«Vogliamo un’Europa femminista, di questo abbiamo bisogno per migliorare la nostra società da tutti i punti di vista, anche da quello economico». Le parole pronunciate da Elly Schlein durante un comizio elettorale riflettono uno dei punti chiave del programma del Partito democratico per le elezioni europee dell’8 e 9 giugno.

Tra gli obiettivi da raggiungere ci sono l’uguaglianza di genere, il congedo paritario pienamente retribuito per entrambi i genitori e lezioni di educazione all’affettività per contrastare la violenza contro le donne. E poi l’intenzione di battersi per i diritti Lgbt, il matrimonio egualitario, una legge contro l’omobilesbotransfobia e il pieno riconoscimento dei figli e delle figlie delle famiglie omogenitoriali.

Un’Europa, si legge nel programma, «che attui pienamente e concretamente il principio di uguaglianza tra uomini e donne», con un’attenzione alle persone della comunità Lgbt «vittime di pregiudizi, discriminazioni e violenze legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere».

L’«Europa femminista» è centrale anche nel programma elettorale della lista di Alleanza Verdi-Sinistra che ritiene questa prospettiva «fondamentale per immaginare e creare il futuro dell’Europa» per «seppellire il modello patriarcale e valorizzare il protagonismo, il pensiero e l’azione delle donne». Pd e Avs hanno alcuni punti in comune – come l’estensione del congedo parentale e la tutela delle persone Lgbt – ma, a differenza dei primi, i secondi indicano posizioni favorevoli riguardo alla procreazione medicalmente assistita, mentre il Partito democratico non si esprime su questa pratica nello specifico. Anche il Movimento 5 stelle si schiera con Avs, sostenendo che l’Ue «deve riconoscere pari diritti a tutte le sue cittadine nell’accesso alla procreazione medicalmente assistita».

Diversa l’opinione di Fratelli d’Italia. «Continuo a ritenere l’utero in affitto una pratica disumana, sostengo la proposta di legge per cui diventi un reato universale. Spero venga approvata quanto prima», ha detto Giorgia Meloni in una conferenza a metà aprile. E le sue intenzioni sono espresse anche nel programma elettorale: «Contrastare il mercato transnazionale dell’utero in affitto, che mortifica la dignità delle donne e tratta i bambini merce». Tra le liste elettorali presenti in tutte le circoscrizioni, anche Alternativa popolare si oppone alla gestazione per altri.

Lgbt e famiglie

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«Oggi si rivendica il diritto unilaterale di proclamarsi donna oppure uomo al di là di qualsiasi percorso chirurgico, farmacologico e anche amministrativo». Le idee della premier, espresse in un’intervista su Grazia due mesi fa, tornano attuali in questa campagna elettorale.

Nel programma, Fratelli d’Italia propone l’istituzione di fondi per «sostenere le donne in condizioni di fragilità che vogliono diventare mamme», promuovere «una cultura baby friendly» e sostenere l’occupazione femminile.

Ma in materia di diritti civili non c’è spazio per la comunità Lgbt, l’unica certezza è la battaglia «contro le ideologie che vorrebbero negare le identità, come la teoria del gender». La pensa diversamente il Movimento 5 stelle, che dedica un punto a «pari diritti per le famiglie arcobaleno», sostenendo la necessità di combattere ogni discriminazione, tutelare le libertà individuali e garantire a tutte le famiglie gli stessi diritti.

Anche il programma di Forza Italia-Noi moderati dedica spazio alle famiglie (tradizionali), non menzionando la comunità Lgbt. D’accordo con Fratelli d’Italia e Alternativa popolare, pone un accento sull’importanza della natalità, sostenendo di volerla includere «tra gli obiettivi di policy della prossima programmazione dei fondi europei» per sostenere «le famiglie e la maternità».

In generale, il programma di Forza Italia dedica uno spazio molto ristretto alle donne (e nullo alla comunità Lgbt). Oltre al sostegno alla maternità, propone solamente di «contrastare la disoccupazione giovanile e femminile». Si accoda a Forza Italia anche Libertà, la lista di Cateno De Luca, che non menziona le donne nel proprio programma elettorale. Solo un punto – il nono – è dedicato alla scarsa natalità: «È indispensabile concentrare maggiori risorse per le politiche a sostegno della famiglia».

Aborto

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L’11 aprile il parlamento europeo ha votato a favore dell’inserimento del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione. Un passo significativo per il riconoscimento come diritto fondamentale, ma che al momento rimane simbolico, servirà infatti il via libera dei 27 stati membri per renderlo ufficiale.

Nonostante in Italia l’aborto sia un tema attuale, compare esplicitamente solo nel programma elettorale del M5s e di Avs. I primi ritengono «fondamentale l’accesso gratuito ai servizi sociosanitari di qualità, compreso il diritto a un aborto legale e sicuro che va garantito in tutta l’Unione».

Mentre i secondi pongono l’accento sulla «piena autodeterminazione della donna sulla sua vita e sul proprio corpo», sottolineando la necessità di includere l’interruzione volontaria di gravidanza nella Carta europea dei diritti fondamentali. Il Pd non si esprime sul tema, se non commentando come «molto importante» il passo fatto dal parlamento Ue a favore della tutela del diritto ad abortire.

Violenza contro le donne

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Su un punto la maggior parte delle liste presenti in tutte le circoscrizioni è d’accordo: il contrasto alla violenza contro le donne. La lista guidata da Meloni ritiene fondamentale «mettere le donne nella condizione di essere libere e autonome» al fine di «combattere la violenza di genere». Per raggiungere l’obiettivo, secondo quanto si legge nel programma elettorale, sarà necessario «migliorare ulteriormente la normativa europea sulla violenza contro le donne, inserendo un passaggio esplicito che riconosca lo stupro come reato derivato dall’assenza di consenso».

Quest’ultimo punto, condiviso da Avs, Pd e Movimento 5 stelle, si riferisce alla recente direttiva europea sulla violenza contro le donne, approvata dal Consiglio Ue poche settimane fa senza però prevedere che lo stupro come sesso senza consenso sia un reato.

I grandi assenti

Accanto a Pd, FdI, FI, M5s, Avs, Alternativa popolare e Libertà, le altre liste presenti in tutta la penisola accennano appena al tema delle donne e dei diritti civili. Azione-Siamo Europei menziona unicamente «l’attenzione» alla «parità di genere» promettendo di promuovere «l’accesso delle donne al mercato del lavoro», Stati Uniti d’Europa dice che si batterà perché «nella Ue nessuno metta in discussione i diritti acquisiti nel campo delle libertà individuali» e Pace terra dignità si limita a sottolineare che le donne hanno pagato di più le conseguenze delle diseguaglianze.

Oltre alla già citata Libertà, anche la Lega non nomina – come prevedibile – la comunità Lgbt, ma non dedica spazio nemmeno alle donne, alle diseguaglianze di genere o alla maternità. Nonostante un’accesa campagna mediatica in cui si inneggiano «libertà e diritti per donne e ragazze» e si promuove il valore della famiglia (tradizionale), queste idee rimangono solo sui social perché nel programma elettorale nulla di tutto ciò viene menzionato.

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