Cade ancora il governo in Portogallo ed è in vista la quarta elezione in cinque anni. Dobbiamo preoccuparci? Quanto vale strategicamente Lisbona? Molto se si guarda alla luce dell’attuale diatriba Stati Uniti-Europa.

Le basi americane in Portogallo, soprattutto nelle Azzorre, sono considerate fondamentali dalla Us Navy e dalla Usaf (l’aeronautica militare americana). Luoghi come Horta per la Marina o Lajes, San Miguel, Villa Nova e Santa Maria per l’aviazione, sono essenziali per il controllo dell’Atlantico. Lo erano già durante la seconda guerra mondiale e poi durante la guerra fredda. Lo rimangono ancora oggi, senza contare le basi sul continente come San Jorge per la Marina.

Un avamposto militare

Il Portogallo è considerato una specie di avamposto militare Usa sul continente europeo, esattamente come lo era stato per l’impero britannico nei secoli precedenti. Basi di ascolto sono disseminate nel paese. Nemmeno la rivoluzione dei garofani del 1974, con le sue spinte all’estrema sinistra (su tutte quella del “capitano rosso” Otelo de Carvalho, simbolo di quella stagione, scomparso nel 2021) aveva potuto mutare tale orientamento.

Gli americani avevano sostenuto il salazarismo come male minore sorvolando anche sulle fallimentari (e costose) avventure coloniali portoghesi, ma seppero districarsi nelle strette maglie del nuovo caotico corso democratico, riuscendo a convincere Mario Soares che non era davvero il caso di cacciarli.

Sulla questione delle basi americane i portoghesi sono stati molto più prudenti e silenziosi dei loro cugini spagnoli che invece ne hanno fatto un tema di polemica politica che regolarmente riemerge. Oggi che il partito di estrema destra Chega! (che significa “Eccoci!” o “Basta!” a seconda delle interpretazioni), fondato da André Ventura sta sul filo del 20 per cento, la questione tramonta del tutto, visti i legami con il trumpismo vincente dall’altra parte dell’oceano, che li vedrebbe di buon occhio al governo.

La situazione economica

Mentre dalla crisi finanziaria del 2008 il Portogallo si era ripreso con una politica economica in equilibrio tra sociale e liberismo, la pandemia di Covid ha lasciato nel paese ferite profonde. Complice il crollo del settore turistico non ancora del tutto ripreso, sono riapparse le fragilità storiche di quell’economia: bassi salari, precariato generalizzato, emigrazione e debito pubblico.

La cura è stata drastica e oggi il debito, salito fino al 135 per cento, è ridisceso sotto il 95 per cento, a costi sociali fortissimi. Lisbona non è riuscita ad attirare investimenti cinesi come sperava: stavano per giungere quando il Covid li ha bruscamente interrotti.

Poi è venuta la guerra in Ucraina (e la contrarietà americana) che ha tagliato le varie vie della seta terrestri. I portoghesi hanno ricominciato a emigrare, chi in Brasile, chi verso l’Europa, chi addirittura in Africa lusofona come in Angola dove i salari sono migliori, almeno per i tecnici specializzati.

Il modello Costa

La politica di attrazione dei pensionati europei inaugurata dai socialisti ha ottenuto buoni risultati, ma è progressivamente diventata sgradita alla popolazione locale che non ha apprezzato il favoritismo dei sussidi e delle facilitazioni offerti ai non portoghesi, tanto che l’ultimo governo Costa ha dovuto interromperla.

Le varie maggioranze che Antonio Costa, oggi presidente dell’Unione europea, è riuscito a inventare hanno comunque funzionato, permettendo al Portogallo di rimanere a galla anche in tempi difficili. Il modello Costa ha significato riuscire a governare con la sinistra più estrema senza interrompere i piani di aggiustamento e l’austerità richiesta dalla troika europea.

Chega!

La destra tradizionale ha saputo farsi forte delle sue difficoltà per riprendere la mano con il governo di minoranza di Luis Montenegro, che però ora cade sotto l’incalzare della destra più estrema. I populisti di Chega! ne hanno approfittato per fare lo stesso discorso ascoltato altrove – il Portogallo ai portoghesi – anche se non sanno dire cosa in realtà ciò significhi per un paese di soli 10 milioni di abitanti e quasi totalmente dipendente dalle interconnessioni con l’estero.

Rimane il paradosso che proprio nell’anno del cinquantenario della rivoluzione dei garofani (1974-2024), riemerga dalle ceneri una destra radicale che si pensava definitivamente sconfitta. Questo è un problema soprattutto per la destra tradizionale, l’Alleanza democratica (partito social democratico di destra più alleati) che rischia di essere soppiantata da Chega! come sta accadendo in Francia nel rapporto tra gollisti (repubblicani) e Marine Le Pen e come hanno rischiato i democristiani tedeschi con l’AfD.

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