- La mostra in corso in questi mesi alle Scuderie del Quirinale, L’Italia è un desiderio, ci fa vedere quanto la fotografia, più ancora della pittura, abbia concorso a formare la nostra idea del paesaggio italiano.
- Nell’Ottocento i luoghi fotografati sono ancora le icone dell’Italia “Giardino d’Europa”, le vedute di eccezionale bellezza come i faraglioni di Capri, la campagna romana con le sue rovine, la cascata delle Marmore o il Cervino pieno di neve
- Nella seconda metà del Novecento tutto cambia, la fotografia non va più in cerca dello straordinario ma si piega a osservare il consueto, il quotidiano, il semplice. E non tace nemmeno gli scempi che hanno cambiato radicalmente tanta parte del nostro paesaggi.
Roland Barthes diceva che la letteratura è quello che si insegna. Con maggiore verità potremmo dire che il paesaggio è quello che si fotografa. Lo sapevamo dalle mille immagini fotografiche di paesaggio che ci bombardano dalle pubblicità, dai selfie con sfondo paesaggistico che intasano i nostri telefonini, dalle icone paesaggistiche che connotano certi territori italiani, al punto che alcuni comuni toscani hanno messo una sorta di copyright sulle riproduzioni fotografiche dei loro luoghi simbo



