L’intero processo di integrazione europea si basa su una serie di “regole del gioco”. I paesi che si sono messi assieme hanno dovuto rinunciare a un poco della loro sovranità nazionale, ma hanno scelto come farlo attraverso una serie di trattati, pilastri giuridici e definizioni di procedure.

Ovviamente, tutto questo ha subìto varie modifiche nel corso del tempo, accompagnando le nuove competenze dell’Unione europea e il suo allargamento. Ad esempio, è molto cambiato il modo in cui le leggi possono essere approvate.

Nulla impedisce che possano essere fatte ulteriori modifiche, per esempio nelle modalità in cui il Consiglio europeo prende le sue decisioni. Alcuni partiti, ad esempio, criticano il principio dell’unanimità, adottato per una serie di questioni ritenute particolarmente sensibili, come la politica estera, la cittadinanza, l’adesione di nuovi stati all’Unione europea e le finanze. Ci sono poi questioni ancora più specifiche – come le politiche economiche – in cui la definizione di regole possono essere ancora più divisive, fra nazioni che chiedono investimenti e altre che puntano all’austerità.

Ecco quello che scrivono i partiti italiani nei loro programmi, in vista del voto per le Europee dell’8 e 9 giugno.


Fratelli d’Italia

Il partito della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha in mente «un’Europa confederale che rispetti i princìpi di sussidiarietà e proporzionalità sanciti dai trattati istitutivi dell’Unione europea». Immagina una sorta di «alleanza di nazioni sovrane».

Fra i punti del programma c’è anche la volontà di «superare l’austerity»: «la sostenibilità del debito – scrivono i Fratelli d’Italia nel loro programma – può essere raggiunta solo con una crescita vigorosa, figlia di spese per investimenti, e non con tagli selvaggi alla spesa pubblica che deprimono ulteriormente l’economia».

Anche se il nuovo patto di stabilità e crescita è stato approvato da poco, anche con la mediazione di un ministro dell’attuale governo (Giancarlo Giorgetti, della Lega), Fratelli d’Italia già chiede «maggiore flessibilità».


Pd

Il Pd sottolinea molto, nel suo programma, come l’avvento delle destre estreme sia un pericolo nel processo d’integrazione dell’Unione europea. Il passo successivo è quello di chiedere una maggiore attenzione allo “stato di diritto”, con sanzioni più estese a chi non rispetta le regole. «L’assegnazione dei fondi europei», si legge nel programma, «deve essere sempre condizionata al pieno rispetto dei valori democratici e dei diritti umani fondamentali».

Il Pd immagina anche un “patto sul progresso sociale”, in grado di garantire politiche di welfare per tutti (come salario minimo, contrattazione collettiva, ecc.). Attraverso l’industrial act e la revisione del regime degli aiuti di stato si immagina di guidare «l’impresa europea nelle grandi transizioni dei prossimi anni». La «politica di coesione» dovrebbe essere «rinnovata e potenziata per ridurre le disuguaglianze territoriali tra nord e sud».

EPA

Il Pd vorrebbe inoltre superare il pilastro dell’unanimità «in materia di politica energetica», ma anche in tutte le altre politiche in cui è ancora esistente, «a cominciare dalla fiscalità, dalla politica estera e di sicurezza e dagli affari sociali». Vorrebbe poi rafforzare il ruolo del parlamento, affidandogli «il diritto di iniziativa legislativa e pieni poteri di co-legislatore nella procedura di bilancio pluriennale e nella definizione delle nuove risorse proprie».

Infine, il partito di Elly Schlein immagina un rinforzamento del concetto di «cittadinanza europea», attraverso una serie di diritti – come quello alla genitorialità, per la pensione, la protezione sanitaria e il riconoscimento del titolo di studio – che siano più facilmente riconoscibili a livello europeo.


Movimento 5 stelle

Il Movimento 5 stelle dedica un capitolo specifico del suo programma alla riforma dei trattati europei. L’intento è di «sostituire il voto all’unanimità con il voto a maggioranza qualificata in seno al Consiglio e attribuire al Parlamento europeo il diritto di iniziativa legislativa come avviene in tutti i parlamenti nazionali. Al Parlamento europeo (e non al Consiglio europeo) va assegnato il potere di nominare il presidente della Commissione europea», si legge nel programma.

