo sempre il medesimo tema, ovvero, la ritenuta superiorità etica del magistrato, o, se si preferisce, l'inferiorità dell'avvocato».

Parole a cui ha risposto Parodi con una nota secca, riferendosi all’Ucpi come «un'associazione che rappresenta meno del 5% degli avvocati italiani, alla quale porto un doveroso rispetto». Ha sottolineato che «ogni magistrato è sottoposto a sette differenti valutazioni durante tutta la sua attività professionale, oltre a quelle funzionali alla nomina per un incarico direttivo o semidirettivo. Sette valutazioni: mi domando quale altra categoria di lavoratori ne ha altrettante».

Immediata la controreplica: «Non saremo noi a ricordare al dottor Parodi, cosa e chi rappresenti l'unione delle camere penali italiane», «quanto al merito, che le valutazioni di professionalità che siano sette - ribatte l'Ucpi - è fatto pacifico, così come lo è altrettanto che siano del tutto ineffettive. Pare che l'unico a non essersene reso conto sia proprio il presidente del sindacato delle toghe». Quanto all'Unione, «se ritiene che rappresenti poco, o nulla, può semplicemente limitarsi a non rispondere, facendo così una più bella figura».

Separazione delle carriere

Secondo fonti parlamentari, la maggioranza punta a far sì che il ddl costituzionale sulla separazione delle carriere arrivi al Senato entro maggio. Nella 'road map' delle forze che sostengono l'esecutivo il nuovo passaggio alla Camera dovrebbe esserci prima dell'estate, mentre il completamento dell'iter è previsto entro ottobre in modo da celebrare il referendum la primavera del prossimo anno.

Dl Sicurezza, le proteste degli avvocati

Il 5 maggio i penalisti romani hanno manifestato a piazza Cavour per raccogliere il dissenso dei giuristi e della società civile rispetto al Decreto Legge Sicurezza. «La manifestazione si inserisce nel solco delle iniziative assunte a livello nazionale dalla Unione delle Camere Penali Italiane - ha detto il presidente Giuseppe Belcastro - che culminerà con la manifestazione del 7 maggio prossimo in Piazza Santi Apostoli».

Sul tema del dl Sicurezza è intervenuto anche il presidente del Cnf, Francesco Greco: «Garantire l'ordine pubblico, rafforzare la tutela delle forze dell'ordine e assicurare la sicurezza dei cittadini sono obiettivi condivisibili e centrali per garantire una convivenza civile», ma «è fondamentale che ogni intervento normativo in materia di sicurezza pubblica sia ispirato e conforme ai principi costituzionali e rispetti le garanzie fondamentali del cittadino».

I tribunali abruzzesi

Il ministro Carlo Nordio ha incontrato la regione Abruzzo e ha dato rassicurazioni che a breve arriverà un disegno di legge per stabilizzare i quattro tribunali abruzzesi, accompagnato da una proroga tecnica per garantire la continuità dell'attività oltre il 2026.

Questa è la linea del Governo sul futuro dei tribunali di Sulmona, Avezzano, Lanciano e Vasto. Sono in corso però i lavori per una più completa revisione della geografia giudiziaria.In una nota diffusa dal Ministero al termine dell'incontro si conferma infatti "l'impegno politico a breve di una proposta di legge governativa per la stabilizzazione dei quattro tribunali sub-provinciali abruzzesi" e, nelle more, "una loro proroga almeno fino all'1 gennaio 2027, per consentire una lineare programmazione delle udienze oltre il primo gennaio 2026". All'incontro hanno partecipato, oltre a Marsilio, il presidente della Provincia dell'Aquila, Angelo Caruso; i presidenti degli Ordini degli Avvocati di Sulmona, Vasto, Avezzano e Lanciano, Luca Tirabassi, Maria Sichetti, Roberto Di Pietro e Antonio Codagnone; il sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio; il sindaco di Lanciano, Filippo Paolini; il vicesindaco di Vasto, Licia Fioravanti; e il commissario prefettizio di Sulmona, Ernesta D'Alessio. (ANSA). 2025-05-07T21:43:00+02:00 COM-SAS ANSA per CAMERA01

Avvocati romani a Nordio, 'intervenire su Giudici di Pace' A Busto Arsizio udienza fissata al 2032. Nesta, 'Servono misure' (ANSA) - ROMA, 09 MAG - Il presidente de Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma, Paolo Nesta, ha inviato una lettera al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in riferimento ad un provvedimento emesso dal Giudice di Pace di Busto Ariszio che ha rinviato l'udienza di un procedimento fissando la discussione al 7 luglio del 2032. "Non si tratta di un errore materiale - scrive Nesta nella missiva -, bensì della drammatica testimonianza di una Giustizia che non è più in grado di garantire risposte ai cittadini in tempi ragionevoli, come garantito dall'art. 111 della Costituzione. Il Giudice di Pace rappresenta l'accesso primario alla giurisdizione per il cittadino e svolge un ruolo funzionale nella deflazione del contenzioso ordinario. Tuttavia la cronica assenza di mezzi e di risorse rende la previsione normativa una finzione giuridica, in contrasto con i principi del giusto processo e dell'efficienza dell'amministrazione della Giustizia". I dati del monitoraggio nazionale "confermano una scopertura degli organici dei Giudici di Pace del 63%, con punte che nelle grandi città raggiungono l'80%. A Roma, nonostante il recente insediamento di 16 nuovi Giudici Onorari di Pace, la situazione resta critica, con un arretrato che non consente una gestione ordinata dei ruoli", spiega una nota. "I progressi registrati in merito alla scopertura del personale amministrativo, passata dal 40% al 32%, rappresentano un segnale positivo ma decisamente insufficiente a fronteggiare l'emergenza - conclude Nesta - Pertanto, a nome dell'Avvocatura romana, chiedo, con l'urgenza del caso, l'adozione di misure straordinarie per il reclutamento di Giudici di Pace, un piano di assunzioni straordinarie del personale amministrativo, il potenziamento dell'infrastruttura informatica". (ANSA). 2025-05-09T12:14:00+02:00 MAF ANSA per CAMERA15

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