Il clima della campagna referendaria sulla riforma della giustizia è sempre più infuocato e la linea del fronte sono i palazzi di giustizia.
Care lettrici, cari lettori
la settimana della giustizia rimane caratterizzata dal fittissimo dibattito sul referendum, con posizioni sempre più polarizzate tra il sì e il no. Gli incontri in corso sono moltissimi, ma per restituire a tutti voi il tenore del confronto e delle rispettive selezioni, ve ne segnalo due a cui ho partecipato in prima persona e che ritengo siano molto interessanti dal punto di vista del livello giuridico: per il no, la presentazione del comitato dell’Anm di Milano, per il sì, il confronto organizzato dalla Camera penale di Modena.
Sulla riforma, il professore di diritto costituzionale a Milano Bicocca Quirino Camerlengo ha spiegato la sua delusione rispetto al testo.
Sempre a commento della riforma sul fronte dell’avvocatura, il presidente di Anf Giampaolo Di Marco spiega la posizione della sua associazione, a sostegno del sì ma con note critiche.
Sul punto, condivido con voi anche una mia analisi dal punto di vista della comunicazione e che riguarda sia il sì che il no: la giustizia è per più del cinquanta per cento composta da donne, eppure non se ne vedono molte nei comitati. Se è vero che le idee non hanno genere, è altrettanto vero che i volti che le rappresentano hanno un significato. Non è un problema di quote rosa, ma del fatto che questo confronto referendario sta rappresentando il mondo della giustizia in un modo piuttosto diverso dalla realtà.
Con l’occasione, auguro a tutti voi un buon natale e felice 2026: la newsletter torna il 9 gennaio con tante novità!
Lo strano caso dei penalisti di Nola
Il clima della campagna referendaria sulla riforma della giustizia è sempre più infuocato e la linea del fronte sono i palazzi di giustizia. Seppur con qualche defezione in entrambi gli schieramenti, da una parte ci sono gli avvocati in favore del sì, dall’altra i magistrati a sostegno del no e proprio i tribunali – dentro e fuori – sono diventati terra contesa.
Negli scorsi mesi, erano stati i penalisti a stigmatizzare le iniziative dei magistrati di utilizzare le aule magne dei tribunali come luogo di presentazione dei loro comitati per il no. L’11 dicembre, invece, sono stati gli avvocati a subire un tentativo di stop da parte di ignoti boicottatori alla loro manifestazione in favore del sì al referendum, organizzata davanti al tribunale di Nola.
I legali avevano organizzato un presidio nelle vicinanze del tribunale, ma i vigili sono arrivati per intimare loro di allontanarsi. La giustificazione, nonostante avessero le autorizzazioni: «Un decreto la considera zona rossa per la sicurezza dei magistrati». Dopo la denuncia dei penalisti, presidente del tribunale e procuratore generale hanno smentito l’esistenza di un decreto. Gli avvocati sono pronti a querelare.
Qui tutti i dettagli di questa storia incredibile.
Sondaggio di Noto sul referendum
Secondo un sondaggio dell'Istituto Noto per "Porta a Porta", l 53% degli italiani dichiara che andrà a votare per il referendum confermativo sulla riforma della giustizia e, se si dovesse votare oggi, il 56% degli italiani voterebbe sì, mentre il 37% voterebbe no.
In particolare voterebbe sì il 90% degli elettori di FdI, l' 88% di quelli della Lega e il 72% di quelli di Forza Italia. Voterebbe per abrogarla, invece, l'83% degli elettori del Pd, il 58% di quelli del M5S e il 98% di quelli di AVS.
Il comitato del Sì vicino al centrodestra
E’ stato istituito il comitato “Si riforma”, vicino ai partiti di centrodestra e con l'ex direttore de "Il Giornale" Alessandro Sallusti come portavoce.
Il presidente è Nicolò Zanon, ex vicepresidente della Corte Costituzionale ed ex componente del Csm. Ne fanno parte una trentina fra procuratori, docenti universitari ed avvocati e tra i fondatori ci sono anche le componenti laiche del Csm Isabella Bertolini, indicata da Fdi, e Claudia Eccher, indicata dalla Lega.
La loro presenza alle riunioni preparatorie delle scorse settimane aveva sollevato polemiche, le due hanno spiegato che la loro adesione «nasce da un senso di responsabilità istituzionale e dal rispetto dell'etica professionale. Un consigliere laico del Csm, eletto dal Parlamento, non rinuncia al proprio dovere di contribuire al dibattito».
