Care lettrici, cari lettori

la settimana della giustizia è ruotato attorno a tre grandi temi che riguardano i magistrati, su cui si è dibattuto anche in parlamento e su cui si esprimerà anche l’Anm, che questo finesettimana si riunisce in comitato direttivo centrale: i test psicoattitudinali per le toghe, il concorso straordinario e il rinvio del taglio dei magistrati fuori ruolo.

Lo scorso fine settimana si è svolto a Napoli il convegno «Dialoghi sull’indipendenza del magistrato – interpretazione della legge, social media, manifestazione del pensiero», organizzato da Unicost. Al dibattito ho partecipato anche io, in tavola rotonda insieme al professore di diritto costituzionale, Andrea Longo, al giudice della Cedu Raffaele Sabato e al professore di diritto processuale civile, Giuliano Scarselli. Successivamente, è seguito un dibattito ricco di spunti e con la partecipazione anche dei consiglieri togati del Csm Marco Bisogni, Antonino Laganà, Roberto D’Auria e del laico Ernesto Carbone. Per riascoltare e rivedere l’evento, ecco il link da radio Radicale.

Test psicoattitudinali per le toghe

In commissione Giustizia al Senato è stato approvato un parere in cui si invita il governo a valutare l’introduzione di test psicoattitudinali per i candidati in ingresso in magistratura. Il parere, poi, è stato approvato dal centrodestra coi voti anche di Italia Viva e Azione. E’ arrivato un no netto delle toghe progressiste, il tema sarà oggetto del comitato direttivo centrale dell’Anm previsto per sabato 2 e domenica 3 marzo. Qui l’approfondimento sul dibattito.

Concorso straordinario

L’Anm minaccia lo stato di agitazione nel caso in cui siano confermate le indiscrezioni su un concorso straordinario di reclutamento di magistrati, aperto solo ad alcune categorie, in particolare avvocati e giudici onorari. Qui l’approfondimento che spiega cosa è successo.

L’iniziativa era stata smentita dal ministro Nordio ma è ritornata in un ordine del giorno del consiglio dei ministri. Anche di questo si parlerà nel prossimo cdc dell’Anm.

La giunta esecutiva ha già pubblicato una nota: «L'ordine giudiziario sarà privato di un presidio fondamentale della sua legittimazione, dato da un concorso serio, rigoroso e aperto, senza riserve, che dia la possibilità di accesso alla magistratura di tutti i cittadini». Tanto che, se l’ipotesi si concretizzerà «la Giunta esecutiva centrale dichiara fin d'ora lo stato di agitazione».

«Il reclutamento straordinario appare contro la Costituzione e soprattutto mina una della fonti della legittimazione della magistratura: l'accesso secondo concorso pubblico, serio e selettivo», ha detto il segretario di Area Giovanni Zaccaro.

La presidente di Unicost, Rossella Marro: «E' pericoloso avviarsi per questa strada in quanto concorso straordinario significa concorso semplificato con tutte le conseguenze in tema di dequalificazione della categoria». 

Magistrati fuori ruolo: taglio rinviato

La legge Cartabia prevede che si riduca il numero di magistrati fuori ruolo, ma il decreto attuativo è in alto mare e anzi rischia di non vedere la luce a breve.

La prima ipotesi era quella di ridurli in modo esiguo, passando da 200 a 180, ora invece la maggioranza in commissione Giustizia alla Camera è orientata a sostenere che i fuori ruolo siano essenziali per il PNRR e dunque rinvierà la riduzione al 2026. 

Da molte settimane il testo era in stallo, tra un rinvio e l’altro. «La destra in materia di Giustizia aizza sempre lo scontro ideologico e sbaglia, ma alla prova dei fatti scappa e non assume decisioni», ha dichiarato il gruppo del Pd.

Sul tema è intervenuto anche Enrico Costa, deputato di Azione che sulla giustizia è molto attivo: «I deputati della maggioranza sostengono che loro ci stanno provando a ridurli i fuori ruolo, ma ci sarebbero interventi "dall'alto" per non consentirlo. Non crediamo a queste illazioni, probabilmente diffuse ad arte per giustificare l' immobilismo. Il risultato è l'inerzia. La nostra battaglia per ridurre i magistrati fuori ruolo nei ministeri ha un fondamento costituzionale. Il potere giudiziario è autonomo e indipendente, ma se entra nelle stanze del Governo non è più tale. Un'interferenza che tutti denunciano, ma nessuno risolve. Nè Nordio nè l'Anm».

