C’è una stretta connessione fra l’Unione europea e la pace. Il manifesto di Ventotene, che è la base su cui si fonda tutto il progetto dell’integrazione comunitaria, è stato scritto nel 1941, quando in Europa le nazioni si facevano la guerra e Altiero Spinelli era al confino nell’isola pontina. Il veri obiettivo era di evitare così il ritorno delle bombe e delle trincee, una volta che il conflitto si sarebbe finalmente spento.

Eppure il tema della politica estera rimane ancora centrale a ogni elezione europea, anche più di ottant’anni dopo. Ci sono punti che sono ormai considerati pilastri dell’Ue, attraverso la cosiddetta “politica estera di sicurezza comune”: e dunque il mantenimento della pace, la ricerca della sicurezza e della collaborazione internazionale, il consolidamento della democrazia, dello stato di diritto, il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

Ci sono però poi sensibilità diverse, quando si tratta di mettere questi princìpi in atto. Negli ultimi anni, soprattutto sulla guerra in Ucraina, si è misurata qualche frattura: e anche se questo rimane un tema che riguarda innanzitutto il Consiglio europeo, dove si riuniscono i capi di stato e di governo, è comunque anche uno dei più importanti temi della campagna elettorale, in vista del voto dell’8 e del 9 giugno.

Cerchiamo di capire quali sono le varie posizioni dei principali partiti italiani, attingendo dai loro programmi.


Fratelli d’Italia

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha puntato della sua credibilità internazionale sull’atlantismo. Si è fatta fotografare con Joe Biden, Narendra Modi e Volodymyr Zelensky, diventando fra i principali sponsor dell’avvio del processo che dovrebbe far entrare l’Ucraina nell’Unione europea.

Nel programma, i Fratelli d’Italia utilizzano uno slogan per far capire il proprio credo: vogliono un’Europa «forte, libera e sovrana». Vedremo in un altro articolo quella che è la loro politica sull’immigrazione (di sostanziale chiusura) e come si declina l’intento di «proteggere i confini d’Europa». Qui si dice che «l’Europa ha accumulato un ritardo nello sviluppo di una vera politica estera e della capacità comune di difesa che le attuali minacce internazionali ci chiedono di recuperare rapidamente».

ANSA

Per l’Ucraina l’obiettivo è quello di una «pace giusta». E l’unico modo per ottenerla – non lo si dice nel programma, ma Meloni lo ha ribadito più volte in passato – è con un sostegno alla difesa del paese aggredito. In Medio Oriente il principio da seguire è quello dei «due popoli e due stati».

Si ribadisce l’importanza strategica del sostegno all’Africa e all’operazione Aspides che garantisce la sicurezza della navigazione delle navi europee nel mar Rosso. I Fratelli d’Italia puntano alla costruzione di «una politica industriale comune nel settore della difesa», ma anche di una «formazione del Consiglio che riunisca formalmente i ministri della Difesa».

Infine c’è il favore all’allargamento dell’Unione europea ai paesi dei Balcani occidentali e a Ucraina, Moldova e Georgia.


Pd

Il Pd nel suo programma ricorda che l’Unione europea è passata «attraverso l’inferno di due guerre mondiali e l’abisso del nazifascismo». Per questo, «la democrazia va nutrita e difesa dai suoi avversari interni, forze politiche autoritarie e piattaforme che praticano disinformazione. E da quelli esterni, a partire da attori internazionali che vorrebbero approfittare di un’Europa più debole, divisa e sola».

Il punto di partenza è la difesa dello stato di diritto, attraverso sanzioni per chi vìola i valori fondamentali. «L’assegnazione dei fondi europei deve essere sempre condizionata al pieno rispetto dei valori democratici e dei diritti umani fondamentali».

Il Pd parla della necessità che l’Europa recuperi «il senso della sua storia» e che «svolga in pieno il suo ruolo di potenza globale per la convivenza pacifica, la sopravvivenza del pianeta e un ordine internazionale basato sulle regole». La proposta è di istituire dei «corpi civili di pace europei, che dovranno essere strumento di mediazione e prevenzione dei conflitti».

