Se scrivi letteratura il lancio del tuo nuovo romanzo può essere complicato, anche se il tuo ufficio stampa continua a dirti che andrà tutto bene e che uscirai sui giornali, andrai in radio e perfino in tv. Festival e club di lettura saranno garantiti, naturalmente.
Non c’è nessun motivo di temere che le cose andranno male, proprio nessun motivo. Sì, è vero, purtroppo hai scritto un romanzo ben fatto, anzi diciamocela tutta, il tuo libro è proprio bello, puro artigianato letterario, solido, ambizioso.
D’altronde hai impiegato circa due anni di spietato lavoro quotidiano per portarlo a termine. Ogni benedetto giorno hai sputato sangue sul tuo tavolino, esigendo da te stesso l’intransigenza che ogni impresa letteraria degna di questo nome richiede. Il gran mondo della comunicazione è immerso in una perenne distrazione, ma fare fiasco non è previsto.
Nei corridoi della casa editrice, alla fine della riunione organizzativa, incontri un altro scrittore bravo con le mani nei capelli, che piagnucola accasciato sul pavimento.

«Che ti piglia?», chiedi.

«È uscito il mio libro è improvvisamente ho scoperto che mia sorella è una tiktoker, mia madre è una book-blogger, il mio migliore amico è un influencer e la mia fidanzata è una social media manager. Mi hanno detto: “Vedrò cosa posso fare per te”. Io non conto un cazzo, io sono soltanto uno scrittore».

La carta stampata

Preoccupato per il lancio, per prima cosa contatti un grandissimo critico letterario che ti stima e ti ha sempre letto e gli chiedi una recensione in anteprima.

«Eh, i tempi sono quello che sono», ti dice il critico.

«Cioè?»

«Sui giornali la letteratura non tira più, mi fanno parlare solo dei bestselleristi. Se vendi meno di centomila copie sei irrilevante».

«Non puoi fare proprio niente?»

«Scordati le terze pagine di cultura, le vetrine, le interviste a cinque colonne…»

«Cosa resta?»

«Potrei tessere un elogio sperticato, ma in un trafiletto vicino ai necrologi».

«Alternative?»

«Di recente mi hanno affidato la cattedra di italianistica in Polonia».

«Ah sì?»

«Scriverò un pezzo accurato sul tuo nuovo romanzo per una pubblicazione interna alla facoltà. Vedrai che sarà un successo, il tuo libro andrà a ruba a Cracovia!»

La radio

Per fortuna il tuo ufficio stampa ti richiama entusiasta: «Andiamo in radio, sei contento?»

«Certo che sono contento, quale radio?»

«Nazionale, ascoltatissima!»

«In diretta o registriamo?»

«In diretta, sei pronto?»

«Ma adesso?»

«Sì, attento ai tempi radiofonici».

«Risposte veloci, lo so».

«Bravissimo, ti chiamano».

Attacchi e un numero sconosciuto appare sul display.

«Buongiorno, la mettiamo in diretta», ti dicono ciangottanti.

«Ok…»

Un breve stacco ed eccoti on air, pronto a lanciare il tuo nuovo romanzo nell’etere.

«Siamo arrivati al consueto appuntamento con il romanzo della settimana. L’autore è in lineaaa?»

«Sì, ci sono, buongiorno».

«Buongiorno, dunque ci può parlare del suo nuovo librooo?»

«Volentieri, il mio nuovo libro parla di…»

«Stupendooo, le facciamo tanti auguri per questa pubblicazione e la festeggiamo con Paperback Writer dei mitici Beatles!»

La tv

«Stavolta facciamo il botto, ti vuole in trasmissione il talk più famoso della tv italiana», annuncia trionfante il tuo ufficio stampa.

«Davvero?»

«Sì, te lo giuro, ti chiamerà uno della rete per un colloquio, soltanto una formalità».

Il colloquio, poche ore dopo, si svolge così.

«Lei ha mai partecipato a un talk show?», esordisce il tipo della rete.

«No, mai».

«Benissimo, ci servono volti nuovi».

«Sono entusiasta di questa opportunità, portare la letteratura nel prime time».

«Che ne pensa dell’attuale governo in carica?»

«Eh?»

«Sui migranti e sugli sbarchi clandestini ha qualcosa da dichiarare?»

«Cosa?»

«E sul reddito di cittadinanza che mi dice?»