Separazione delle carriere

Il 25 marzo arriverà in aula alla Camera la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere, calendarizzata dalla Conferenza dei capigruppo. L’iniziativa è stata presa da Forza Italia, che «intende accelerare l'approvazione di una riforma fondamentale, che è parte del programma di governo e che ha già scontato un lungo percorso di audizioni in commissione Affari Costituzionali, anche perché l'iter parlamentare sarà lungo» ha scritto Paolo Barelli.

La proposta è sostenuta anche da Azione ed entro quella data la commissione Affari costituzionali dovrà licenziare il testo.  

Disciplinare a Tarfusser

Mentre in settimana è arrivata in aula a Milano il processo di revisione per i coniugi Romano per la strage di Erba, il magistrato che lo ha portato avanti è stato sanzionato dal Csm.

Il sostituto pg, Cuno Tarfusser, ha subito un procedimento disciplinare che si è concluso con la censura, per aver presentato autonomamente la revisione del processo di Erba, violando le linee guida dell’ufficio che imporrebbero il via libera del vertice della Corte d’Appello. La segnalazione al Csm, infatti, è arrivata dalla procuratrice generale Francesca Nanni. In questa newsletter una ricostruzione dei fatti.

Dopo la condanna, il magistrato ha diffuso una lettera aperta con le sue riflessioni. Il Consiglio Superiore della Magistratura «mi ha inflitto la sanzione della 'censura'" che verrà impugnata, per avere studiato degli atti processuali, avere scritto un atto giudiziario ed averlo depositato nella segreteria della Procura generale di Milano. Insomma, per avere fatto il magistrato», scrive. «Il 24 marzo 2023 perfettamente consapevole delle norme, dei ruoli, della gerarchia e consapevole della delicatezza della vicenda ho chiesto al 'capo' un incontro urgente per discutere 'diffusamente di una cosa tanto delicata quanto importante su cui stavo lavorando». Incontro atteso per una settimana intera e mai avvenuto. Quindi «ho esercitato la mia funzione di magistrato, autonomo e indipendente, soggetto solo alla Costituzione, alla legge, agli atti processuali e alla mia coscienza e il 31 marzo 2023 ho depositato l'atto. Domanda: chi è venuto meno ai propri doveri?».

La conclusione è molto dura nei confronti del Csm. «Mi sembra evidente che il 'buffetto' della censura ben poco abbia a che fare con il diritto e la Giustizia, ma sia una decisione di 'politica giudiziaria per via disciplinare' volta a tutelare un sistema giudiziario ormai in decomposizione». «Assolvermi avrebbe delegittimato non solo i vertici del suo ufficio ma anche messo in pericolo la fallimentare politica delle nomine dominata dalla perversa correntocrazia che il cosiddetto 'scandalo Palamara' non ha minimamente scalfito».

Infine, «rifarei esattamente quello che ho fatto, orgoglioso di avere, anche in questo caso, esercitato il ministero di magistrato autonomo e indipendente, innanzitutto verso l'interno, prima ancora che verso l'esterno» e «tra pochi mesi andrò in pensione ci andrò senza nostalgia per un mondo che non sento più mio» in quanto «impregnato da invidie e gelosie» mentre «il successo non viene perdonato e il merito non viene riconosciuto».

Il caso di Busto Arsizio

Alcuni parlamentari hanno chiesto una ispezione ministeriale nei confronti della procura di Busto Arsizio. Il caso nasce con l’assoluzione in appello dell’ex sindaco di Legnano Gian Battista Fratus e di altri due amministratori, condannati in primo grado per turbativa d'asta e corruzione elettorale.

L’Anm ha reagito esprimendo solidarietà ai colleghi: «'L'operato dei magistrati ben può essere criticato e valutato. Occorre però che la critica non si faccia dileggio e la richiesta di valutazioni non mascheri sentimenti di indebita, ingiustificata rivalsa. È profondamente sbagliato pensare che, se una Corte smentisce un Tribunale per necessità logica e giuridica si annidi in quel processo un nucleo di comportamenti devianti e di errori professionali marchiani. Questo modo di intendere il processo genera sfiducia e disorienta. Per questo esprimiamo la nostra vicinanza alla giunta di Busto Arsizio».

L’ordine di Milano sul processo Pifferi

Il presidente dell'Ordine degli Avvocati di Milano Antonino La Lumia, ha auspicato un intervento da parte del procuratore capo milanese Marcello Viola «affinché adotti le opportune iniziative volte a salvaguardare l'effettività del diritto di difesa e del giusto processo» nel caso di Alessia Pifferi, che ha prodotto un ulteriore filone di inchiesta che vede indagate le due psicologhe di San Vittore e il legale dell'imputata, l'avvocato Alessia Pontenani.

La Camera penale di Milano ha fissato un'astensione degli avvocati per il 4 marzo, e osserva che l'inchiesta parallela, portata avanti dal pm Francesco De Tommasi, è una «gravissima e indebita ingerenza nell'attività difensiva».

