- Che cos’è contemporaneo? Questa la so. Contemporaneo è giocare a carte scoperte. Non ci va più di raccontarci frottole, ormai lo sappiamo cos’è che fa muovere le cose e le persone, quali sono i meccanismi, gli interessi, è inutile nascondersi dietro un dito, eccetera.
- Questa cosa di giocare a carte scoperte c’entra con una storia che mi ronza in testa da settimane. (Poi vedrete che alla fine ne ho scelta un’altra, quella dell’uccello che non mi si rizza, ma intanto sentite questa).
- C’è una persona, non so ancora se uomo o donna, che sente il bisogno di avere un segreto. Ma non dev’essere un segreto del suo passato.

Chiama Beppe e mi fa: «Vorrei un racconto da te». «Un articolo, vuoi dire?» gli chiedo (ma nel frattempo il racconto l’ho scritto, eccolo, contiene qualcosa che nessun italiano ammette mai, vi racconterò quella volta che non mi si è drizzato l’uccello). «No, no, un racconto. Stiamo per uscire con un nuovo supplemento del giornale. Lanciamo il primo numero al Salone del libro». «Bel colpo». «Avrà molta visibilità. Quindi dacci dentro». Panico. Marasma. Ansia da prestazione a mille



