I sostenitori del No al referendum sono partiti con quella che è forse la prima vera mobilitazione con un obiettivo: far sì che la data del voto venga fissata per fine marzo.

Proprio l’apertura delle urne, infatti, sta diventando un caso: si deciderà oggi con il consiglio dei ministri del pomeriggio e la decisione verrà concertata tra palazzo Chigi e il Viminale, ma il centrodestra sarebbe deciso a fissarlo addirittura per il primo di marzo, contando i giorni prescritti dalla legge costituzionale dal momento in cui la Cassazione ha approvato il quesito.

Invece, secondo alcuni costituzionalisti, la data da cui calcolare il primo giorno utile andrebbe contata dopo i 90 giorni dalla pubblicazione delle riforma in gazzetta ufficiale, per permettere anche a chi voglia promuovere il referendum attraverso la raccolta firme di avere il tempo utile per farlo.

Questione di lana caprina, visto che è già scontato che il referendum si celebri, ma si tratta di rispettare il diritto dei cittadini di potersi mobilitare. Ecco perché, il 19 dicembre, 15 cittadini hanno promosso la raccolta di almeno 500.000 firme per la richiesta di referendum.

In questo modo, il loro termine per raccoglierle sarà di tre mesi dal 30 ottobre – dunque c’è tempo fino al 30 gennaio - e la speranza è che ciò inibisca il governo dal fissare la data referendaria senza rispettare i tempi per la raccolta firme.

La raccolta via spid

L’occasione di questa raccolta è anche un buon gancio per i sostenitori del no: è infatti partita una raccolta firme digitale, con link di sottoscrizione attraverso lo Spid, oppure il Cie o il Cns. Tutti meccanismi che permettono, con un paio di click, di firmare per il referendum e che hanno permesso ai promotori degli ultimi quesiti di ottenere un boom di sottoscrizioni in pochi giorni.

Ecco quindi le variabili: se il risultato delle 500mila firme (e più, perchè la raccolta proseguirà fino a data di scadenza) verrà raggiunta rapidamente e la soglia ampiamente superata, sarà un segnale positivo per il no e la dimostrazione che c’è spazio di mobilitazione.

Tanto più visto che questo referendum non avrà il quorum e dunque non varranno i ragionamenti fatti per i precedenti quesiti presentati con firma digitale: che, pur se un milione di firme per quesito erano tante, si trattava pur sempre di una minoranza rispetto ai numeri necessari per raggiungere il quorum.

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