Cari lettori,

i venti di guerra dall'Ucraina hanno catalizzato le preoccupazioni di questa settimana.
Nel mondo della giustizia, invece, si procede con il lavoro in commissione: ancora fermo quello sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, arriva in aula la riforma del carcere ostativo.

Sul fronte dei contributi di lettura, questa settimana scrive l'avvocato Matteo Bonetti, che si occupa di una decisione del tribunale di Roma che ha autorizzato i parenti di un defunto ad accedere ai dati del cloud Apple: una questione che riguarda il diritto all'oblio e l'identità digitale.

L'avvocata e professoressa della Sapienza di Roma, Silvia Segnalini, interviene invece in materia di diritto dell'arte e tutela del patrimonio artistico in tutte le sue forme, non solo attraverso la legislazione.

Anno giudiziario al Consiglio di Stato

Il 22 febbraio si è celebrata l’apertura dell’anno giudiziario in Consiglio di Stato e anche l’insediamento del nuovo presidente del Consiglio di Stato, Franco Frattini. Il presidente ha fornito una serie di numeri riguardanti la giustizia amministrativa: nel corso del 2021, l’arretrato è calato del 4,1% delle pendenze in Consiglio di Stato e dell'8,3% presso i Tar.

Inoltre sono contenuti i tempi di definizione in appello dei ricorsi in materia di appalti: 156 giorni e «l'uso delle sentenze in forma semplificata ha permesso una definizione in appello in 55 giorni delle cause con richiesta di sospensiva della sentenza di primo grado cui si è applicata tale procedura accelerata (circa il 17% del totale)».

Frattini è intervenuto anche sulla questione dei procedimenti disciplinari per le toghe amministrative: «Rinnovo l'invito al Governo a voler assumere un'iniziativa di riforma della normativa in materia di responsabilità disciplinare, oggi affidata a previsioni frammentate, non più attuali e di difficile applicazione».

Il presidente del consiglio Mario Draghi, presente per l’occasione, ha detto che intende chiedere al Consigliodi Stato un aiuto nella redazione del nuovo codice degli appalti, che è una delle riforme indicate dal governo. «L'obiettivo del governo è semplificare, migliorare, chiarire le procedure di un settore fondamentale per l'economia del Paese».

Anno giudiziario militare

Nell’Italia in cui un processo penale dura in media più di quattro anni, con picchi di più di sei in alcune corti d’appello particolarmente oberate, i processi militari si risolvono entro tre anni e quasi senza reati prescritti.

La rapidità è dovuta al fatto che il contenzioso è poco: i procedimenti iscritti l’anno sono poco meno di 4000, e sono gestiti da 58 magistrati. Col risultato che la magistratura militare è iper-iper efficiente in quanto sottoutilizzata.

La soluzione sarebbe abolirla, ma servirebbe una riforma costituzionale, oppure – come chiedono gli stessi magistrati militari – riformare il loro codice penale in modo da attribuirgli nuove competenze, sgravando i magistrati ordinari. Ma la riforma è ferma in un limbo da anni.

Anche di questo si è parlato oggi, 24 febbraio, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario militare.

Oltre a una riforma complessiva di sistema, è interessante notare anche un altro rilievo, contenuto nella relazione del procuratore generale militare di Roma, Marco De Paolis: la mancanza di una «normativa penale militare che possa armonizzare le esigenze di tutela del militare donna sotto la sfera sessuale con quelle del servizio e della disciplina militare, che fanno da speciale e ineludibile cornice di contesto nel quale i fatti di questi tipo vanno necessariamente considerati». 

Il mistero dell’emendamento al ddl ordinamento giudiziario

E' finalmente arrivato in commissione Giustizia alla Camera l'emendamento ministeriale del ddl sull'ordinamento giudiziario.
Nel corso delle ultime settimane era diventato un piccolo mistero. Il testo è stato licenziato dal consiglio dei ministri più di due settimane fa e la commissione Giustizia della Camera aveva fissato per il 16 febbraio l’inizio dell’esame.

Esame che però non aveva potuto cominciare perchè l’emendamento non era materialmente ancora arrivato a Montecitorio. La causa, secondo fonti ministeriali, sono «ragioni di copertura finanziaria», per cui il testo è stato trattenuto alla Ragioneria per la bollinatura. Informalmente è stato fatto sapere che il passaggio formale si sarebbe concluso il 23 febbraio e oggi, 25 febbraio, è arrivato a destinazione.

La Consulta sui bambini adottati

La Corte costituzionale ha sancito che tutti i bambini adottati devono avere un legame giuridico con i parenti del genitore adottante.

La decisione ha riguardo una coppia unita con unione civile in Emilia Romagna, che chiedeva il riconoscimento del legame di filiazione connesso all'estensione di quello di
parentela con i parenti dell'adottante.

