Chiunque abbia passato nell’ultimo decennio più di un’ora su un social pieno di italiani, ma anche chiunque abbia passato più di un’ora con degli italiani dal vero, sa bene che questo è un paese a forma di canile: non nel senso del cialtronismo, che pure non difetta. Intendo in senso letterale.

L’egemonia canina sul paese reale è evidente nei locali pubblici dove si rifiutano di controllare il green pass perché “non siamo poliziotti” ma permettono a ogni labrador di intrattenere commerci carnali col tuo polpaccio. Nei mille franchising di crocchette e guinzagli sorti a ogni angolo (per me è chiaramente riciclaggio, insieme ai mille franchising di materassi).

Negli amici – che fino a quel momento ci erano parsi normali – che hanno evitato di andare a vedere Dogman di Matteo Garrone perché convinti che fosse la storia di un serial killer di bassotti, e nei mille commenti indignati lasciati sotto al trailer su YouTube perché “i cani sono meglio delle perzóne” (i commenti del paese reale, anche se vengono da Aosta, per me sono sempre in romanesco). Nei mille personaggi famosi che invece di dedicarsi a droga sesso e rock’n’roll passano la vita a ritwittare appelli pro-canili e pro-adozione, spesso come infallibile strategia per ritornare nelle grazie dei buoni dopo qualche bufera-sul-web.

Signorini e l’aborto

Poi è arrivato il Grande Fratello Vip, e il potere del cane ha fatto il salto di specie innestandosi su un tema persino più serio del benessere delle bestie (scusate, dei “pet”) ma molto meno plebiscitario. Perché questa settimana di linciaggio ai danni di Alfonso Signorini, conduttore del Gf, è iniziata per colpa di una cagna (scusate, di una “cana”: i cinofili non userebbero mai una parola così equivoca), e con una veemenza che non si vedeva dai tempi del cane della Cirinnà, quello coi fondi d’investimento nella cuccia.

Quando Giucas Casella ha ventilato l’ipotesi di far abortire la sua cana (spero ingravidata dal pet della Cirinnà: almeno spiegherebbe i risparmi del futuro padre), Signorini, che conosce il paese profondo e sa che i cani sono più intoccabili di donne bambini e Draghi, è corso ai ripari: «Noi siamo contrari all’aborto in ogni sua forma», ha puntualizzato tra gli applausi.

Nei pochi minuti necessari a diventare meme, quel commento veterinario era già diventato l’anatema dei buoni e dei woke e delle influencer che pavlovianamente (quanti cani!) sono corsi a dare dell’oscurantista a Signorini che – sebbene ami i pet come tutti loro – sicuramente si auspica che le donne tornino ad abortire coi ferri da calza e il prezzemolo.

Il noi

Non gli è andato giù quel “noi”, convinti che intendesse noi di Mediaset, o noi di Endemol, o noi uomini, o noi italiani, senza considerare che Signorini è molto probabilmente megalomane e usa il plurale maiestatis. Non gli è andato giù che un maschio osasse parlare di aborto, dimenticando che sono gli stessi che ogni giorno vogliono educarci sul fatto che non esistono biologia e binarismi e che gli uomini possono mestruare e partorire.

Non gli è andato giù che dirsi contrari all’aborto – canino o umano – sia una opinione legittima quanto dirsi a favore, confermando che la libertà di espressione è sacrosanta solo se non sei maschio bianco cis (per fortuna Signorini non è etero, ma è comunque amico di Silvio e dirige un giornalaccio che non ammetteremmo mai di leggere quindi non vale). Non gli è andata giù che non ci sia stato un “contraddittorio”, perché lo studio del Grande Fratello è il luogo senz’altro più indicato per invitare Emma Bonino e Annie Ernaux a discutere di interruzioni di gravidanza con Miriana Trevisan e Adriana Volpe, e per risolvere una volta per tutte la questione dei troppi medici obiettori.

Non gli è andata giù che Signorini non abbia chiesto sùbito perdono – e non è ancora successo dopo quattro giorni – ma che abbia anzi preso le distanze dal comunicato di Endemol che si dissociava dalle sue parole: una reazione inaudita nell’epoca in cui tre quarti delle notizie hanno il titolo che chiude con “Poi le scuse”. Non gli è andata giù che al Grande Fratello si venga eliminati per una bestemmia ma che Mediaset non abbia battuto ciglio davanti alle parole del conduttore, come se Pier Silvio potesse licenziare Signorini. Non gli è andata giù, insomma, che esista ancora il diritto all’opinione sgradevole: e dire che Zan li aveva illusi così bene.

Il cane dei Ferragnez

In tutto questo, un raggio di sole: l’aborto spontaneo e benvenuto di una carriera politica. In settimana è diventata ufficiale la notizia che Fedez non ha intenzione di candidarsi, e che il suo sito elettorale era incredibilmente una operazione pubblicitaria per lanciare il nuovo disco. Ce lo ha rivelato lui stesso dileggiando i media e gli editorialisti che ci erano cascati, con un video parodia della discesa in campo di Berlusconi.

Dal quale si è evinto che i suoi modelli di satira sono freschissimi e originali, ma soprattutto che Fedez finge di non sapere che non ha alcun bisogno di farsi eleggere: sta già facendo politica da tempo, e senza opposizione né regole (naturalmente anche lui ha partecipato alla crociata anti-Signorini, riportando le sue parole in una foto “provocatoria” coi roghi e le streghe per vendere l’album).

La power couple neopopulista dei Ferragnez del resto è perfettamente sintonica col paese reale: si è conosciuta e innamorata quando Fedez ha dedicato alcuni versi spiritosi di una canzone al bulldog di Chiara. Il potere del cane colpisce ancora, e come sempre ha creato un mostro.

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