Care lettrici, cari lettori

la settimana della giustizia ha avuto ancora al centro il dibattito sul referendum della giustizia. Anche il nostro giornale sta partecipando al dibattito e qui trovate i commenti apparsi in settimana: uno di Franco Monaco, che sottolinea come il rischio sia che il quesito implicito sia sul governo Meloni e uno di Rino Formica, che ricorda i giorni dopo il voto del 2 giugno 1946, quando la Corte di Cassazione non voleva proclamare che la Repubblica aveva vinto.

La newsletter torna invece anche a occuparsi di carcere, con un attento commento dell’avvocata romana Maria Brucale, che mette a confronto due diverse circolari amministrative per mostrare come l’idea di cosa sia e a cosa serva il carcere cambi a seconda di chi guarda (e amministra).

Intanto, proprio oggi, il ministro Nordio è scivolato nella gaffe: durante la Conferenza internazionale contro il femminicidio, in vista del 25 novembre, ha detto che «anche se oggi l’uomo accetta, e deve accettare, questa assoluta parità formale e sostanziale nei confronti della donna, nel suo subconscio il suo codice genetico trova sempre una certa resistenza». 

Infine, il dibattito di questi giorni ha avuto al centro la contesa istituzionale tra palazzo Chigi e Fratelli d’Italia e il Quirinale: un po’ spy story, un po’ pasticcio politico e anche giornalistico, misura però l’alta temperatura che oggi attraversa le istituzioni. Qui per capire cosa sia successo.

Nordio e la questione Gelli

«Io non conosco il piano della P2. Posso dire che, se l'opinione del signor Licio Gelli era un'opinione giusta, non si vede perché non si dovrebbe seguire perché l'ha detto lui. Le verità non dipendono da chi le proclama, ma dall'oggettività che rappresentano», ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a margine di una visita al carcere di Secondigliano (Napoli), sulle parole del procuratore generale di Napoli, Aldo Policastro, secondo cui la riforma della Giustizia metterebbe in pratica il piano della P2. «Se Gelli ha detto che Gesù è morto in croce, non per questo dobbiamo dire che è morto di polmonite. Anche l'orologio sbagliato segna due volte al giorno l'ora giusta. Gli inglesi dicono 'stumbled on the truth', inciampato nella verità. Se anche Gelli è inciampato nella verità, non per questo la verità non è più la verità», ha chiuso Nordio.

Effettivamente, nel piano della P2 era prevista la separazione. Si legge che tra le riforme da mettere in atto c’è anche quella dell’ordinamento giudiziario, compresa la separazione dei giudici e pm. Tra gli obiettivi di breve termine ci sono «la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati», «il divieto di nomina sulla stampa i magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari», «la normativa per l’accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari)», «la modifica delle norme in tema di facoltà libertà provvisoria in presenza dei reati di eversione». In quelli a medio e lungo termine, «unità del pm» che «è distinto dai giudici»; «la responsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento sull’operato del pm» e altri obiettivi ancora.

La data del referendum

La Cassazione ha ammesso le richieste di referendum, «anche il dato formale del quesito è superato e si potrebbe pensare addirittura ai primi di marzo» per il voto del referendum ha detto il vice ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto.

L'Ufficio centrale per il referendum della Corte Suprema di Cassazione ha approvato le quattro richieste referendarie, presentate da parlamentari appartenenti sia alla maggioranza sia all'opposizione. Per quanto riguarda il quesito referendario considerato legittimo, sarà: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare' approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 253 del 30 ottobre 2025?"

Più giovani in carcere dopo il decreto Caivano

Il Decreto Caivano approvato nel settembre 2023 ha prodotto un grande aumento dei numeri di minori in carcere perché ha reso più semplice la custodia cautelare, ha ridotto le misure alternative, ha ampliato i margini di intervento preventivo della polizia.

I numeri, da un report di Radicali e Nessuno Tocchi Caino: da 392 ragazzi reclusi nell'ottobre 2022 siamo passati a 586 nel giugno 2025. Oltre l'80% è in custodia cautelare, quindi non condannato, e la maggior parte dei reati contestati riguarda furti e rapine, non delitti gravi contro la persona. Oggi 9 Ipm, istituti penali per minorenni su 17 sono in sovraffollamento.