Fra i fondatori sono presenti anche magistrati: il procuratore generale emerito della Corte di Cassazione Luigi Salvato, il presidente di sezione penale della Corte di Cassazione Giacomo Rocchi, il procuratore di Parma Alfonso D'Avino, il procuratore di Lecce Giuseppe Capoccia. Tra gli avvocati, il presidente dell'Unione delle Camere Civili Alberto Del Noce e l'avvocato ed ex presidente della Camera penale di Roma Cesare Placanica.
La finanziaria e gli avvocati
Dopo giorni di polemiche, è stata parzialmente corretta la norma prevista in finanziaria che riguarda tutto il lavoro autonomo e subordina il pagamento dei compensi da parte della pa alla verifica dell’adempimento degli obblighi fiscali.
La correzione prevede che, se risultano pendenze, il soggetto pubblico che ha commissionato l’incarico dirotterà il compenso all’agente della riscossione, «fino a concorrenza del debito risultante dalla verifica» e al professionista saranno direttamente corrisposte solo le «somme eventualmente eccedenti l'ammontare del debito».
Inizialmente era previsto anche un controllo su eventuali inadempienze di natura contributiva perchè si parlava di «regolarità fiscale e contributiva».
Il presidente Cnf Francesco Greco aveva scritto al ministero dell’Economia, sollevando i profili di illegittimità della misura. Secondo gli avvocati, alcuni profili problematici rimangono. In particolare, il fatto che non si tiene conto del fatto che le pretese creditorie dell’Agenzia dello Stato possono anche venire contestate, invece così il pagamento di un professionista potrebbe essere sospeso senza che questo rilevi.
Csm, archiviato Lo Voi
Il Csm ha archiviato la pratica di trasferimento d'ufficio per il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, aperta su richiesta dei consiglieri laici del centrodestra per la vicenda Almasri.
In particolare, la richiesta chiedeva di valutare eventuali profili disciplinari per Lo Voi riguardo le modalità e i tempi di iscrizione nel registro degli indagati dei membri del governo, dopo l'esposto dell'avvocato Luigi Li Gotti.
L’archiviazione è stata approvata con sei astensioni (dei consiglieri laici di centrodestra) e nel testo si legge che non c’è stata nessuna «anomalia», nessuna «criticità» che possa «dare adito a profili di incompatibilità ambientale».
Il dibattito in consiglio è stato molto duro, con le accuse dei consiglieri togati di Area nei confronti dei laici di centrodestra di voler strumentalizzare il caso ai fini della campagna per il sì al referendum: «Si tratta di un 'avviso' a tutti i magistrati che adottano decisioni sgradite ai potenti. A richiedere l'incompatibilità ambientale sono state anche le consigliere Bertolini ed Eccher. Non a caso le stesse che, per quanto si apprende dalla stampa, sono entrate nel comitato dei promotori per il SÌ al referendum». Le due laiche hanno replicato definendolo «maldestro tentativo di censura messo in atto da chi non sì è mai fatto problemi ad esondare dal proprio ruolo».
Poche settimane fa il plenum aveva archiviato anche un'altra pratica per incompatibilità ambientale contro il procuratore capo di Roma. In quel caso la questione riguardava la diffusione di un documento dell'Aisi classificato come 'riservato' su Gaetano Caputi, capo di gabinetto della premier.
Il giudice della Cpi condannato in Russia
Il Csm ha approvato all’unanimità una delibera di solidarietà al magistrato italiano Rosario Aitala, membro della Corte penale internazionale. Aitala e i giudici della Cpi sono stati condannati da un tribunale russo per aver firmato il mandato di arresto per crimini di guerra spiccato nei confronti del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin. Nella delibera si censura «la lesione del diritto-dovere di esercizio indipendente della funzione giurisdizionale da parte di ogni magistrato».
Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dichiatato che «la pretesa di imporre punizioni contro giudici delle Corti internazionali per le loro funzioni di istruire denunce contro crimini di guerra» appartiene a «un mondo volto pericolosamente indietro, al peggiore passato».
Polemica sull’ufficio Gip di Milano
In settimana si è consumata una polemica sull’Ufficio Gip del tribunale di Milano. Il Foglio e il Dubbio hanno dato conto di una riunione convocata dalla presidente dell’Ufficio con tutti i suoi magistrati, secondo i giornali dopo che uno dei Gip aveva respinto le tesi della procura che chiedeva il sequestro di un palazzo della città.