Fedeli alla propria vocazione per la democrazia diretta, i grillini propongono «l’istituzione di un referendum abrogativo a livello europeo», per il quale servirebbe un quorum del 25 per cento. E un sistema di «iniziativa dei cittadini europei», per garantire la partecipazione diretta alla vita democratica dell’Unione europea.

EPA

«Chiediamo – scrivono nel programma – di assegnare all’Unione europea competenza esclusiva in materia di ambiente e protezione della biodiversità e di aumentare le competenze condivise in materia di sanità, protezione civile, industria, istruzione, energia, diritti dei cittadini, affari esteri, sicurezza esterna e difesa, politica delle frontiere esterne, libertà, sicurezza, giustizia e immigrazione». Gli investimenti sanitari dovrebbero essere scomputati dal patto di stabilità.

Infine, il Movimento 5 stelle vorrebbe assegnare al Parlamento europeo la sede unica di Bruxelles, mentre a Strasburgo dovrebbe rimanere solo un «hub di promozione della pace e di difesa dei diritti umani nel mondo».


Forza Italia

Anche fra le priorità di Forza Italia c’è la riforma dei trattati europei. Si vuole superare la «logica dei veti», introducendo il voto a maggioranza qualificata al posto dell’unanimità. Introdurre un «premierato europeo», con «l’elezione diretta di un solo “premier/presidente dell’Unione” che sostituisca gli attuali presidenti della Commissione e del Consiglio europeo». Infine rafforzare il potere legislativo del parlamento europeo.

Per affrontare le difficoltà dell’economia, Forza Italia propone di mettere in comune il debito, per distribuirne il carico «in modo equo tra i paesi membri». Quindi di adottare una unione bancaria che protegga da «crisi bancarie future».


Lega

Riducendo a uno slogan l’intero programma della Lega, l’intento è di avere «più Italia e meno Europa», in un generale impianto che dia maggiore priorità alle nazioni. Così il partito di Matteo Salvini è convinto anche dell’importanza della «salvaguardia del voto all’unanimità in Consiglio», perché svolgerebbe «un ruolo cruciale nel garantire la tutela degli interessi e l’equilibro tra i singoli stati membri, permettendo loro di esercitare un controllo significativo sulle decisioni europee in alcuni settori fondamentali come le politiche interne, l'economia e la loro sovranità».

«In uno scenario di riforma dei trattati che possa coinvolgere anche la Baca centrale europea», scrive la Lega, andrebbe definita come priorità la «crescita economica e la piena occupazione», mettendo dunque fine alle politiche di austerità, per aumentare il potere di acquisto dei cittadini.


Azione - Siamo europei

Azione pensa invece che vada eliminato il voto all’unanimità nell’ambito del Consiglio, perché oggi «è utilizzato come mezzo di ricatto dei singoli stati membri anche su temi più delicati e urgenti come ad esempio il sostegno all’Ucraina, producendo insoddisfacenti compromessi al ribasso».

«Allo stesso tempo – scrivono ancora – vogliamo che il Parlamento europeo sia dotato di poteri di iniziativa legislativa, oggi monopolio della Commissione. Infine, siamo per lo spostamento dei poteri di emergenza, in caso di crisi, dal Consiglio alla Commissione».

Il partito di Carlo Calenda vorrebbe la «tolleranza zero» per chi vìola lo stato di diritto, in particolare istituendo un limite temporale di sei mesi, durante il quale il Consiglio dovrebbe verificare le possibili violazioni.


Alleanza Verdi-Sinistra

Se si parla di regole del gioco, l’Alleanza fra Verdi e Sinistra italiana punta ovviamente molto sull’importanza della transizione ecologica, ma anche sulla difesa dei «diritti individuali e sociali, spesso trascurati». Tutto questo è possibile innanzitutto solo uscendo «una volta per tutte dalla stagione dell’austerità», scrive nel programma, «che aumenta le disuguaglianze». «La recente riforma del patto di stabilità ci dimostra invece quanto sia forte la tentazione di tornare indietro».

