Le neuroscienze hanno sempre guardato con interesse al mondo della creatività, come dimostra il fatto che nel 2011 il Brain Forum, organizzato a Milano da Viviana Kasam al Piccolo Teatro Grassi e all’Istituto universitario San Raffaele, metteva a confronto opere d’arte e mappe dei circuiti neurali ottenute dal neuroscienziato Jeff Lichtman con la tecnica del Brainbow. La mostra Open air, I colori del pensiero, che si svolse parallelamente al Forum, curata da Angelo Bucarelli, accostava le mappe di Lichtman a immagini di diversi artisti, tra i quali Klee, Mirò, Kandinskij, Dalí. 

Si pensi, a questo proposito, ai dripping di Jackson Pollock, a cui il fisico inglese Richard Taylor applicò l’analisi frattale. L’indagine di Taylor partiva dalla convinzione che il metodo scientifico può essere utile per comprendere i dripping, in cui, nonostante il caos apparente, può emergere un ordine che, come in un groviglio sinaptico, lega ogni elemento all’intera costruzione. Nel commentare il film-documentario che Hans Namuth e Paul Falkenberg realizzarono nel 1950-1951 su di lui, Pollock dichiarava fra l’altro che era in grado controllare sempre le sgocciolature del colore, negando che fossero frutto del caso.

Il progetto Human Brains

Il nesso fra ricerca scientifica, processi cognitivi e creatività è stato al centro del progetto Human Brains della Fondazione Prada, che dal 2018 affronta il rapporto tra le neuroscienze e il mondo della cultura, costruendo un terreno di dialogo fra saperi che solo entrando in contatto possono esprimere la realtà in cui viviamo. Il progetto si è sviluppato prendendo in esame, presso la sede di Milano, la coscienza e le patologie degenerative del sistema nervoso. La mostra veneziana It Begins with an Idea (fino al 27 novembre 2022), che riguarda la storia degli studi sul cervello, costituisce un ulteriore passo di questo percorso.

Questo stile di ricerca è presente anche negli scritti di Ernst Gombrich. L’artista è per lui come l’uomo di scienza, che cerca di dare risposta a un problema elaborando ipotesi. Gombrich si riconosce nel metodo delineato da Kant e ripreso da Popper, sostenendo che la nostra mente non riceve passivamente i dati, ma li riconduce a uno schema a priori. I processi che riguardano la creazione artistica non sono allora difformi da altri processi cognitivi. Si pongono così le basi per una proficua collaborazione fra estetica e neuroscienze, nella convinzione che ogni forma di creatività rinvia al cervello e dunque alla nostra costituzione biologica.

Le due culture

It Begins with an Idea vuole esprimere il senso dell’unità della cultura, che quando è tale non conosce separazione fra scienza e umanesimo. Il confronto tra umanesimo e scienza si è espresso in molti casi in termini di contrapposizione, attribuendo alle discipline storico-letterarie un carattere formativo e a quelle scientifiche un ruolo strumentale. Questa tendenza, che in Italia si è manifestata in maniera più radicata, è presente anche in ambienti in cui prevale l’impostazione analitica.

Lo dimostra il saggio del fisico inglese Charles Snow, Le due culture, in cui veniva descritta, nel 1959, la distanza fra scienziati e umanisti. Snow, che diceva di sé di essere scienziato per professione e scrittore per vocazione, avvertiva un certo disagio, durante gli anni trascorsi a Cambridge, nel constatare che nell’ambiente accademico tra letterati e scienziati vi fosse «un abisso di reciproca incomprensione». Considerava difficile, nel tempo dei saperi specialistici, formare uomini e donne in grado di capire il mondo come lo capivano Piero Della Francesca, Pascal o Goethe, ma riteneva possibile educare menti che non ignorassero «l’esperienza immaginativa, sia nelle arti che nelle scienze».

Il neuroscienziato Eric R. Kandel, premio Nobel per la medicina nel 2000, ha ripreso i temi sollevati da Snow, scrivendo che un luogo in cui le “due culture” possono incontrarsi è rappresentato dall’arte contemporanea e dall’astrattismo in particolare. Kandel sostiene infatti che la conoscenza delle basi cellulari e molecolari della memoria e delle funzioni cerebrali in genere, costituisca un passo avanti per comprendere noi stessi. Gli artisti astratti, a suo avviso, avrebbero seguito un percorso simile al metodo degli scienziati, «riducendo le immagini ai loro elementi essenziali di forma, linea, colore o luce».

Il progetto promosso dalla Fondazione Prada, frutto di una collaborazione fra scienziati, filosofi, artisti, scrittori, muove dalla convinzione che ogni forma di sapere ha un valore umanistico se non cede alla tentazione di uno specialismo incapace di cogliere la complessità del reale e l’intreccio di natura e cultura in cui si colloca la nostra esistenza.

Anche quando ci si richiama alla classicità greco-latina, intesa come la struttura portante della civiltà occidentale, non bisogna infatti dimenticare di porre accanto alla tradizione letteraria e filosofica di Omero e Virgilio, di Platone e Cicerone, il sapere scientifico e tecnico di Ippocrate e Aristarco, di Euclide e Archimede.

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