In particolare il Foglio ha scritto che «la presidente Maccora ha convocato una riunione di tutti i gip, facendo sapere di non gradire che nell’ufficio ci siano diversi orientamenti e cioè che in sostanza ci siano letture diverse da quella della procura. Il fatto che l’ufficio gip abbia diversi orientamenti, infatti, secondo Maccora non darebbe “una bella immagine esterna dell’ufficio”».
Gli articoli hanno anche fatto riferimento al metodo utilizzato durante Mani Pulite, con i pm che avevano creato il cosiddetto “fascicolo contenitore”, ovvero un unico procedimento penale in cui venivano convogliati tutti i filoni di indagine sui reati di abuso edilizio, così da mantenere la titolarità dell’indagine sugli stessi pm e le richieste di misura cautelare su un unico Gip.
Dopo la notizia, sono intervenuti con un comunicato il presidente del tribunale Fabio Roja e la presidente dell’ufficio Maccora. «Nonostante sia semplice reperire i criteri trasparenti che regolano l’attività della Sezione, in presenza di ripetute inesattezze e gravi strumentalizzazioni, appare doveroso fare chiarezza anche per riaffermare la cultura della terzietà dei giudici attraverso i meccanismi organizzativi adottati dal Tribunale di Milano. L’organizzazione della sezione rispetta in modo assoluto il principio costituzionale del giudice naturale precostituito per legge ( art. 25 Cost.). L’assegnazione degli affari avviene, infatti, attraverso un noto programma informatico (Aspen) che garantisce sempre criteri predeterminati e oggettivi nell’individuazione del Giudice. Una volta individuato e assegnato il procedimento al Giudice, le richieste successive alla prima provenienti dalla Procura della Repubblica nell’ambito dello stesso procedimento saranno di sua competenza per salvaguardare la conoscenza complessiva degli atti ed evitare che il giudice “non gradito” sia estromesso attraverso meccanismi di separazioni o riunioni di procedimenti».
Viene aggiunto che «nelle nuove tabelle che, se approvate, saranno in vigore da gennaio 2026, è stato anche previsto un rimedio specifico che tuteli il rischio del cd fascicolo contenitore: dopo un certo periodo di tempo in presenza di una nuova richiesta proveniente dalla Procura, la stessa può essere riassegnata ad altro giudice. Su tale meccanismo vigila la Presidenza».
Anche la Giunta dell’Anm di Milano è intervenuta per esprimere «sconcerto» per le notizie «tendenti ad adombrare dubbi». Infine, si sono esposti anche tutti i magistrati in servizio nella sezione Gip: «Non esistono magistrati 'accomodanti' e magistrati 'indipendenti', i giudici vengono assegnati in base a un sistema di assegnazione automatica dei casi mediante un apposito software» e si ritengono vittime «di una campagna denigratoria e diffamatoria fondata su notizie completamente false».
Sul fronte politico, invece, si è attivato il senatore di Forza Italia, Pierantonio Zanettin, che ha annunciato una interrogazione «per sapere se tutto questo sia vero e, in caso affermativo, se il comportamento della dottoressa Maccora sia rispettoso dei canoni di autonomia e indipendenza del giudice e della separazione di funzioni tra PM e giudici. Chiediamo quindi al Ministro Nordio se intenda attivare i suoi poteri ispettivi».
Riforma professionale forense
Il termine per la presentazione degli emendamenti alla riforma della professione forense, in Commissione Giustizia alla Camera è stato rinviato al 9 gennaio del 2026, da che era previsto per il 15 dicembre.
la riforma della Corte dei Conti
Il 27 dicembre arriverà in parlamento il testo di riforma delle funzioni della Corte dei Conti. Meno attenzionata rispetto a quella costituzionale ma comunque di enorme impatto sulle funzioni di un organo costituzionale, la riforma è stata avversata dai magistrati contabili, tanto che ad aprile l’Associazione magistrati Corte dei conti aveva fatto una inserzione sui giornali con una lettera aperta al governo. Nella lettera pubblica vengono elencati i rischi della riforma: «L'irragionevole e indistinta limitazione della responsabilità di amministratori e funzionari, ma anche di privati che gestiscono risorse pubbliche, svilisce la funzione giurisdizionale», inoltre – problema rilevante anche nell’ottica del Pnrr – «solleva delicati problemi di compatibilità con il diritto dell'Unione europea, per le risorse che da essa direttamente provengono».
