L’installazione Royal Valkyrie di Joana Vasconcelos nella Tribuna delle Gallerie degli Uffizi, per molti versi il cuore del grande museo fiorentino, apre un luogo simbolico della nostra tradizione culturale a linguaggi in grado di declinare al presente temi che in forme diverse hanno attraversato la storia dell’arte. 

Agli Uffizi, presso la Tribuna, la Valchiria dell’artista portoghese interagisce con uno spazio concepito come wunderkammer, in dialogo con i decori di madreperla  dell’ambiente. Incarnando una forte tensione verso la libertà e l’emancipazione, le Valchirie di Vasconcelos non sono le divinità guerriere che conducono nel Walalla gli eroi morti in battaglia, a cui tuttavia l’artista si ispira. 

Vasconcelos prende così le distanze dall’idea che solitamente abbiamo delle Valchirie,  derivata dai miti norrenici o anche dalle opere di Richard Wagner, spesso tristemente utilizzate in chiave bellicista.

Il progetto

Royal Valkyrie è l’elemento dominante di un progetto espositivo dal titolo Between Sky and Heart, concepito per le Gallerie degli Uffizi. Comprende anche due grandi sculture a Palazzo Pitti.  Esporre espressioni della contemporaneità nei musei di arte antica  è ormai una tendenza diffusa in tutto il mondo, nella consapevolezza che il messaggio della classicità giunge a noi arricchito quando si confronta con il presente senza cedere alle mode. 

Royal Valkyrie si inserisce nella Tribuna come una arcaica divinità femminile mediterranea in un microcosmo prevalentemente andronentrico, consentendo di affrontare il rapporto fra i sessi in un confronto tra forme classiche e gusto postmoderno.

Come ha rilevato Eike Schmidt (il direttore degli Uffizi, che cura la mostra insieme a Demetrio Paparoni), nell’installazione di Vasconcelos si può riconoscere, insieme a un forte impegno femminista, il richiamo a Venere e alla Diana Ephesia.

È questo dialogo tra antico e moderno che rende particolarmente significativa la presenza temporanea di Royal Valkyrie nella Tribuna degli Uffizi, in cui lo spettatore è irretito e sedotto dalle forme sinuose della scultura pensile. La provenienza diversa dei tessuti utilizzati dall’artista per le sue  opere testimonia inoltre la volontà di realizzare un confronto interculturale che superi la rigidità dei confini.

Un intreccio armonico

Le stoffe e i tessuti, costituiscono una costante nella ricerca artistica di Vasconcelos. La metafora della tessitura è frequente nella storia del pensiero e si può trovare in Leibniz come in Kant o in Hume, per i quali le idee si connettono secondo sequenze che hanno il carattere di un ordito. 

La ragione per Vasconcelos deve saper accogliere anche i paradossi, mantenendo sempre uno spirito critico. In questo percorso si incrociano sentieri diversi e  come in un tappeto, in cui paesaggi e colori si fondono, gli oggetti e gli animali di Vasconcelos si ibridano.

L’intrecciarsi armonico e insieme dissonante di fili e di  tradizioni costituisce così una risposta alle soluzioni che privilegiano il conflitto. Ecco perché le Valchirie di Vasconcelos non sono  divinità guerriere. Sono donne che non vogliono  affermare una volontà di potenza ma difendere il dialogo e i diritti umani.

Sincretismo rinascimentale

Il progetto espositivo Between Sky and Heart comprende altre due grandi installazioni. Nella Sala Bianca di Palazzo Pitti il visitatore si trova dinnanzi a un paio di scintillanti sandali femminili di grandi proporzioni e dal tacco alto che devono la loro luminosità non a materiali particolarmente ricercati, ma a pentole e coperchi di acciaio. Seduzione e quotidianità domestica sono così poste ironicamente a confronto.

Nella Sala di Bona Vasconcelos presenta invece una sua versione della Sacra Famiglia, che diviene Happy family. Il cemento, che costituisce la materia dell’opera, non viene utilizzato nel suo aspetto brutalista, ma si trasfigura tra le decorazioni e le applicazioni di lavori all’uncinetto.

L’aspetto leggero delle sculture contrasta con le pareti affrescate, in cui prevalgono scene di guerra e le figure della Madonna e di san Giuseppe rinviano al mito greco più che alla devozione popolare. Si tratta infatti di Flora e Bacco, con al centro un bambino che ha l’aspetto di un bambolotto. Il sincretismo rinascimentale, che proprio a Firenze ebbe la sua massima espressione, rivive così in chiave postmoderna.

Creatività femminista

La solidarietà, l’inclusione, il dialogo costituiscono  la cifra più autentica del lavoro di Vasconcelos, che emerge nell’incrocio tra arte, pratiche artigianali e sperimentalismo. Queste opere, connesse in varie forme alla tessitura, realizzano una sintesi di materiali e di cromie, divenendo simboli concreti del valore della relazione e dei legami che, come la trama di un ordito, delineano l’orizzonte del suo itinerario artistico ed esistenziale.

È evidente la forte attenzione ai temi del femminismo: l’immagine della Valchiria incarna aspetti del mondo femminile che possono essere interpretati entro una gamma molto variegata.

Vasconcelos non pensa però di sostituire al “primato” maschile un “primato” femminile, ma  indica una via in cui le differenze coesistano integrandosi.  Né il maschile, né il femminile possono esprimere in sé la dimensione universale dell’umano, perché, come sostiene la filosofa francese Sylvane Agacinski, ciascuno non è dotato di ciò che l’altro possiede.

Solo il mancato riconoscimento di ciò che si può chiamare la “mistione” di maschile e femminile fa prevalere un elemento sull’altro, annullando la dualità per far primeggiare uno dei due. Le Valchirie di Vasconcelos non vogliono affermare a tutti i costi un’egemonia del femminile-materno, ma intendono instaurare un ordine in cui le differenze possano coesistere nella loro complementarietà e nel loro reciproco riconoscimento.

Nel 2019, in occasione della mostra Branco Luz a Le Bon Marché Rivee-Gauche, Vasconcelos  propose un’opera della serie Valkyrie, indicando, come punto di riferimento Simone de Beauvoir

Nella sua opera, tuttavia, non si manifesta quella radicalità con cui de Boauvoir identificava la liberazione della donna con il rifiuto della maternità, intesa come passività e subordinazione. Vasconcelos si mostra in realtà più vicina a Sylvane Agacinski, secondo la quale la procreazione non costituisce un atto meramente carnale e passivo, in quanto non è incompatibile con le forme di creatività attraverso le quali le donne possono sentirsi libere senza negare la propria specificità di genere.

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