«Prego?»

«Veniamo alla guerra in Ucraina…»

«Ci deve essere un errore, io non sono un politico, non sono un economista, non sono un militare, sono uno scrittore».

Richiami il tuo ufficio stampa infuriato. «Ma per chi mi hanno preso in tv?»

«Abbiamo fatto una figura di merda. In tv sei tu che devi interessarti a loro, non sono loro che s’interessano a te».

«E allora niente passaggio televisivo?

«Niente talk in prime time, ma ti ho rimediato comunque una comparsata, io non dimentico mai le promesse!»

«E dove?»

«Devi andare a commentare un posticipo di calcio di serie C, la partita in questione è Avellino-Vicenza».

Festival

«Abbiamo trovato lo slot per presentare il romanzo a un festival importante», ti informa l’ufficio stampa.

«Credo sia molto importante».

«Lo so, per questo sono letteralmente impazzita per trovare questo spazio».

«Non è naturale che un libro di letteratura abbia la possibilità di essere presentato dentro il contenitore di un festival importante?»

«I festival sono occupati militarmente dalle solite persone da trent’anni».

«Cioè?»

«I palchi di rilievo sono di Sasha Nespoli, Renato Ravani, Emilio Bruga, Fabio Ali, Giovanna Castaldi».

«Sempre?»

«Sempre».

«E allora come hai fatto?»

«Fabio Ali è malato, dunque vai tu».

«Quindi andiamo nel palco di rilievo al posto suo?»

«No, sarebbe oltraggioso. Giovanna Castaldi presenterà due volte il suo libro per coprire il collega malato».

«Ah, e io?»

«Per te c’è l’off. Mi hanno assicurato una libreria indipendente per il fuori festival».

Il club di lettura

«Il club di lettura almeno è confermato», sospira l’ufficio stampa.

«Niente scherzi?»

«No no, anche perché il tempo stringe, il tuo romanzo è già uscito da tre settimane e tra poco le librerie lo toglieranno dal bancone delle novità e lo metteranno a scaffale».

«Ok, quanti lettori fanno parte di questo club di lettura?»

«Uno».

«Come uno?»

«Sì, ma i suoi account social sono seguitissimi».

«Ma devo spostarmi per un lettore solo?»

«Non hai capito, questo ha più follower del papa».

«Ha avuto successo parlando di libri?»

«Sì, legge i risvolti di copertina ruttando».

«E gli è piaciuto il romanzo?»

«Non lo so, glielo abbiamo mandato perché legga i risvolti ruttando».

«Cosa?»

«Lo so, sarebbe un sogno. Ma non ci ha ancora promesso niente. All’incontro sarete una cinquantina di scrittori, cerca di emergere dal gruppo, di fargli una bella impressione».

«Il club di lettura è fatto da un solo lettore e cinquanta scrittori?»

«Sì, è corretto. Voi scrittori potete chiedere al lettore tutto quello che volete, si aspetta domande intelligenti. Sarete curiosi, immagino, prendete la parola con ordine, non parlatevi uno sopra l’altro. Tu non irritarlo, mi raccomando».

Il premio

Su tua insistenza l’ufficio stampa ti combinerà un incontro informale con il presidente di un premio letterario ambitissimo, che garantisce al vincitore una moltiplicazione vertiginosa di copie vendute.

«So che conosci i miei romanzi e mi stimi da tempo», dici.

«È vero, io faccio il tifo per te».

«Quindi sarebbe contemplabile una mia eventuale candidatura al premio che dirigi?»

Il presidente sbuffa e consulta un’agendina. «Guarda, per le candidature mi si libera un posto per l’edizione del 2035».

«Prima non c’è proprio nulla?»

«Al momento no, niente, io ti metto in lista d’attesa, nel caso mi si liberasse qualcosa prima, ok?»

«Che posto occupo in questa lista d’attesa?»

«Sei il cinquantanovesimo».

«Non siamo neanche in tanti».

«È quel che dico sempre anch’io. E poi guarda che il 2035 è dietro l’angolo, tu ora a occhio e croce hai una cinquantina d’anni, no?»

«Sì, esatto».

«E allora che problema c’è? Tra 12 anni sarai un ragazzino, uno splendido sessantenne. Peraltro molti di quelli che formano l’attuale comitato direttivo saranno schiattati e, resti tra noi, per te sarà un bene».

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