Il caso ha suscitato scalpore anche tra le toghe: il procuratore Viola deve redigere una relazione sulla nuova inchiesta, che ha portato uno dei due pm ad abbandonare il processo. A chiederla è stata la procuratrice generale Francesca Nanni, che ha compiti di vigilanza sull'attività della procura e che può mandare atti al Csm per eventuali profili disciplinari.

«Il diritto di difesa e di esercizio del diritto alla prova nel processo sono stati pericolosamente intaccati dalla condotta del pubblico ministero» che invece di «contestare la prova nel processo, ha usato impropriamente il suo potere investigativo, rischiando di intimidire difensore, personale sanitario, consulenti, periti e, in ultima analisi, i giudici che, ne siamo certi, non consentiranno ingerenze», ha scritto il consiglio direttivo della Camera penale di Milano.

In merito alla vicenda processuale, i risultati della perizia – successivamente chiesta dopo la documentazione prodotta dalle psicologhe del carcere - hanno stabilito che Pifferi era pienamente capace di intendere e di volere al momento del fatto e non ha riscontrato un vizio di mente. 

Il Cnf sull’equo compenso

Il Consiglio nazionale forense ha dato il via libera alla nuova norma deontologica in materia di equo compenso, prevista dalla legge 49 del 2023. L'obiettivo della legge è quello di garantire che gli avvocati ricevano un adeguato compenso per la loro attività professionale, contrastando al tempo stesso il fenomeno delle parcelle troppo basse o addirittura gratuite.

Il testo del nuovo articolo 25-bis è stato inviato ai Consigli dell'Ordine degli avvocati per la necessaria consultazione e infine approvato in via definitiva nella seduta amministrativa della settimana scorsa.

Secondo la nuova norma «L'avvocato non può concordare o preventivare un compenso che, ai sensi e per gli effetti delle vigenti disposizioni in materia di equo compenso non sia giusto, equo e proporzionato alla prestazione professionale richiesta, e non sia determinato in applicazione dei parametri forensi vigenti. La violazione comporta l'applicazione in sede disciplinare della censura, e, nei casi in cui l'avvocato stipuli una qualsiasi forma di accordo con il cliente, la norma richiede l'obbligo ad avvertire per iscritto il cliente che il compenso per la prestazione professionale deve rispettare i criteri stabiliti dalla legge, pena la nullità della pattuizione. La violazione di questa seconda disposizione normativa comporta l'applicazione della sanzione disciplinare dell'avvertimento».

Nuovo annullamento del Tar sulle chat di Palamara

Il Tar del Lazio ha annullato la nomina di Paolo Fortuna a procuratore generale di Bologna, accogliendo il ricorso di Lucia Musti, che era procuratrice generale facente funzioni e attualmente reggente la procura di Gela. Musti venne penalizzata, nelle valutazioni di alcuni consiglieri, dalle sue chat con Luca Palamara. Secondo il Tar, le conversazioni in atti «risultano essere in numero assai esiguo» e «è palese, quindi, come non sia in astratto predicabile un'intensa interlocuzione tra i due». In aggiunta, «anche il contenuto delle conversazioni trascritte non restituisce un'immagine della ricorrente incompatibile con l'esercizio di una funzione direttiva: a ben vedere, infatti, esse si sostanziano in mere richieste di informazioni circa il corretto iter da seguire al fine di ottenere la collocazione in un ufficio ove esercitare le funzioni giurisdizionali».

Per il Tar è illogica anche l'argomentazione del Csm sul fine personale nell'interlocuzione con Palamara: se è vero che Musti «mirava ad essere assegnata ad un ufficio di suo gradimento, va al contempo osservato che la condivisione con un collega di tale aspirazione di carriera non possa considerarsi riprovevole soprattutto se il tentativo di conseguire tale bene della vita avvenga all'interno di un percorso istituzionalizzato, in relazione al quale vengono unicamente richiesti consigli pratici a chi è più esperto».

Nomine

La Quinta Commissione del Csm ha deliberato di proporre al Plenum all’unanimità: il nuovo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pordenone, Pietro Montrone; il nuovo Presidente di Sezione della Corte di Appello di Venezia, Caterina Passarelli; il nuovo Presidente di Sezione del Tribunale di Padova, Mariella Fino.

Non all’unanimità: nuovo Presidente del Tribunale di Trapani, 3 voti Gabriella di Marco e 2 voti per Alessandra Camassa. Nuovo Presidente Aggiunto Sezione GIP di Firenze, 3 voti Alessandro Moneti e 2 voti per Mario Profeta. 

© Riproduzione riservata