lo scontro sulla riforma

La riforma della prescrizione e le aspettative irrealistiche di Cartabia

  • Nel 2019 il governo Conte I aveva introdotto il blocco della prescrizione dei reati dopo la sentenza di primo grado. Tuttavia il ministro Bonafede a marzo 2020 ha promosso un disegno di legge delega per «assicurare la celere definizione dei giudizi di impugnazione» (in appello e cassazione).
  • A tutt’oggi tale disegno di legge giace impantanato in commissione Giustizia alla Camera. La “riforma Cartabia” assume la forma di una raffica di emendamenti a tale disegno di legge. Il suo scopo è abrogare la legge del 2019 e reintrodurre, cambiandole nome, la prescrizione in una forma piuttosto drastica.
  • Questo può sembrare mettere il carro davanti ai buoi: prima si affrontano le cause, poi si vedranno gli effetti. Ma in un certo senso non lo è. I processi troppo lenti decadono, trascinando nel nulla anche l’esito del processo di primo grado. Doloroso, ammettono alcuni, ma necessario. Necessario a cosa? Qui entra in ballo il governo Draghi.

Con la legge numero 3 del 9 febbraio 2019, il governo Conte I ha introdotto il blocco della prescrizione dei reati dopo la sentenza di primo grado. Un provvedimento che poteva forse bastare a sé stesso, in quanto una delle cause della lunghezza dei processi, rimproverataci da lungo tempo dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, è l’affollamento dei processi di appello e cassazione, che non ha pari in alcuno altro paese dell’Unione europea. Un fenomeno, questo, dovuto proprio al tentativo, che

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