Si parla di organizzazioni che partono da ideali ecologici e, con le loro attività, creano posti di lavoro e inclusività: «Quando qualcuno assaggia i nostri prodotti, non compra solo una marmellata: entra in contatto con un’esperienza di rinascita e fiducia»
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A Montorio, il carcere di Verona, la parola “scarto” è stata messa in discussione. In un laboratorio accessibile all’ala femminile, la frutta invenduta viene recuperata, lavorata e trasformata. Ma a cambiare davvero sono le persone: per le detenute che producono marmellate e conserve, salvare ciò che il mercato non vuole significa ritrovare anche una parte di sé.
Il progetto affonda le sue radici nel 2018, quando la Cooperativa Sociale Panta Rei, già attiva con percorsi di formazione per persone fragili, intercetta un problema evidente. «L’idea è nata osservando enormi quantità di frutta e verdura destinate allo smaltimento», racconta la presidente Elena Brigo. «Se questo cibo viene considerato scarto solo per forma o calibro, perché non valorizzarlo, così come si può fare con persone spesso emarginate?».
Valorizzare materiale di scarto
Da questa intuizione nasce R.E.A.L. FOOD (Recupero delle Eccedenze Alimentari attraverso il Lavoro), che nel 2022 approda definitivamente nel carcere veronese grazie alla volontà della direttrice Francesca Gioleni. Così, l’8 marzo 2023 viene inaugurato il laboratorio Imbandita – La tavola del riscatto, con lo slogan “Donne dentro”. La cooperativa recupera, a un prezzo simbolico, le derrate invendute, che vengono poi trasformate in conserve dalle detenute. Oltre a imparare competenze professionali spendibili nel mondo del lavoro, acquisiscono autonomia e consapevolezza. «Il laboratorio non è solo produzione alimentare», sottolinea Brigo, «È un percorso di riscatto: imparare a gestire tempi, procedure e qualità significa riscoprire un orgoglio spesso perduto».
Riscoprire sé stesse con un’iniziativa che funziona
I dati parlano chiaro: dal 2022 Imbandita ha salvato 15.000 kg di eccedenze alimentari e formato 20 donne, garantendo un impiego stabile a oltre 30 persone, contando anche chi lavora nei servizi esterni della cooperativa. L’iniziativa, alla quale da poco si è aggiunto il pastificio presente nell’ala maschile del carcere Pasta D’Uomo - Mai stati Così Buoni, è sostenuta dalla Fondazione San Zeno, che finanzia percorsi formativi, incentivi all’assunzione e l’acquisto dei macchinari. «Vedere persone che, attraverso il lavoro sul cibo, riscoprono abilità, responsabilità e perfino un orgoglio che credevano perduto per noi è fondamentale», spiegano dalla Fondazione. «È questo l’elemento umano che dà senso al progetto».
Brigo rivendica con orgoglio la dimensione della sostenibilità: «Siamo un’impresa sostenibile: vendiamo prodotti di qualità e reinvestiamo i margini nelle attività. Chi acquista contribuisce a un impegno sociale concreto”. E aggiunge: “L’80-85% dei nostri lavoratori sono soggetti svantaggiati, molto oltre il 30% richiesto per legge. Includiamo chi ha più bisogno”.
Inclusione e opportunità lavorative
L’inclusione, al di là delle complessità logistiche, va oltre il carcere. Le conserve vengono distribuite anche a Villa Buri, dove la cooperativa gestisce il Bar Fuori Luogo: uno spazio in cui l’alimentazione consapevole si intreccia con il turismo responsabile, offrendo al contempo opportunità lavorative a persone con fragilità psichica. È qui che il cerchio si chiude: il cibo recuperato diventa prodotto, il prodotto genera formazione, la formazione si trasforma in lavoro e il lavoro in inclusione. «Quando qualcuno assaggia i nostri prodotti, non compra solo una marmellata: entra in contatto con un’esperienza di rinascita e fiducia», spiega Brigo. L’ultima iniziativa, proprio di fronte al carcere di Montorio, è la gestione del Circolo Primo Maggio: un bar in cui trovano impiego persone svantaggiate e che si integra anche con il centro sportivo e ricreativo.
In Italia si sprecano ogni anno 5,6 milioni di tonnellate di cibo, pari a quasi 8 miliardi di euro. La circolarità di Panta Rei interviene in ogni passaggio: raccolta delle eccedenze, trasformazione nei laboratori, vendita nei bar sociali, formazione continua. La filosofia alla base è semplice, ma radicale: ciò che appare imperfetto non va buttato. “Lo scarto, se lo guardiamo con un’ottica diversa, può diventare qualcosa di estremamente prezioso”, afferma Brigo. In cucina, come nella vita, nulla va sprecato quando qualcuno decide di restituirgli valore.
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