- Ormai tutti si definiscono riformisti. E la parola finisce per non voler dire più nulla.
- In realtà anche se guardiamo al campo tradizionalmente liberale la confusione regna sovrana: molti appaiono lontani dalla liberal-democrazia, e diversi passano con disinvoltura dal campo liberale a quello socialista, e viceversa.
- La confusione delle parole, tra riformista e liberale, l’appropriazione indebita di storie politiche, gli approdi improbabili o misconosciuti, sono il frutto di una stessa matrice: l’opportunismo politico. Torniamo a usare questi termini in modo corretto, è la premessa per una buona politica.
Ormai tutti si definiscono riformisti. E la parola finisce per non voler dire più nulla. Di recente si parla di «unire i riformisti», si sono tenuti dibattiti e anche una “maratona riformista”, cui hanno partecipato politici dal Pd ai Radicali, da Italia viva a Carlo Calenda. Tutti di orientamento liberal-democratico. Non si capisce allora perché non parlare di «unire i liberali», che sarebbe già qualcosa, come osservava fra l’altro, con schiettezza e pragmatismo, intervenendo alla maratona, Ca