Penalisti contro il Garante dei detenuti

L’Unione camere penali ha pubblicato una dura nota contro l’Ufficio del garante per le persone private della libertà. I fatti: a maggio 2025,l’avvocato Michele Passione informa l’Autorità di garanzia della sua volontà di rimettere i mandati difensivi nei processi per tortura (San Gimignano, Firenze Sollicciano, SMCV, Verona, Reggio Emilia) nei quali era costituito parte civile su mandato rilasciatogli dal GNPL, nella precedente ed attuale composizione. Detta decisione, doverosamente anticipata al Collegio, era motivata da puntuali, articolate e documentate ragioni, talune delle quali inerenti alla scarsa collaborazione ricevuta nello svolgimento dell’attività difensiva, altre concernenti il ritenuto difetto di iniziative istituzionali alle quali il GNPL è tenuto.

A fronte della rinuncia, l’Ufficio del Garante decide di adire l’organo disciplinare forense, avendo ravvisato nella diffusione data da organi di informazione a quanto sopra indicato il venir meno del dovere di segretezza e riservatezza (art.13) e dei doveri nei rapporti con gli organi di informazione (art.18). In data 7 novembre 2025 il Consiglio Distrettuale di Disciplina forense per il Distretto della Corte di Appello di Firenze, riunito in Sede di adunanza plenaria, ha deliberato l’archiviazione dell’esposto nei confronti dell’avvocato Passione.

«Davvero singolare che un organo di garanzia possa dolersi di inconsistenti violazioni di regole deontologiche nel mentre si assiste in silenzio al disastro penitenziario, inadempiente all’obbligazione istituzionale di riferire al Parlamento», scrive la Giunta, «L’auspicio è che l’Ufficio del Garante si riappropri, al netto di pericolose derive ideologiche, del proprio ruolo di salvaguardia e garanzia dei diritti fondamentali dei detenuti, colmando quel vuoto di tutela icasticamente rappresentato dalle attuali condizioni di vita inumane e degradanti e dal numero di suicidi nelle carceri».

Il referendum e i dati gip e gup

I dati ufficiali del Ministero, in risposta ad una interrogazione di Enrico Costa, indicano che i Gip accolgono le richieste dei Pubblici Ministeri di intercettazioni nel 94% dei casi, di proroga delle intercettazioni nel 99% dei casi; di proroga delle indagini preliminari nell'85% dei casi. I Gup accolgono le richieste del Pm di rinvio a giudizio nell'oltre il 90% dei casi.

Questi numeri hanno creato polemiche: il Procuratore della Repubblica di Bari, Roberto Rossi, durante un dibattito con il viceministro Francesco Paolo Sisto ha detto che «il dato non è vero, è una falsità, a Bari non sono mai stati chiesti. Mi quereli pure Nordio».

Il ministro ha risposto, dicendosi «stupito» dalle dichiarazioni, «probabilmente è il procuratore della Repubblica di Bari che ha dati sbagliati».

Il Csm archivia la pratica su Lo Voi

Il plenum del Csm ha esaminato la pratica per presunta incompatibilità ambientale del procuratore di Roma Francesco Lo Voi e ha proposto l’archiviazione, nonostante siano ancora in corso gli accertamenti della Procura di Perugia sulle possibili violazioni del regime di riservatezza riguardanti documenti classificati del Dis.

Il caso nasce da un documento dei servizi segreti, richiesto dal procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi all’Intelligence, che era finito agli atti di un fascicolo per rivelazione di segreto aperto dopo una denuncia fatta dal capo di gabinetto della premier Meloni, Gaetano Caputi nei confronti di Domani per alcune inchieste sui suoi affari e possibili conflitti di interesse.

Contrarie all’archiviazione sono state le consigliere laiche di centrodestra Claudia Eccher e Isabella Bertolini, secondo cui «La commissione non ha svolto alcuna istruttoria idonea a fare chiarezza su una vicenda che risale a febbraio 2025 e sulla quale la Procura di Perugia sta ancora indagando, anche in relazione alle fughe di notizie. È stato trattato un documento classificato, soggetto a rigorose limitazioni di accesso, che avrebbe dovuto essere solo visionato e non riproducibile. La Procura di Roma ha invece consegnato agli indagati un’informativa riservata dei servizi, inserendola integralmente nel fascicolo senza le necessarie cautele. Riteniamo che il capo della Procura di Roma si trovi ora esposto a un serio problema di credibilità sul piano istituzionale. Inoltre, molti atti dell’indagine restano tuttora coperti da segreto ex art. 329 c.p.p., impedendo alla Commissione di disporre di tutti gli elementi necessari per una valutazione completa».

Diverso l’orientamento dei togati di Unicost. Nel merito, hanno rilevato la che la vicenda oggetto della pratica riguarda l’accesso agli atti dopo l’avviso di conclusione indagini e non una fuga di notizie o un illegittimi accesso da parte dei giornalisti, che la segretezza degli atti del Dis è tutta da dimostrare e che il fascicolo di Perugia è a carico di ignoti (nessuna iscrizione a carico di Lo voi). In termini generali poi, Marco Bisogni ha rilevato come «I rapporti con i servizi di informazione sono regolati istituzionalmente e fanno capo, sul piano ordinamentale, alla Procura generale. Parlare di frattura insanabile tra Procura di Roma e intelligence significa forzare i dati di realtà». Per questo non esistono presupposti per l’incompatibilità ambientale: «L’art. 2 è un rimedio eccezionale, da usare solo davanti a fatti gravi, specifici e accertati, non su base di denunce ancora al vaglio di altra autorità giudiziaria e di scenari ipotetici. Se si accreditasse l’idea che basti l’apertura di un fascicolo penale altrove per mettere in discussione la legittimazione di un ufficio requirente, si trasformerebbe l’art. 2 in una sorta di arma impropria di pressione sui magistrati».

Nomine al Csm

Uffici direttivi:

Presidente sezione corte Cassazione: nominato Filippo Casa, attualmente consigliere corte cassazione

Presidente sezione corte Cassazione: nominata Margherita Maria Leone, attualmente consigliere corte cassazione

Presidente sezione corte Cassazione: nominato Mauro Di Marzio, attualmente consigliere corte cassazione

Presidente sezione corte Cassazione: nominato Chiara Graziosi, attualmente consigliere corte cassazione

Presidente sezione corte Cassazione: nominata Giulia Iofrida, attualmente consigliere corte cassazione

Presidente sezione corte Cassazione: nominata Annalisa Di Paolantonio, attualmente consigliere corte cassazione

Presidente sezione corte Cassazione: nominato Francesco Maria Cirillo, attualmente consigliere corte cassazione

Presidente sezione corte Cassazione: nominato Aldo Aceto, attualmente consigliere corte cassazione

Presidente sezione corte Cassazione: nominato Roberta Maria Consolata Crucitti, attualmente consigliere corte cassazione

Presidente sezione corte Cassazione: nominato Massimo Ricciarelli, attualmente consigliere corte cassazione

Presidente sezione corte Cassazione: nominato Enzo Vincenti, attualmente consigliere corte cassazione

Presidente sezione corte Cassazione: nominata Irene Tricomi, attualmente consigliere corte cassazione

Presidente tribunale Latina: nominato Antonio Masone, attualmente presidente sezione tribunale Latina

Procuratore Foggia: nominato Enrico Giacomo Infante, attualmente sostituto procuratore Foggia

Uffici semidirettivi:

Procuratore aggiunto Messina: nominata Liliana Todaro, attualmente sostituto procuratore Messina

Procuratore aggiunto Modena: nominato Flavio Lazzarini, attualmente sostituto procuratore Bologna

Presidente sezione corte appello Roma: nominato Galileo D’Agostino, attualmente consigliere corte appello Roma

Presidente sezione corte appello Torino: nominata Anna Maria Dalla Libera, attualmente consigliere corte appello Brescia

Presidente sezione tribunale Marsala: nominato Claudio Antonelli, attualmente consigliere lavoro corte appello Palermo

Presidente sezione tribunale Milano: nominato Federico Andrea Maria Salmeri, attualmente giudice tribunale Milano

© Riproduzione riservata