- Da quarant’anni Kundera, morto il 17 luglio a Parigi, aveva scelto di non rilasciare interviste e di non apparire dal vivo
- Le sue opere più famose, su tutte ovviamente il romanzo L’insostenibile leggerezza dell’essere, continuano a parlare alle più diverse generazioni, anche grazie alla fiducia straordinaria che Kundera ha sempre dimostrato di avere per la letteratura, mai vissuta come una missione
- Eppure il suo capolavoro, come spiega anche Ena Marchi, sua storica traduttrice ed editor per Adelphi, «appartiene ai grandi romanzi del Novecento perché è un libro indefinibile»
Ha scritto Gustave Flaubert che «l’artista deve fare in modo che la posterità creda ch’egli non abbia vissuto» e questa frase stava particolarmente a cuore a Milan Kundera, nato in Repubblica Ceca nel 1929 e morto mercoledì 12 luglio a Parigi, a 94 anni, che non a caso amava citarla. È in effetti una riflessione in cui lo scrittore francese poteva tranquillamente specchiarsi, se si considera la scelta radicale di parlare solo attraverso la sua opera, di essere presente nell’universo culturale e



