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Ci sono autrici nei cui scritti non abita dolore, per cui la letteratura è bestia di gioia, e gioia deve saper produrre
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È questa la forza rovinosa che guizza nelle lettere di Anna Maria Ortese a Marta Maria Pezzoli, da lei chiamata Mattia, tra il maggio del 1940 e il gennaio del 1944
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Queste lettere inedite di recente sono state raccolte per i tipi di Adelphi in Vera gioia è vestita di dolore. Lettere a Mattia.
Ci sono autrici nei cui scritti non abita dolore: non perché cieche alla risaputa tetraggine della vita umana, ma perché convinte che la letteratura non sia il luogo di rancori e rimpianti sparsi. La letteratura è bestia di gioia, e gioia deve saper produrre. Tra le loro righe non si troverà il vittimismo acrimonioso di chi medita sull’inevitabile destinazione degli umani alla morte, ma un grido condensato in un linguaggio che rampolla da registri cosmici, gravidi di uno stupore senza lacrime.



