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Mercoledì la Federal Reserve ha aumentato i tassi dello 0,5 per cento, seguita giovedì dalla BCE. Identica la spiegazione: l’inflazione ha toccato il picco e comincia a scendere, ma è ancora troppo alta rispetto all’obiettivo del 2 per cento, e ci saranno aumenti fino a quando non ci sarà la certezza che la crescita dei prezzi sia tornata stabilmente al 2 per cento.
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Gli annunci hanno provocato l’immediata caduta dei mercati. Evidentemente si ritiene che la politica monetaria porterà a una recessione generalizzata, nonostante la diversa natura dell’inflazione: da eccesso di domanda negli Usa; da costi di alimentari, materie prime ed energia in Europa.
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Bisognerebbe cominciare a chiedersi se un’inflazione obiettivo di poco superiore al 2 per cento sarebbe non solo più realistico, ma anche meno dannoso, alla lunga, per le economie di Usa ed Europa. Una proposta avanzata da molti autorevoli economisti
Mercoledì la Federal Reserve ha aumentato i tassi dello 0,5 per cento, seguita giovedì da Bce, Bank of England e Banca Centrale Svizzera. Identica la spiegazione: l’inflazione ha toccato il picco e comincia a scendere, ma è ancora troppo alta rispetto all’obiettivo del 2 per cento; ci saranno altri aumenti in futuro, oltre a una riduzione dei titoli accumulati con i vari quantitative easing, fino a quando non ci sarà la certezza che la crescita dei prezzi sia tornata stabilmente al 2 per cento:



