C’è una tensione sottesa nel nostro tempo. Oggi cerchiamo ossessivamente di ridurre il rischio. Ma riemergono forme di desiderio che sembrano rifiutare ogni controllo. Fantasie che esplodono in modo compulsivo o distruttivo, come se cercassero di rompere la gabbia. Perché in assenza di un contatto autentico, il desiderio cerca lo scontro
C’è quella frase famosa: «Tutto ha a che fare con il sesso. Tranne il sesso. Il sesso ha a che fare con il potere». Una frase che di solito piace, che ha successo, ma che potrebbe anche essere confutata dicendo che il sesso ha a che fare col sesso e basta. Si potrebbe dire che il sesso nasce e si alimenta cibandosi di qualsiasi cosa, e il potere è solo un giocattolo che il sesso incontra di frequente, perché l’umanità è ossessionata dal potere. E allora il sesso appunto lo incrocia, lo ingloba. Lo accoglie come tema. Tutto qua.
In verità, forse, non è corretta nessuna delle due impostazioni. Non è corretto affermare un legame indiscutibile fra sesso e potere, così come non è convincente negarlo. Le cose, come sempre, sono più ambigue. Più intelligenti. Malauguratamente meno facili da mettere in uno slogan.
Una dinamica affascinante
Tra sesso e potere esiste una relazione affascinante e inquieta. Non si tratta solo delle evidenti dinamiche che attraversano le interazioni umane, dove desiderio e dominio si intrecciano spesso in modi tortuosi. Più in profondità, entrambi questi concetti ruotano attorno a una questione comune: il rapporto con il rischio e con la sua gestione.
Il sesso, nella sua forma più elevata, è apertura all’altro, all’ignoto, a ciò che non si può del tutto prevedere né controllare. È spinta vitale, voglia di scoperta, avventura dell’immaginazione e del corpo. Non è solo atto fisico, ma esposizione: ci si spoglia, ci si consegna, anche solo per un istante, a qualcosa che non governiamo del tutto. Ha a che fare con la vulnerabilità, ma soprattutto con la libertà. È un’esperienza che può sospendere, almeno temporaneamente, la logica del controllo.
Il potere, al contrario, si fonda proprio sul controllo. È la capacità (il desiderio, l’arroganza) di delimitare, prevedere, contenere. Il potere organizza, gestisce, impone. Non riguarda solo il dominio sugli altri, ma anche il controllo su di sé: l'autodisciplina, il conformismo, la maschera sociale. In questo senso, il potere riduce l’incertezza. Ed è anche un freno, una resistenza al caos del desiderio.
Eppure, proprio nel rischio questi due concetti si incontrano. Il sesso intreccia una relazione complicata col potere. Le fantasie e i giochi di ruolo erotici (non per forza in forme estreme) rendono esplicito ciò che in molte dinamiche affettive rimane latente.
Ma anche rimanendo fuori dai giochi erotici e dalla loro teatralità, il legame tra desiderio e potere è un elemento costitutivo dell’esperienza sessuale: chi sei tu, chi sono io rispetto a te, qual è il pericolo che corriamo insieme, chi rischia di prevalere, chi potrebbe soccombere. Un incontro è fatto anche di questo.
Allo stesso tempo, il potere ha qualcosa di eroticamente magnetico. Da sempre, la figura della persona potente attrae. Per il suo status e perché incarna il regno delle possibilità che si fanno concrete. Il carisma, la leadership, la capacità decisionale. Anche qui, il rischio è un tema: chi detiene potere lo esercita camminando su un crinale sottile. Tra autorevolezza e abuso.
Desiderio e scontro
Perché rifletto su questi incroci? E perché uso la lente del rischio? Perché rivela una tensione del nostro tempo. Oggi cerchiamo ossessivamente di ridurre il rischio: dai sistemi di sorveglianza ai protocolli medici, dagli algoritmi predittivi alle assicurazioni emotive (quel non esporsi, quel salvaguardarsi).
Tendiamo alla gestione preventiva dell’imprevisto, non solo perché la tecnologia lo permette, ma anche perché l’ansia è un fenomeno pervasivo. In questa cornice però riemergono forme di desiderio che sembrano rifiutare ogni controllo. Fantasie che esplodono in modo compulsivo o distruttivo, come se cercassero di rompere la gabbia.
È il caso della bulimia pornografica sempre più diffusa: un consumo estremo in senso quantitativo, corpi che sono solo icone da inghiottire, da attraversare senza un reale incontro. Una fame che anestetizza. È poi il caso delle violenze, ma anche delle immagini rubate senza consenso. Per non parlare delle esplosioni di irrazionalità politica e culturale attorno alle relazioni tra i sessi.
Fenomeni come la “manosphere” nascono da un disagio reale, poi tradotto in rivendicazione violenta. La sessualità qui è territorio da riconquistare, diritto da esigere, arma simbolica. «, oppure è il linguaggio del mercato. Flirta col lato più oscuro del potere.
In assenza di un contatto autentico, il desiderio cerca lo scontro. Lo shock. L’esuberanza irrazionale è spesso una forma di compensazione, un buco nero che pone domande nuove sulla natura dello spazio esistenziale.
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