il congresso di Nessuno tocchi Caino
Si svolge a Milano, dal 18 al 20 dicembre, presso il Teatro Puntozero del Carcere Minorile Cesare Beccaria, l'XI Congresso di Nessuno tocchi Caino. La scelta del luogo ha un alto valore simbolico: «Per la visione del carcere che ci appartiene, è anche un modo di contribuire al dialogo, alla convivenza civile e alla cura, anche delle ferite che possono crearsi in quella che comunque rimane per noi una Comunità non solo di detenuti, ma anche di 'detenenti', come Marco Pannella usava dire», hanno spiegato Rita Bernardini, Sergio D'Elia ed Elisabetta Zamparutti.
Negli ultimi tre anni, Nessuno tocchi Caino ha fatto oltre 300 visite agli Istituti, spesso insieme alle Camere penali e anche a Magistrati requirenti e giudicanti, a parlamentari, Sindaci e amministratori locali, ai Garanti dei detenuti, molti dei quali presenti in congresso. «Con la nostra opera laica di Visitare i carcerati e i nostri Laboratori Spes contra spem cerchiamo, soprattutto nei momenti e nei luoghi in cui è facile prevalgano violenza e disperazione, di far vivere il metodo rivoluzionario della nonviolenza e la forza liberatrice della speranza».
Il coordinamento nazionale di Area
A seguito delle elezioni interne, Area Democratica per la Giustizia – l’associazione che riunisce le toghe progressiste – ha eletto il nuovo Coordinamento nazionale, che resterà in carica per il prossimo mandato.
In base all’ordine di preferenza espresso dagli iscritti, risultano eletti:
Giovanni Zaccaro, Corte d’Appello di Roma
Graziella Viscomi, Procura della Repubblica di Catanzaro
Lilli Arbore, Tribunale di Trani
Giovanni Tedesco, Tribunale di Napoli
Marta Agostini, Procura della Repubblica di Torre Annunziata
Adriano Scudieri, PED Torino
Barbara Benzi, Procura della Repubblica di Milano
Il nuovo Coordinamento nazionale rappresenta una pluralità di esperienze professionali e territoriali e sarà impegnato a proseguire l’attività di Area Democratica per la Giustizia nella difesa dei valori costituzionali, dell’indipendenza della magistratura e di una giurisdizione attenta ai diritti fondamentali e all’uguaglianza sostanziale.
Area Democratica per la Giustizia ringrazia tutti gli iscritti per la partecipazione al voto e augura buon lavoro alle e agli eletti.
Nomine al Csm
Uffici direttivi
Presidente corte appello Catania: nominato Antonino Liberto Porracciolo, attualmente presidente sezione corte appello Palermo
Presidente tribunale Savona: nominata Michela Tamagnone, attualmente presidente tribunale Vercelli
Procuratore Napoli Nord: nominato Domenico Airoma, attualmente procuratore Avellino
Procuratore Lanciano: nominata Patrizia Foiera, attualmente sostituto procuratore Trento
Presidente tribunale minorenni Bolzano: nominata Julia Dorfmann, attualmente giudice tribunale Bolzano
Uffici semidirettivi
Procuratore aggiunto Agrigento: nominata Lucia Brescia, attualmente sostituto procuratore generale Caltanissetta
Presidente sezione corte appello Bari: nominata Ornella Gozzo, attualmente consigliere corte appello Bari
Collocamenti fuori ruolo
Serena Papini, attualmente fuori ruolo presso il Ministero della Giustizia: deliberata la conferma del collocamento fuori ruolo presso il Consiglio superiore della magistratura, quale componente della Segreteria generale
Mirko Piloni, attualmente sostituto procuratore Roma: deliberato il collocamento fuori ruolo presso il Consiglio superiore della magistratura, quale componente della Segreteria generale
Barbara Saccà, attualmente consigliere corte appello Catanzaro: deliberato il collocamento fuori ruolo presso il Consiglio superiore della magistratura, quale componente della Segreteria generale
Alessandro Quattrocchi, attualmente giudice tribunale Termini Imerese: deliberato il collocamento fuori ruolo presso il Consiglio superiore della magistratura, quale componente della Segreteria generale
Giuseppe Molfese, attualmente giudice tribunale Roma: deliberato il collocamento fuori ruolo presso il Consiglio superiore della magistratura, quale componente della Segreteria generale
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