Con l’assoluzione del pm milanese Paolo Storari, si aggiunge un nuovo tassello dell’intricata vicenda intorno ai verbali sulla presunta loggia Ungheria che, se possibile si complica ancora di più.

Le indagini di Brescia che hanno riguardato i verbali, infatti, sono due e speculari: la prima è quella che ha prodotto i processi per rivelazione di segreto d’ufficio a carico di Storari e di Piercamillo Davigo; la seconda, invece, ha riguardato l’ipotesi di omissione e rifiuto di atti d’ufficio a carico dell’ex procuratore di Milano, Francesco Greco e dell’aggiunta Laura Pedio.

Il tribunale di Brescia ha assolto Storari perchè il fatto non costituisce reato. Dunque il passaggio di carte è effettivamente avvenuto: Storari non ha mai negato di aver consegnato i verbali all’ex consigliere del Csm Davigo in “autotutela”

perchè riteneva che il suo ufficio fosse inerte nell’iscrivere la notizia di reato e aveva avuto contrasti con i colleghi e i superiori proprio sulla scelta di aspettare a procedere. Tuttavia, secondo il gup, con questo comportamento Storari non avrebbe commesso reati.

Rimane invece in corso il processo per Davigo, il quale ha scelto il rito ordinario con il preciso intento di rendere pubblico il processo, che comincerà il 20 aprile. Tuttavia, anche se certamente ne alleggerisce la posizione, l’assoluzione di Storari non va letta come l’anticipazione di quella di Davigo.

Davigo, infatti, è imputato di rivelazione di segreto d’ufficio per aver «violato i doveri» legati alle sue funzioni e «abusato delle sue qualità» di consigliere, divulgando il contenuto dei verbali ad altri componenti del Csm, al consigliere giuridico di Sergio Mattarella per tramite del vicepresidente David Ermini e al presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra, in modo «informale e senza alcuna ragione ufficiale». Non a caso, nella sua difesa Storari aveva parlato di affidamento incolpevole nei confronti di Davigo: nelle tre ore di interrogatorio, Storari ha sostenuto che la consegna dei verbali era lecita, perchè era stato rassicurato da Davigo sul fatto che «il segreto investigativo su di essi non era a lui opponibile in quanto componente del Csm».

Potenzialmente proprio questa linea difensiva di Storari, che ha fatto leva sulla mancanza di volontà di commettere il reato, potrebbe influenzare negativamente la posizione di Davigo. Con un risultato eclatante: che lui sia l’unico condannato per fatti legati ai verbali di Amara.

La sentenza di assoluzione di Storari solleva anche una sorta di conflitto tra le decisioni assunte dal tribunale Brescia.

L’indagine specchio

In seguito alla rivelazione dei verbali sulla loggia Ungheria e alla denuncia di Storari, infatti, i pm di Brescia hanno indagato sul comportamento dei magistrati milanesi, per valutare se davvero ci sia stata inerzia e quindi se davvero Storari avesse avuto ragione nel consegnare i verbali a Davigo.

L’esito è stato negativo: il 10 gennaio è stata archiviata l’indagine sul procuratore capo Francesco Greco per l’ipotesi di omissione di atti d’ufficio proprio per la mancata iscrizione denunciata da Storari. Lo stesso epilogo, secondo fonti del palazzo di giustizia di Brescia, dovrebbe toccare anche all’aggiunta Laura Pedio, che era titolare con Storari del procedimento nel quale è stato ascoltato Amara ed è con lei e Greco che Storari ha sostenuto di aver avuto contrasti sulla necessità di iscrivere la notizia di reato.

Proprio le motivazioni del gip di Brescia per l’archiviazione di Greco offrono una valutazione negativa del comportamento di Storari, che nel processo di ieri è stato considerato lecito.

Secondo il gip, le accuse a carico di Greco erano «manifestamente infondate» e non ci sarebbe stato alcun ritardo nelle indagini sulla presunta loggia, perché dalle rivelazioni di Amara era emerso un quadro troppo «fluido» per procedere immediatamente con l’apertura di un fascicolo con una lista di indagati. Inoltre, il gip aggiunge che Storari avrebbe agito per «frustrazione» perchè non poteva indagare sulla loggia e sottolinea che mancherebbe chiarezza sulle «reali finalità, quantomeno improvvide» della consegna dei verbali da Storari a Davigo. Una valutazione che non è stata condivisa – almeno sul fronte della rilevanza penale – dal gup che ha assolto Storari.

Ricapitolando, dunque: Storari non ha commesso reato quando ha consegnato i verbali a Davigo, motivando la consegna con il desiderio di tutelarsi vista l’inerzia del suo ufficio davanti alle rivelazioni eclatanti contenute nei verbali sulla presunta loggia Ungheria; nessun reato, però, è emerso nemmeno dal comportamento di Greco, la cui gestione delle indagini è stata considerata corretta.

L’interrogativo, dunque, è se sia esistita una condotta penalmente rilevante nei fatti che hanno riguardato i verbali di Amara e la Loggia Ungheria che hanno così terremotato non solo la procura di Milano, ma anche lo stesso Csm.

L’esito finale, infatti, potrebbe essere che l’unico a rischiare la condanna sia Davigo: colui che ha ricevuto i verbali dal pm che aveva condotto le indagini e che ne ha reso noto il contenuto, portandoli fisicamente a palazzo dei Marescialli, non solo all’ufficio di presidenza del Csm (ai quali Davigo ritiene che non sia opponibile il segreto d’ufficio) ma anche al presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra.

Forse proprio avendo capito di essere finito nella morsa Davigo ha scelto la via processuale che rende il suo processo pubblico: così da poter far emergere anche davanti all’opinione pubblica i fatti e le tante possibili contraddizioni di una storia ancora per molti aspetti misteriosa.

Il risultato opposto e più plausibile, invece, è che tutto si concluda con l’assoluzione e l’archiviazione delle posizioni di tutti i magistrati coinvolti, come spesso accade nei casi di procedimenti penali interni alla categoria.

 

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