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Ottobre 1979. Roma, quartiere Montesacro. Siamo in quattro a caricare i libri nel piccolo ascensore. Sono duemila copie, quelle che restano dopo aver spedito dalla tipografia al distributore il grosso della tiratura dei primi due volumi che pubblichiamo.
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Chi ha ucciso queste (e tante altre) case editrici idealiste e artigiane? Cominciamo da due vecchie conoscenze del capitalismo criminale: la finanza e l’immobiliare.
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Già incontrare questi tre figuri – il banchiere, l’immobiliarista e Amazon – in una strada buia di periferia farebbe scappare chiunque fosse intenzionato a dar vita a una casa editrice con ambizioni non solamente commerciali. Ma ci sono nemici ancora più insidiosi.
Ottobre 1979. Roma, quartiere Montesacro. Siamo in quattro a caricare i libri – avvolti in pacchetti di carta da dieci copie – nel piccolo ascensore, schivando le grida rabbiose della portiera («Guasterete l’ascensore!»): io, Sandra, Nennella e Pietro. Sono duemila copie, quelle che restano dopo aver spedito dalla tipografia al distributore il grosso della tiratura dei primi due volumi che pubblichiamo: Esplosione di un impero? e Cenere e diamanti. Il primo è un saggio profetico sulla fine de