A sollevare la questione di costituzionalità era stato l’attuale presidente del tribunale per i Minorenni di Trento, Giuseppe Spadaro, che già nella sua decisione aveva prospettato una interpretazione sistematica delle norme, consentendo l'estensione del legame tra due fratelli.

Tale decisione andrà ad arricchire la giurisprudenza che riguarda anche il rapporto tra coppie omosessuali con figli, come è stato il caso di una sentenza del 2020 con riguardo a due madri unite civilmente, madri biologiche di figli di cui ognuna aveva fatto richiesta di adozione speciale. Anche in quel caso il tribunale aveva sancito per la prima volta il legame anche tra i figli.

L’allarme degli avvocati di Genova

L’ordine degli avvocati di Genova ha lanciato l’allarme di una «amnistia mascherata», perchè le carenze di organico al tribunale hanno portato i vertici dell’ufficio a disporre un ordine di servizio con il differimento di 18 mesi di tutti i procedimenti considerati minori: dal furto anche aggravato sotto i mille euro alla ricettazione di beni di poco valore, dalla contraffazione alla rissa semplice, alla resistenza non aggravata e alla diffamazione (con esclusione di quella a mezzo stampa).

Il presidente dell'Ordine degli avvocati Luigi Cocchi ha spiegato che al tribunale mancano 11 magistrati di cui tre presidenti di sezione, il che significa praticamente un terzo dei magistrati giudicanti.

Il problema, per Genova, si farà ancora più grave perchè tra pochi mesi comincerà il processo per il crollo del ponte Morandi, su cui si concentreranno la gran parte delle risorse disponibili del tribunale. Ma questa situazione di endemica carenza «viola il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, perchè questi processi minori hanno anche prescrizioni più brevi e in molti casi non saranno mai celebrati».

I parametri forensi

Si torna a parlare dei meccanismi tariffari per il compenso degli avvocati, anche alla luce delle norme sull’equo compenso dei professionisti.

Il Consiglio nazionale forense aveva depositato al Ministero della Giustizia la definitiva proposta di modifica dei parametri forensi. Nella delibera, accanto a molte proposte di modifica di dettaglio, venivano forniti dei parametri che individuino una soglia economica di riferimento per la pattuizione di compensi, che è libera tra le parti e può anche essere fatta su base oraria: «Si propone di quantificarla indicativamente nella forbice dei valori compresa tra un minimo di euro 200,00 ed un massimo di euro 500,00 per ciascuna ora o frazione di ora da determinarsi tra le parti in base alla loro autonomia negoziale». Nella delibera, poi, sono quantificati i parametri anche per le singole controversie e le prestazioni professionali corrispondenti.

Il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha spiegato che «Per i nuovi parametri forensi manca solo il via libera della Ragioneria dello Stato, ed è ragionevole attendersi che avvenga nelle prossime settimane. Poi il decreto del Ministero della Giustizia passerà al vaglio delle Commissioni parlamentari».

E’ stata accolta anche l’introduzione della tariffa oraria, «largamente utilizzata nei sistemi anglosassoni» ma anche altre previsioni, come la previsione che, in caso di condotta temeraria o pretestuosa, ci sia la riduzione del 75 per cento del compenso del difensore, in caso di accertamento di malafede o colpa grave. 

Presunzione di innocenza: voci da Milano

Il procuratore capo facente funzioni Riccardo Targetti, dopo aver emanato una circolare molto rigida per i suoi sottoposti nel metodo con cui intrattenere rapporti con la stampa, ha parlato in tono molto critico del decreto legislativo sulla presunzione di innocenza.

«Come magistrato la giudico una legge piuttosto difficile da applicare. Come cittadino la giudico male, non mi è piaciuta per niente. Mi sembra che questa legge introduca il concetto della velina di regime»; ha detto durante un convengo, spiegando che «nel momento in cui ho redatto la circolare applicativa se non stavo addossando al procuratore della Repubblica, in questo caso a me stesso e a chi mi succederà, un grande potere, molto maggiore di prima e se questo potere non è concentrato in maniera eccessiva per uno stato democratico».

Sul tema  è intervenuto anche il presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, Vincio Nardo, che ha parzialmente condiviso i dubbi di Targetti. «Sull’altare della sacrosanta tutela della presunzione di innocenza non può finire una apparente forma di censura che passa sottilmente dalle nuove regole del gioco indicate nella Riforma Cartabia a proposito di regole di ingaggio nella comunicazione. Bene che si regolamentino l’ufficialità dei percorsi di vidimazione delle notizie, ma la libertà di informazione e la ricerca della verità devono essere ancora uno spazio di movimento consentito ai giornalisti».

