Centomila fantasmi. Con i 75.065 sbarchi registrati ieri sono centomila i migranti arrivati in Italia da quando il governo Meloni ha ricevuto la fiducia delle Camere, il 27 ottobre 2022. Centomila migranti sbarcati sulle coste italiane non sono un record da festeggiare per la premier che ha evocato per un decennio il blocco navale, crescendo nei consensi. E infatti i centomila migranti sono spariti dai media di osservanza governativa. Chi li ha visti? Non basta più accusare le navi delle ong di essere il pull factor, il fattore che attrae i migranti verso l’Italia. Quindi, meglio tacere. E non far vedere.

Blocco esternalizzato

Sarebbe consolante se questo significasse, come sostengono i laudatori della Meloni centrista, moderata, draghiana, la fine della retorica dell’invasione, con cui le destre hanno alimentato le paure e i voti per anni. Un cambio di rotta che sarebbe testimoniato dall’aumento del decreto flussi per i lavoratori stranieri. Ma la svolta non c’è. Oggi Meloni sarà di nuovo a Tunisi con i vertici Ue per incontrare Kaïs Saïed, per stipulare un memorandum modello Turchia, o meglio modello Libia, firmato da un governo di centro-sinistra con Marco Minniti ministro dell’Interno, un modello di indifferenza per i diritti umani. L’obiettivo è stato rivelato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Il blocco navale lo stiamo facendo con gli accordi in Tunisia e Libia».

Il blocco che non si vede. È il senso più profondo dell’operazione Tunisia. L’esternalizzazione della frontiera Europa, con gli accordi economici firmati con gli autocrati e gli scafisti di stato. In questi giorni centinaia di migranti subsahariani sono stati deportati al confine tra Tunisia e Libia, come condannato dal papa, informato in modo puntuale, tra gli altri, da Mediterranea Saving Humans di cui è cappellano don Mattia Ferrari.

Le fratture

Sbarchi moltiplicati, diritti calpestati. E accoglienza smantellata. A interrogarsi sui centomila migranti fantasma che il governo Meloni non vuole far vedere sono le associazioni del Terzo settore, in prima fila a denunciare la distruzione del sistema di accoglienza, e i sindaci. Tra loro, il sindaco di Treviso Mario Conte, che ha parlato di accoglienza diffusa e ha attaccato i vertici locali del suo partito, la Lega: «Il no ideologico non porta a nulla». Con la copertura del presidente del Veneto Zaia. A Treviso, la città che fu del sindaco sceriffo Gentilini il sindaco della Lega si smarca di nuovo dal centrodestra nazionale, lo ha già fatto continuando a trascrivere all’anagrafe i figli delle coppie omogenitoriali.

A dimostrazione che sui migranti, come sui diritti civili, sulla giustizia e sulla nuova questione morale, la privatizzazione della politica di cui Santanché è testimonial, le fratture attraversano la maggioranza di governo e i partiti, come la Lega. Tra ideologi e amministratori. Tra il palco (magari quello di Vox) e la realtà.

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