Per due anni Carlo Conti sarà il conduttore del Festival di Sanremo e ne sarà il direttore artistico. È una scelta scontata, che va nella direzione della sicurezza: e il limite più grande è proprio questo, perché nel momento in cui la Rai avrebbe potuto accompagnare una rivoluzione, ha scelto invece di fare un passo indietro e di pescare fra le “riserve della Repubblica”.

Conti rappresenta la tradizione e la nostalgia, è perfetto quando conduce “I migliori anni” e “Tale e quale show”. È altrettanto perfetto per riportare in vita il “Rischiatutto”, in un’edizione speciale per i 70 anni della Rai.

In effetti è perfetto anche per un Sanremo pippobaudesco, che piacerà a chi è abituato a quel tipo di prodotto. Ma è la scelta sbagliata se si vuole invece continuare sulla strada di Amadeus e magari fare un passo ulteriore. Si può pure immaginare che Conti farà di tutto per accontentare il pubblico più giovane, ma sarà comunque una maschera. Come il trucco che si mettono i suoi concorrenti a “Tale e quale show”.

La musica

Ovviamente anche Amadeus si era costruito abilmente un’immagine di rivoluzionario, affidandosi, diceva, ai consigli del figlio adolescente. Di fatto, la sua vera fortuna era stata quella di riuscire a mescolare fra gli umori del pubblico, in maniera quasi scientifica. Riservava una quota alla tradizione (come i Cugini di campagna o i Ricchi e poveri), ma dava priorità a quei cantanti che già popolavano le classifiche degli streaming (come Lazza o Geolier) o avevano il loro seguito su TikTok (come Ariete, Alfa o La Sad).

Per farlo ha scelto anche di fare qualche azzardo, che poteva essere frainteso dal pubblico del festival, e che invece ha permesso di riavvicinare un pubblico che nemmeno conosce la televisione, contribuendo ai risultati dell’auditel. Conti dimostrerà lo stesso coraggio?

I suoi tre festival del 2015, 2016 e 2017 avevano incoronato come vincitori Il Volo, gli Stadio e Francesco Gabbani (ma in un’edizione in cui la vincitrice designata doveva essere Fiorella Mannoia): non proprio degli innovatori. I prossimi mesi saranno dunque decisivi per capire quale direzione prenderà ora, soprattutto nelle scelte artistiche. A partire dalle persone che deciderà eventualmente di inserire nella sua “commissione musicale” e dalle scelte che farà per il regolamento.

Intanto nel collegamento con il Tg1, dove è stato ufficialmente incoronato nuovo patron del festival, ha avuto la cura di mettere in mostra un paio di vinili sullo sfondo (The dark Side of the Moon, dei Pink Floyd e 1 dei Beatles), come a ribadire che lui la musica la conosce bene: «Torno a Sanremo dopo sette anni e cercherò di riprendere il lavoro fatto e portato avanti alla grande dalle due edizioni di Baglioni e alla grandissima dalle cinque di Amadeus», ha detto. «La musica come sempre sarà la protagonista».

La scelta scontata

Con Conti tutto sembra ecumenico, persino le battute («I “Conti” tornano sempre», ha detto al Tg) sembrano ricavate da un manuale del bon ton. Poco importa che su Twitter le prime reazioni non siano state troppo entusiastiche e quasi sempre contro «la minestra riscaldata», la Rai ha deciso di giocarsi l’asso che aveva nel suo mazzo di carte, per usare il jolly in un altro momento. Sempre che quel jolly esista davvero.

Conti porta con sé una nicchia di pubblico che altri non possono donare con la stessa sicurezza. Per Alessandro Cattelan sarebbe stata una rincorsa continua, come ha dimostrato pochi giorni fa l’insuccesso del suo nuovo programma (la prima puntata di “Da vicino nessuno è normale”, in prima serata su Rai 2, si è fermata al 5,5 per cento di share).

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Stefano De Martino è atteso alla prova di un altro dopo-Amadeus, con i pacchi di “Affari tuoi”. Fra le possibili conduttrici (Antonella Clerici, Maria De Filippi, Alessia Marcuzzi o Milly Carlucci, ma anche Andrea Delogu, Ema Stokholma, Geppi Cucciari, Paola Cortellesi, Virginia Raffaele, Chiara Francini, Giorgia, Francesca Michielin o Mia Ceran…) nessuna sembra sia stata davvero considerata come una vera possibilità, perdendo un’ulteriore occasione per innovare.

Negli ultimi trent’anni le uniche eccezioni, in un panorama solo maschile, sono state Raffaella Carrà (2001), Simona Ventura (2004) e Antonella Clerici (2010). Si tornerà ad aspettare un’altra eccezione forse per il 2027.

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Il vero problema per la Rai è proprio l’incapacità di costruire nel tempo vere alternative a Carlo Conti. Lo stesso Cattelan è costretto all’eterna gavetta di chi a 44 anni è considerato ancora troppo giovane per un salto di carriera.

Sanremo anche in questo è un perfetto ritratto del paese: si loda l’innovazione e si cercano i cambiamenti, ma difficilmente si preparano nel tempo. Con l’eterna paura di osare e poi di farsi trasportare troppo alla deriva. In fin dei “Conti” è meglio tornare al solito porto sicuro.

Il confronto

Anche perché la Rai attuale non sembra nelle condizioni di sperimentare troppo. Secondo le indiscrezioni, Amadeus ha deciso di andarsene anche a causa delle pressioni ricevute sul festival. Con Conti si vuole probabilmente avere la sicurezza che le inevitabili polemiche saranno anestetizzate dalla professionalità del timoniere.

Resta da vedere come reagirà il pubblico. Nei tre anni della sua conduzione di Sanremo, Conti aveva ottenuto una media di share sempre superiore al 45 per cento (rispettivamente 46,8, 47,7 e 48,9 per cento). Qualche mese fa Amadeus ha raggiunto lo share del 66 per cento.

Ma è soprattutto su un altro dato che si giocherà l’inevitabile confronto: i giovanissimi spettatori, quelli che hanno seguito il festival per la prima volta negli ultimi anni, continueranno a farlo?

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