La risposta a distanza della ministra Cartabia

Sul ddl sulla presunzione di innocenza è arrivata una risposta a distanza da parte della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, intervenuta da remoto a un convegno dell’università di Bologna. «La normativa sulla presunzione di innocenza non è un'idea della ministra o del Governo, ma è la necessaria attuazione di una direttiva europea, che risale al 2016. E' una normativa necessaria per bilanciare due irrinunciabili principi della Costituzione italiana e del diritto europeo: da un lato, il diritto dei media di informare e dei cittadini essere informati e, dall'altro, il diritto delle persone indagate e imputate di non essere rappresentate come colpevoli».

L’ergastolo ostativo va in Aula

La commissione Giustizia della Camera ha approvato il testo sulla riforma dell’ergastolo ostativo, che arriverà in aula il prossimo 28 febbraio con relatore Mario Perantoni, presidente della commissione del Movimento 5 Stelle.

Tutti i partiti hanno votato a favore del testo unificato, anche Fratelli d’Italia dalle file dell’opposizione. 

Tre candidati in lizza per la procura di Milano

Si fa imminente la nomina del nuovo procuratore capo di Milano, dopo il pensionamento nel novembre scorso di Francesco Greco. Sarà una delle nomine fondamentali che verranno decise dall’attuale Csm, che scadrà a luglio di quest’anno.

La commissione Incarichi direttivi del Csm – dopo averli ascoltati in audizione - ha scremato la rosa dei candidati alla seconda procura più importante d’Italia, ma non ha dato un indirizzo unanime. I nomi tra cui il plenum dovrà decidere sono quello di Giuseppe Amato, procuratore di Bologna; Marcello Viola, procuratore generale di Firenze e di Maurizio Romanelli, aggiunto in procura a Milano.

Giuseppe Amato, vicino a Unicost, è stato presentato dal togato di Unicost Michele Ciambellini e ha ricevuto il suo voto.

Maurizio Romanelli, unico candidato interno alla procura di Milano che è storicamente guidata da toghe progressiste, è stato proposto e votato dalla togata di Area, Alessandra Dal Moro.

Infine Maurizio Viola, toga di Magistratura indipendente e reduce dalla lunghissima vicenda prodotta dal caso Palamara, ha invece ricevuto due voti: quello del togato di Mi, Antonio D’Amato e quello di Sebastiano Ardita, eletto con Autonomia e Indipendenza. Si sono astenuti, invece, i due consiglieri laici Fulvio Gigliotti, eletto dal M5S e Alessio Lanzi di Forza Italia.

Storicamente, Milano è considerata procura roccaforte delle toghe progressiste e tutte cresciute nella procura milanese ma, in seguito al terremoto degli ultimi mesi ma anche allo scandalo Palamara, la prassi potrebbe cambiare.

Il procuratore capo Creazzo lascia Firenze

Il procuratore capo Giuseppe Creazzo lascia la guida della Procura di Firenze e si trasferisce alla Procura per i minorenni di Reggio Calabria con funzioni di pubblico ministero. Il Csm ha approvato il trasferimento chiesto dallo stesso Creazzo, che prima aveva fatto e poi ritirato domanda di prepensionamento. Così Creazzo torna nella regione di nascita e dove ha svolto gran parte della carriera di magistrato, tra Reggio Calabria e Palmi. 

Su di lui l’attenzione si è concentrata in questi mesi perchè la sua procura ha rinviato a giudizio l’ex premier Matteo Renzi per il caso dei presunti finanziamenti illeciti alla fondazione Open. Il suo nome è stato chiamato in causa da Renzi, che ha ricordato anche il suo procedimento a carico per molestie a una collega. Secondo il leader di Italia Viva, infatti, la procura di Firenze non sarebbe imparziale e si sarebbe accanita su di lui e la sua famiglia. 

La richiesta e il via libera del Csm arrivano a pochi giorni di distanza dalla decisione del Senato di ricorrere alla Corte costituzionale, sollevando un conflitto di attribuzioni contro i pm fiorentini, che ad avviso di Renzi e della maggioranza dei senatori avrebbero violato i suoi diritti di parlamentare.

Il caso dei magistrati di Catanzaro

I togati della corrente progressista di Area hanno chiesto al comitato di presidenza del Csm di adottare una pratica a tutela dei magistrati di Catanzaro e  del procuratore capo Nicola Gratteri, che da alcune settimane sono oggetto di «una quotidiana campagna di stampa, in cui vengono accusati esplicitamente di agire per fini personali, di utilizzare mezzi illeciti, di sottoporre a tortura persone innocenti».

Il riferimento è a una serie di articoli apparsi sulla gestione dell’arresto del politico Giancarlo Pittelli nel procedimento Rinascita Scott e del successivo appello della procura contro l’ordinanza di sostituzione di una misura cautelare.

Nomine: A larga maggioranza il plenum del Csm ha nominato procuratore generale di Cagliari Luigi Patronaggio

Il presidente della Terza Sezione del Consiglio di Stato, Luigi Maruotti, è stato nominato questa mattina dal plenum del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa (Cpga) presidente aggiunto del Consiglio di Stato.

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