Avs vuole inoltre inserire il «ripudio della guerra» nel Trattato sull’Unione europea. Immagina una «Convenzione per una riforma dei trattati che preveda, tra le altre cose, il diritto di iniziativa legislativa per il parlamento e il superamento del voto all’unanimità in consiglio».

Vuole «garantire il rispetto, la piena applicazione e il rafforzamento del regolamento di condizionali dei fondi Ue al rispetto dello stato di diritto». «Garantire una revisione delle regole di governance economica» contro l’austerità.


Stati Uniti d’Europa

Gli Stati Uniti d’Europa – nati dall’alleanza fra +Europa di Emma Bonino e Italia viva di Matteo Renzi (oltre che socialisti, Radicali italiani, libdem e l’Italia c’è) – hanno in mente una svolta in senso federale, come già si capisce dal nome del loro partito. «È ora di mettere mano ai Trattati istitutivi e fare passi avanti verso gli Stati Uniti d’Europa», scrivono nel programma, «con un governo che risponda al Parlamento europeo, una politica estera, di difesa, fiscale e migratoria comune e l’eliminazione del voto all'unanimità. Un vero e proprio Stato Europeo».

Per riuscirci, spiegano, nella prossima legislatura dovranno essere definite «nuove regole, nuove risorse, nuovi meccanismi decisionali che consentano di accogliere nuovi oaesi membri con istituzioni riformate. Serve l’abolizione del diritto di veto, un rafforzamento del bilancio europeo, una vera capacità fiscale, l’attribuzione del diritto di iniziativa legislativa al Parlamento europeo, la possibilità di liste transnazionali e la prospettiva dell’elezione diretta del presidente della Commissione europea, la cui carica potrebbe essere unificata con quella di presidente del Consiglio europeo».


Gli altri programmi

Anche la lista guidata dal giornalista Michele Santoro – Pace terra dignità – si fonda sul ripudio delle armi. «L’Europa è una unione di stati ma non deve diventare un super-stato che intenda la sovranità come un potere supremo, sovrastante su ogni altro potere e culminante nel diritto di guerra», c’è scritto nel programma.

«Il parlamento europeo deve avere l’iniziativa legislativa e deve partecipare al processo decisionale nell’ambito della politica estera e della sicurezza comune». L’Unione europea dovrebbe farsi promotrice di una «Costituzione mondiale». E dovrebbe abolire il “patto di stabilità”, contro ogni politica di austerità.

La lista Libertà di Cateno De Luca (che unisce 19 partiti e movimenti politici) ha un programma orientato al sovranismo: «L’Italia e gli altri stati membri non possono continuare a subire le imposizioni legislative e lobbistiche di Bruxelles», scrive. Anche qui si dice che va superato il “patto di stabilità”, in favore di «promuovere politiche anticicliche».

Alternativa Popolare – partito del sindaco di Terni Stefano Bandecchi – scrive nel suo programma che «l’Europa deve riformare urgentemente i regolamenti comunitari sul diritto di asilo, trovando soluzioni che garantiscano un equilibrio tra accoglienza e solidarietà». «Il principio di sussidiarietà, affermato dalla Costituzione europea come cardine dell’ordinamento comunitario, va applicato e rafforzato nella sua duplice dimensione: verticale, con una distribuzione sempre più chiara e adeguata dei poteri tra i diversi livelli di governo (Europa, Stati, Regioni, Comuni); orizzontale, con il riconoscimento e il sostegno da parte dello stato alle iniziative svolte dai cittadini e dalle loro formazioni sociali», spiega.

Infine, secondo Volt – un partito progressista paneuropeo, che in Italia esprime solo due candidati votabili, fra le liste del Pd nella circoscrizione nord orientale – l’Unione europea deve «perseguire un quadro economico progressista attraverso un indicatore del Pil aggiornato che includa la contabilità del capitale naturale».


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