Una donna insieme indecisa, nevrotica, spaventata, regina, blaterante, scrittrice, fotografa, nullafacente, poteva essere coperta e scoperta nelle mie paure e nei miei desideri
- Questo articolo è tratto dal nostro mensile Finzioni, disponibile sulla app di Domani, sullo sfogliatore online e in edicola.
Ho conosciuto Diane Keaton, come moltissimi, nei film di Woody Allen. Per mia madre Woody Allen e Diane Keaton insieme erano un valore, c'erano tre cose che, gira che ti rigira, dovevo saper fare bene nella vita: nuotare al largo, parlare e scrivere in un buon se non ottimo italiano e in qualche modo, imparare a praticare l'umorismo, ecco tutto. Sul resto non è questa la sede adatta ad approfondimenti, ma posso dire qui che per l'umorismo non c'erano né mai ci sono stati dopo altri maestri, non c'era altra cioè ironia possibile rispetto a quella che Diane Keaton e Woody Allen che passeggiano per le strade di New York potevamo involontariamente insegnarmi. Nonostante questo, mia madre, grande ispettrice ma anche praticante di forme di libertà, non mi ha mai sottoposta alla visione di film che io da me non volessi guardare e anzi, si è sempre limitata con grande discrezione e lungimiranza, a farmi trovare un gran numero di vhs in giro per casa, tutte contenenti film di qualità, così che un giorno potessi in qualche modo, volendo, fare da me, e innamorarmi di cose come Annie Hall e Manhattan . E io naturalmente non mi innamoro.
I film fanno ridere e piangere
Dunque, ossessivamente, iniziai a costringere i miei compagni e le mie compagne di scuola, dalla seconda media in avanti, a guardarsi e riguardarsi film che mi facevano impazzire dal ridere e mi facevano piangere, pellicole di cui potevamo comprendere scientificamente, per deficit anagrafici e dunque esperienziali, un quarto delle battute, eppure con quali potevamo inspiegabilmente ridere e sorridere e piangere comunque. E dunque come dire di quelle ripetute risate a ogni visione vedendo quelle aragoste, pronto a essere cucinate, camminare per casa e cercare di nascondersi dietro i mobili? O di tutte le volte in cui parlando con qualcuno ho avuto l'istinto di non farmi comprendere e mandare tutta la conversazione in malora solo per uscirmene a un certo punto dicendo: “io sono di Filadelfia” e poi scoppiare a ridere da sola, come Diane Keaton dice a Woody Allen a Manhattan poco dopo il loro primo incontro?
I sentimenti dello spettatore
Questi film, e poi tutti gli altri della coppia che aveva già finito di essere una coppia e sarebbe al contempo rimasta coppia per sempre nell'immaginario di tutte e tutti, sono entrati nella mia vita e non se ne sono andati mai, anche adesso mentre scrivo e li ricordo so che non passeranno due mesi prima che io li riveda per l'ennesima volta e per la prima, ancora. Schermo dopo schermo, proiezione dopo proiezione, in sala e nelle case in cui ho vissuto, su lenzuola, pareti e con proiettori o minuscoli computer, ho messo a fuoco come il magma emotivo e dialettico di Allen e Keaton riuscisse e riesca sempre a costruire una calotta protettiva e morbida in grado di ospitare una gamma vastissima di sentimenti dello spettatore ma, per quanto mi riguarda, c'è anche qualcosa in più. Diane Keaton, che arriva a me tramite lo specchio materno, è stata la rappresentazione di possibilità femminili inedite e alternative, Keaton abbandonò il cognome Hall, quello del padre, per adottare quello di sua madre lavorare e sull'immaginario del pubblico invitandolo a pensare di condividere una parentela con Buster Keaton: tutto, nel suo dna di umano sociale e nel suo dna artistico, grida ai femminismi ea un rapporto nuovo con l'autorità patriarcale e il femminile. Diane Keaton, non è un caso, mi ha immediatamente mostrato, come un'estensione materna sullo schermo (al punto da farmi pensare che il suo modo di truccarsi o indossare completi dal taglio maschile, somigliasse incredibilmente a quello di mia madre, che osservavo prepararsi la mattina, nel mio incanto infantile sulla porta del bagno) come potevo diventare e anche come potevo desiderare, come potevo essere molte cose insieme oppure nessuna: una donna insieme indecisa, nevrotica, spaventata, regina, blaterante, scrittrice, fotografa, nullafacente, poteva essere coperta e scoperta nelle mie paure e nei miei desideri, essere lettrice, sola, oppure essere insieme a qualcuno, poteva anche essere terribilmente triste. Sarebbe andata bene comunque.
La sua storia si cede al passato
Non credo che ci sia stata mai qualcuna al cinema di cui poter dire qualcosa di tanto forte e di spaventosamente privato e insieme politico come: mi ha insegnato ad essere una donna esattamente come preferivo ma anche come semplicemente potevo. I suoi personaggi e la sua storia si cedono il passo, sono entrambi così intimamente forgianti e decisivi da definirti come spettatrice e insegnarti molto come donna. Questo vale per Annie Hall, certamente, piccola e scomposta Annie Hall, triste, sensibile e spaventata, Annie Hall che siamo tutte noi, decine di volte nella nostra vita; vale per i film con Woody Allen, sì, ma anche per alcune pellicole diversamente illuminate e all'avanguardia, dal leggero ma importante Baby Boom , al capolavoro oscuro e doloroso Looking for Mr.Goodbar .
Come per Robert Redford, di cui andavo scrivendo sullo scorso numero di Finzioni all'interno di un ritratto di Claudia Cardinale, anche nel caso di Diane Keaton parliamo di un'attrice per cui fare cinema significava fare politica attraverso una continua scelta di che attrice essere, e anche di che personaggi poter essere per chi guarda. Gli occhi di Keaton mi hanno conquistata subito perché se è vero che ogni donna può arrivare a sentire il dolore e l'amore delle altre donne guardandole negli occhi, quelli di Keaton sono occhi pieni di humor, di una sagacia e di una dolcezza spinose e insieme bergmaniane, nessuna ha quegli occhi nella storia intera del cinema americano: sono occhi pieni di un senso nuovo di indipendenza a Hollywood come a casa propria, inseriti in un preciso asse della storia delle attrici e del cinema degli USA che inizia da Katharine Hepburn e non finirà mai il suo corso, occhi immalinconiti pieni di domande d'amore, occhi che piacciono agli autori ma tornano spesso da soli a casa la sera.
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