A Versailles i capi di stato e di governo europei hanno delineato un’agenda di riforme e investimenti nei settori della difesa, energetico ed economico, per ridurre la dipendenza strategica dell’Unione dalla Russia e adattarsi in maniera più efficace al nuovo contesto di sicurezza generato dall’invasione dell’Ucraina.

Questo programma di lavoro, i cui dettagli saranno definiti entro la primavera, si innesta sulle iniziative importanti che sono state già prese nelle scorse settimane: uno sforzo diplomatico coordinato tra i leader europei, l’imposizione di sanzioni durissime alla Russia di Vladimir Putin, l’invio di armi al governo ucraino.

Con queste decisioni, l’Unione europea si avvicina all’idea di Europa geopolitica che era stata avanzata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen all’inizio del suo mandato, e fa un passo ulteriore sulla strada verso quella maggiore autonomia strategica invocata dal presidente Francese Emmanuel Macron. Ma se l’Europa vuole davvero portare a compimento la sua trasformazione in potenza globale, ci sono almeno due aspetti che vanno affrontati, e che sono relativi alla capacità europea di giocare un ruolo nelle relazioni internazionali e alla definizione di un assetto istituzionale adeguato a sostenere tale ambizione.

L’autonomia

Il primo aspetto chiama in causa in particolare il concetto di autonomia strategica. L’aggressione indiscriminata ad un paese sovrano della Russia di Putin ha ampliato il solco tra le democrazie occidentali e i regimi autoritari con mire imperialistiche, rafforzando il legame transatlantico e la vicinanza tra le democrazie europee e quelle anglosassoni.

È una vicinanza basata sulla condivisione dei principi di democrazia e libertà e sull’idea di convivenza pacifica tra Stati garantita da un sistema di norme internazionali e istituzioni multilaterali.

Anche se gli interessi strategici non sono sempre coincidenti, un legame basato su principi e valori così basilari rimane saldo, come dimostra la risposta euro-americana alla crisi ucraina. Per l’Unione europea, dunque, è fondamentale conquistare una maggiore autonomia nella sua azione internazionale non allontanandosi da Washington, ma articolando meglio i suoi interessi in una rinnovata relazione atlantica, all’interno della quale l’Europa costituisca un attore unitario e proattivo, in grado di condividere con gli Stati Uniti un ruolo di guida.

Quest’obiettivo può essere perseguito da un lato rafforzando l’identità europea all’interno della Nato, e dall’altro rafforzando l’approccio politico dell’Ue nel suo vicinato.

I rapporti interni

Ma se parliamo di autonomia strategica, è anche importante chiarire quali dovrebbero essere i rapporti di forza interni di un’Europa più autonoma. Il motore franco-tedesco continuerà a trainare il processo di integrazione ma è importante, soprattutto per l’Italia, fare in modo che le iniziative intraprese siano effettivamente orientate a soddisfare le ambizioni e gli interessi dell’Europa nel suo insieme, e non soltanto quelli nazionali.

Ciò vale per la politica industriale ma anche per gli sforzi eccezionali nel settore della difesa prefigurati dal vertice di Versailles. Raggiungere un corretto bilanciamento degli interessi comuni e dei differenti interessi nazionali richiede un’azione propositiva forte ed equilibrata  da parte delle istituzioni di Bruxelles, ma anche un protagonismo attivo e costante degli altri partner europei, Italia in primis.

Il secondo aspetto riguarda la tenuta complessiva dell’Unione e la tendenza a cui stiamo assistendo di governare l’emergenza con iniziative settoriali ed eccezionali. Sono sicuramente benvenute le misure per calmierare i prezzi dei carburanti e per permettere aiuti di Stato a imprese in difficoltà, ma non possiamo garantire la sostenibilità a lungo termine senza una revisione complessiva delle regole fiscali europee e una riforma della governance economica che consenta forme stabili di mutualizzazione del debito.

Allo stesso tempo, un aumento delle spese della difesa, sia a livello europeo attraverso lo Strumento europeo per la pace che a livello nazionale come già deciso dalla Germania, è necessario per affrontare le molte e diversificate minacce alla sicurezza.

Tuttavia, affinché si realizzi una vera Unione della difesa, è necessario assicurarsi che questi investimenti servano alla realizzazione di capacità comuni europee, ad esempio attraverso progetti realizzati nell’ambito della Cooperazione Strutturata Permanente, e che vengano rafforzate le strutture decisionali e operative a Bruxelles che permettano di intervenire tempestivamente con forze armate credibili sulla base di un mandato europeo.

Continuare a concordare misure speciali e strumenti ad hoc per far fronte all’emergenza potrà garantire all’Unione un certo attivismo di fronte alle emergenze ma rischia di amplificarne la complessità, e di conseguenza l’inefficienza e la mancanza di trasparenza, mettendo a repentaglio la sostenibilità nel lungo periodo.

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