Cara Giulia,

vorrei condividere con te e i lettori di Domani qualche riflessione dopo la festa della mamma. Io sono madre di due ragazzi fantastici, che ora sono dei giovani adulti di cui posso dire senza esitazioni di essere molto fiera. Fiera perché ci ho messo del mio, li ho accuditi, accompagnati, amati in ogni giorno della mia vita e non mi pento di niente, nonostante i momenti di difficoltà che, come per tutti, ci sono anche stati.

Quello che mi preme raccontare però è che per essere madre mi sono trovata a sacrificare la carriera e ora, a cinquant’anni suonati, se faccio un bilancio delle scelte che ho fatto e dei bivi che ho imboccato devo ammettere che mi dispiace aver lasciato andare una parte di me così facilmente. Questa quindi, più che una richiesta di consigli, è una lettera alle giovani mamme di oggi, che vorrei incoraggiare a non scegliere mai fra l’una e l’altra cosa. Non rinuncerei mai ad essere una mamma, ma vorrei non aver rinunciato neanche a realizzarmi in altri sensi.

M.


Cara M.,

grazie per questa lettera, che mi permette di lanciarmi in una tirade contro il sistema. Quello che scrive è sacrosanto, ma non vorrei dare l’impressione che la scelta forzata tra famiglia e lavoro delle donne italiane fosse, per l’appunto, una scelta. Siamo davvero nelle condizioni di scegliere? Può una donna, giovane per di più, decidere per sé stessa di fare entrambe le cose senza andare incontro a conseguenze estenuanti quando non catastrofiche? Io onestamente mi chiedo spesso cosa ci impedisca di scendere nelle strade ogni giorno e dare fuoco a tutte cose (nel mio caso lo so cos’è: un mix di pigrizia e ignavia). Un padre in Italia ha diritto a dieci giorni di paternità retribuita, e questo è tutto quel che ho da dire sulla parità nel nostro paese. Dieci giorni. Neanche il tempo di finire il primo pacco di pannolini.

Esiste, a onor del vero, anche il congedo parentale per gli uomini, con vari mesi a disposizione (dieci) per una durata complessiva di tutto rispetto, ma a molti sembra ancora strano usufruirne, come se fare quello che le donne hanno fatto per secoli (stare a casa a prendersi cura della quotidianità di una famiglia) equivalesse a farsi tagliare gli zebedei (le gabbie culturali del maschio sono spesso perverse e vincolanti quanto quelle delle donne). E invece sapessero quanto sono boni quei padri nordici con venticinque bambini nel carretto trainato dalla bici.

Ma secoli di cultura sessista non si sradicano in cinque minuti e io confido che la mia generazione – una generazione di pippe, perlopiù, ma sensibili alle ingiustizie – abbia voglia di cambiare le cose. Io per dire non ho figli ma mi piacerebbe averli un giorno, e preventivamente sto già litigando con il mio fidanzato per chi lavorerà di meno: entrambi desideriamo ardentemente non uscire mai più di casa. Lo sente, questo vento di cambiamento e fancazzismo?

Giulia

Cara Giulia,

sono felicemente fidanzato con quella che credo potrebbe essere la donna della mia vita. Stiamo insieme da un annetto, ma hai presente quella sensazione di conoscere una persona da tutta la vita? Ecco, io e lei siamo così.

Faccio questa premessa per dire che sono molto innamorato e non vorrei mai turbare l’equilibrio perfetto che abbiamo costruito. Stiamo andando a vivere insieme e non potremmo essere più felici di questa novità.

L’unica cosa che mi sembra un po’ “squilibrata” è il modo che abbiamo di vivere al di fuori della nostra relazione. Io ho una vita sociale mediamente attiva, vedo volentieri diversi amici e includo la mia ragazza spesso e volentieri. Sono uno sportivo, quindi trovo spesso varie cose da fare, con o senza di lei. Quello che mi dispiace è che lei invece non sembra avere molto al di fuori del nostro rapporto. Non frequenta volentieri i colleghi di lavoro, le sue amiche vivono in gran parte in un’altra città, non ha hobby o passioni sue e a volte ho paura che il suo benessere dipenda troppo dai miei programmi (a volte colgo un po’ di tristezza nei suoi occhi quando le dico che ho altro da fare senza di lei). Pensi che sia salutare o devo affrontare il discorso con lei?

L.


Caro L.,

proprio salutare in effetti non mi sembra. Sono molto convinta che per stare bene in una coppia si debba prima imparare a stare bene da sé. Però non si può neanche obbligare una persona ad avere una vita sociale che non vuole avere. Magari le piaci tu e basta ed è contenta così. Di nuovo, non un atteggiamento sanissimo, ma che ci vuoi fare? Magari le basta vedere le amiche una volta all’anno o magari ha un animo vintage e intrattiene lunghe corrispondenze cartacee di cui non sei a conoscenza. Non so bene cosa consigliarti, ma sappi che la convivenza potrebbe esacerbare questa dinamica. Tu nel dubbio continua a fare la tua vita, conserva gelosamente la tua identità autonoma. È la cosa più preziosa che hai (a meno che tu non possieda un uovo fabergé, in tal caso la cosa più preziosa è l’uovo fabergé).

Giulia

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