- Sembra che ci siano franate addosso tante tragedie tutte insieme. La reazione è stata l’ottimismo coatto, a partire dal famigerato “andrà tutto bene”: sui media è proibito parlare di sfiducia
- Ci troviamo di fronte a una speranza ideologica, che assume tre diverse posture: l’indignazione esibita per le storture del mondo, la pianificazione a lunghissimo termine e il gettarsi ciecamente nel mezzo dell’attivismo
- Ma non c’è niente di male a constatare l’impotenza personale o collettiva, non c’è niente di male nell’insegnare ai giovani la disperazione: non è il cinismo contro l’entusiasmo, anche nella conoscenza c’è passione
Sarà stato il Covid, sarà la guerra, saranno l’arroganza della tecnologia e gli equilibri geopolitici che si sfarinano, fatto è che il nostro orizzonte è diventato più stretto e contraddittorio. Da un lato ognuno di noi sa, anche senza dirselo, che pensare a una rivoluzione in occidente è autolesionista e che perfino una rivoluzione nel campo avverso pare tutt’altro che augurabile (quanti hanno fatto gli scongiuri, pregando che Putin non venisse rovesciato?). Dall’altro lato, si ha l’impressi



