Vietate gonne troppo corte, pance scoperte, unghie eccessivamente lunghe, pantaloni strappati o barbe incolte, solo per fare alcuni esempi. Tanto che chi non rispetta le norme potrebbe incorrere in sanzioni. Secondo quanto emerge dalle ricognizioni di circolari e depliant diffusi dalle scuole del nostro paese con l’avvio dell’anno scolastico, è necessario indicare agli studenti il dress code da seguire in classe per fare in modo che l’abbigliamento risulti «sobrio».

Secondo altri, invece, il modo di vestire oggi, soprattutto durante l’adolescenza, è espressione di identità e un modo di comunicare con i compagni. C’è, infine, chi sostiene che quello degli abiti da indossare a scuola sia un problema non tanto per il decoro, quanto perché spesso specchio della condizione economica delle famiglie e quindi fattore di discriminazione. Per questo, sulla nostra newsletter Tempo Pieno abbiamo chiesto a lettori e lettrici cosa ne pensassero a partire da un sondaggio con quattro possibili risposte. Ecco i risultati.

IL SONDAGGIO

Quasi il 70 per cento dei lettori e delle lettrici sostiene che non serva imporre regole dall’alto. Perché sarebbe meglio stimolare il dibattito in classe con l’obiettivo di spiegare agli allievi che ci sono occasioni in cui è necessario adeguare il proprio outfit allo spazio che si frequenta. «Credo che il primo input debba arrivare dai genitori», ha argomentato un lettore. Mentre un altro ritiene che «introdurre una regola calata dall'alto aumenta la resistenza sia verso la regola stessa che verso l'autorità, con una spinta verso la contestazione così come è spirito dell'età adolescenziale» e inoltre «limita l'espressione individuale e i valori di altre persone verrebbero imposti a una generazione diversa da quella che l'ha pensata». Perciò ritiene che sarebbe «più utile e costruttivo chiedere agli studenti stessi di creare una regola che medi le esigenze scolastiche con quelle degli studenti, facendoli diventare parte attiva di un processo e di un'istituzione e di un luogo».

Al contrario, il 23 per cento concorda che debbano essere le scuole a indicare agli studenti cosa indossare in classe. Sulla base della convinzione che gli istituti scolastici siano ambienti che meritano rispetto e i regolamenti servono proprio a evitare che gli allievi si presentino in classe con un abbigliamento improprio. «Direi che più che indicare agli studenti come vestirsi, gli insegnanti è giusto che indichino come non vestirsi», ha scritto un lettore. Un altro poi ritiene che «sia corretto mettere un regolamento» e allo stesso tempo «questo non esclude la necessità di parlare delle motivazioni di questo bisogno da parte dei docenti».

In percentuale uguale, circa l’8 per cento, si sono espressi lettori e lettrici con opinioni a metà tra il sì e il no. Da un lato c’è chi pensa che l’introduzione di una divisa uguale per tutti gli studenti sia utile a evitare discriminazioni. Dall’altro, nello stesso numero c’è chi si dice contrario all’eventuale imposizione di un regolamento perché ognuno deve essere libero di indossare gli abiti con cui si sente più a suo agio.

GLI ALTRI SONDAGGI

La settimana scorsa abbiamo chiesto ai nostri lettori cosa pensano dell’aumento dei prezzi nei supermercati e qual è la loro esperienza in fatto di acquisti alimentari. La risposta è stata unanime: «È uno stillicidio».

Ancora prima, in occasione dei cinque anni del nostro giornale, avevamo chiesto agli iscritti alla nostra newsletter quotidiana «Oggi è Domani» di mandarci un messaggio di auguri.

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