Ultima puntata, lunga, prima delle vacanze, di questa rubrica che da tre anni analizza ogni settimana la classifica dei libri. La classifica non è un indice di qualità dei libri, come moraleggiano quelli che la snobbano; hanno un bel da protestare, invidiosamente, quelli che non c’entrano mai.

È piuttosto una tac del mercato editoriale e una mappa attendibile dei gusti, spesso volatili quanto capricciosi, a volte misteriosi, dei lettori di libri italiani. Che sono fatti così. Gente volubile. Una volta davano retta a Costanzo, poi a Fazio, adesso a TikTok.

Molti subiscono la suggestione, e, adornianamente, l’aura, oggi diremmo l’hype, del catalogo Adelphi. Se poi muore l’autore, come nel caso di Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere torna in top ten. Neanche fossimo ai tempi di Arbore, D’Agostino e dell’edonismo reaganiano.

Altri prendono molto sul serio l’esito del Premio Strega, il più ambito tra gli scrittori e gli editori, e premiano col primo posto Come d’aria di Ada D’Adamo, che lo ha vinto postumo per Eliott. È il caso editoriale dell’estate. Assieme alle Tre ciotole il romanzo corale di Michela Murgia da Mondadori.

Due libri in poche settimane alle soglie delle centomila copie. Per la sfortunata esordiente che non si può godere questo successo, è scomparsa a primavera dopo avere saputo dell’ingresso del suo libro nella dozzina dei candidati Strega. E per Michela Murgia, la più radicale e importante scrittrice e attivista italiana. Sono due libri che correranno per tutta l’estate.

Il risiko editoriale

Ancora mosse impreviste nella movimentata estate editoriale, tra l’effetto domino e le strategie di risiko innescate dall’acquisizione feltrinelliana di un intero gruppo di lavoro di Neri Pozza, guidato da Giuseppe Russo, ex direttore editoriale Neri Pozza.

Che ribatte con l’acquisto da Mondadori, (nel senso sublime del calciomercato che lui, il nuovo direttore, conosce benissimo e qui la partita potrebbe essere un Milan vs Lanerossi Vicenza, anche se lui è tifoso del Mantova) di Giovanni Francesio che va appunto a guidare l’editore veneto e lascia la narrativa italiana a Marilena Rossi, una editor molto capace, che già si occupava degli autori più importanti della squadra di Segrate: Teresa Ciabatti, Alessandro Piperno, Fabio Genovesi, Alessandro D’Avenia (subito dopo le vacanze in libreria con Resisti, cuore. L’Odissea e l’arte di essere mortali) che scrivono tutti per il Corriere; e delle nuove voci più brillanti quali quelle di Jonathan Bazzi, Daniele Mencarelli, Mattia Insolia che ben conosciamo perché scrivono su Domani.

Una donna a dirigere la narrativa del maggiore editore italiano, Mondadori. Dovrebbe essere ovvio. Non lo è. È una notizia. È la prima volta, dopo il caso di una breve condirezione in passato della preclara Renata Colorni. Bene: nuove forze in campo e diverse casacche per combattere per i posti al sole delle classifiche future.

Le imprese delle femmine

Intanto si fa onore una debuttante talentuosa da Feltrinelli, Aurora Tamigio col suo Il cognome delle donne. Al sesto posto.

Come in una cucitura ben fatta, le donne si tramandano un filo che spesso non si vede, se ne sta nascosto nelle pieghe, nell’interno dei tessuti, nel ricordo di una imbastitura, nei nodi sotto i bordi, nei rammendi fatti per non essere notati. Tuttavia, se si avvicina un po’ lo sguardo, eccolo quel filo robusto, l’eredità femminile.

È questo che fa Aurora Tamigio, si avvicina e la dispiega davanti a noi in un romanzo che è un racconto a voci che, sera dopo sera, si avvicendano perché il cognome delle donne non sopravvive (quasi) mai, ma le storie delle madri e, prima di loro, quelle delle loro madri sono anche la nostra storia, senza di esse ci mancherà sempre la metà del mondo, per capire chi siamo e da dove siamo venuti.

«Le imprese delle femmine – mi racconta Aurora Tamigio – si perdono nei racconti delle famiglie: questo perché le donne, lungo la loro esistenza, sono abituate a liberarsi delle cose. A cominciare dal cognome. Mi sono ispirata ai romanzi di Isabel Allende, Gabriel García Márquez, Angeles Caso e Rosetta Loy per raccontare l’eredità delle donne come qualcosa che quasi mai riempie le cornici e viene esposta sulle mensole, ma che sempre trova posto nelle fisionomie, nell’intonaco dei muri e nelle cuciture più interne dei vestiti.»

Buona estate, la classifica dei libri ritorna a settembre. Per analizzare e discutere la nuove uscite della nuova stagione dei libri, dei romanzi e dei saggi. Per un’estate leggente vi ricordo i migliori romanzi dell’anno, date retta a me.

A mio opinabile giudizio: Tasmania di Paolo Giordano, La vita intima di Nicolò Ammaniti, entrambi Einaudi, La ricreazione è finita di Dario Ferrari, Sellerio, (questi due più divertenti), e Le ferrovie del Messico, 816 pagine, da Laurana, di rivelazione di un nuovo scrittore: Gian Marco Griffi che dirige un circolo di golf e ci avverte:  «Essere lirici e ironici è la sola cosa che ci protegge dalla disperazione assoluta»

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