Il governo fa, Forza Italia punta a disfare in parlamento. La guerriglia del partito di Silvio Berlusconi comincia in commissione Giustizia al Senato, con il decreto legge che contiene le norme anti-rave e l’ergastolo ostativo. Il reato introdotto il 31 ottobre scorso aveva subito trovato la contrarietà di Forza Italia, che ne aveva criticato sia la pena – da 3 a 6 anni – che l’indeterminatezza della condotta e aveva annunciato emendamenti.

Ora che il decreto legge ha cominciato il suo iter in commissione, FI ha scelto di portare in audizione due nomi eminenti del diritto penale e della cultura garantista come il presidente dell’Unione camere penali, Giandomenico Caiazza e il professore di diritto penale a Bologna, Vittorio Manes.

Entrambi hanno usato parole durissime contro il testo del governo, smontandolo pezzo per pezzo.

Le critiche

«La tipizzazione rischia di ampliare il raggio di azione del reato sino a ricomprendere anche delle condotte che non dovrebbero essere considerate penali», ha detto Manes in merito al testo della norma anti-rave. Tradotto: la norma è troppo generica e rischia di trasformare in reati comportamenti assolutamente innocui.

La stessa critica è arrivata anche da Caiazza, che è stato molto più esplicito, dicendo che la norma «di tutto parla fuorché dei rave party, prestandosi a punire qualunque forma di assembramento di più di 50 persone in terreni privati o aperti al pubblico senza l'autorizzazione del proprietario o la comunicazione all'autorità pubblica. Ma soprattutto, la condotta materiale si pretenderebbe connotata dalla contrarietà all'ordine pubblico che è nozione di una straordinaria vastità». Con il risultato che «usando con questa approssimazione nozioni tecniche complesse, si attribuisce al giudice la facoltà pressoché illimitata ed incondizionata di definire la liceità o la illiceità dell'evento che si pretenderebbe di punire».

Il decreto legge contiene anche altre previsioni, sulle quali Caiazza si è espresso con toni critici.

Sul rinvio dell’entrata in vigore della riforma Cartabia al 30 dicembre, che il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha giustificato con la richiesta dei magistrati, Caiazza ha detto che «sta già determinando un caos», perchè ha prodotto «gran numero di udienze rinviate, che si aggiungono al carico già insopportabile dell'arretrato pendente». Molti giudici, infatti, stanno decidendo di rinviare al 2023 la valutazione sul rinvio a giudizio o meno degli indagati, per cui la riforma ha introdotto requisiti giuridici nuovi e più stringenti della «ragionevole previsione di condanna».

Anche in merito all’ergastolo ostativo (il decreto legge ha recepito il testo approvato dalla Camera nella passata legislatura), Caiazza ha detto che il testo rappresenta una «elusione dei principi affermati dalla Corte costituzionale» e un «manifesto peggioramento del complessivo quadro normativo regolante il possibile superamento del regime ostativo in assenza di collaborazione, in nome di un'idea brutale del carcere come luogo di negazione di ogni possibili, concreta speranza di riscatto».

La guerriglia di Forza Italia

I giudizi trancianti degli auditi chiamati da Forza Italia gravano ora sul testo approvato in consiglio dei ministri. Per correre ai ripari – con l’effetto stop-and-go che ormai caratterizza l’operato del governo – l’esecutivo dovrebbe presentare un emendamento al dl. 

Esiste già una intesa di massima, che prevede una qualificazione più stringente dei “raduni”, aggiungendo la parola “musicali” così da evitare che il reato colpisca le occupazioni di altro genere.

Inoltre, dovrebbe diminuire anche la pena, da 6 a 5 anni, così da evitare l’uso delle intercettazioni come strumenti di indagine.

Il passaggio parlamentare dovrà necessariamente essere rapido: il dl va convertito entro il 31 dicembre perchè non decada, quindi è corsa contro il tempo per farlo entro le feste natalizie.

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