ANSA

«Vogliamo – scrivono – un’Europa con l’ambizione di definire e perseguire la sua autonomia strategica», «che parli con una sola voce nel mondo in materia di politica estera e di sicurezza». «Vogliamo costruire una difesa comune integrata per l’Europa», con «una politica industriale comune» «che eviti una escalation incontrollata delle spese militari nazionali».

Un capitolo è riservato all’Ucraina, con l’impegno a «sostenere la resistenza», fino a quando non ci saranno le condizioni «per far cessare il conflitto e costruire una pace giusta, sicura e sostenibile».

In un altro capitolo si parla di Medio Oriente: «L’Europa che vogliamo è in prima linea per reclamare e realizzare un cessate il fuoco immediato ed effettivo a Gaza, per fermare il massacro e la catastrofe umanitaria assicurando gli aiuti necessari, lavorare alla liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas e porre le condizioni per la soluzione politica del conflitto».


Movimento 5 stelle

La pace è un punto cardine del programma del Movimento 5 stelle, che infatti lo mette simbolicamente come primo punto a precedere tutti gli altri. «La politica estera dell’Unione europea deve focalizzarsi sul rispetto dei diritti umani, dello stato di diritto, delle libertà individuali, della democrazia e dello sviluppo sostenibile nel mondo», scrivono. «Questi obiettivi si devono raggiungere non attraverso l’uso della forza e dell’intimidazione, ma attraverso la diplomazia e la moral suasion». Serve – sostengono i grillini – un «commissario per la pace».

«La pace, la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza internazionale devono quindi essere la bussola dell’azione europea in particolare nei teatri di guerra in Ucraina, in Medio Oriente, tra Armenia e Azerbaigian e in Yemen, per citare i casi più urgenti», si legge sempre nel programma dei Cinque stelle.

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Sulla guerra in Ucraina la posizione è netta, ed è quella ribadita anche da Giuseppe Conte in più occasioni: «Diciamo basta all’invio di nuove armi». La proposta è di organizzare «una Conferenza di pace da tenersi sotto l’egida delle Nazioni unite». In Medio Oriente, vale il principio «due stati e due popoli»: «Israele deve rispettare le risoluzioni dell’Onu che invitano i coloni a lasciare i territori occupati», scrivono. «L’occupazione della Palestina è illegale».

Fra le altre proposte, c’è la richiesta di istituire «accordi di partenariato», per rilanciare il «ruolo cruciale del Mediterraneo allargato». «Chiediamo – scrivono – che l’Unione europea sia più risoluta nel tutelare i propri cittadini anche attraverso prese di posizione verso paesi terzi più decise, come nel caso di Giulio Regeni e dell’Egitto».

Per i Cinque stelle, vanno previste sanzioni per chi vende armi ai paesi in conflitto. Sono favorevoli all’allargamento ai paesi dei Balcani occidentali, ma non alla Turchia. Infine, si sostiene la necessità di «tenere aperto il canale di dialogo con la Cina», pur esprimendo preoccupazione per le «cosiddette esercitazioni militari vicino a Taiwan» e per «il rispetto dei diritti umani ad Hong Kong e contro la minoranza degli uiguri».


Forza Italia

In maniera simbolica, il programma di Forza Italia si apre con una citazione di Silvio Berlusconi che ne delinea i valori: «Forza Italia è il partito del mondo senza frontiere». Così, al primo posto, fra le priorità indicate dal programma, c’è l’esigenza di «costruire difesa e sicurezza comuni».

Lo si può fare, sostiene Forza Italia, solo con un solido posizionamento nella Nato. Vanno potenziati l’industria della difesa e i «programmi comuni», per avere una «maggiore cooperazione delle forze armate, verso un percorso di integrazione con un incremento delle missioni sotto l’egida europea».

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Forza Italia ribadisce la vicinanza alle democrazie, e quindi all’Ucraina in guerra, che non difende solo «la propria libertà, sovranità e integrità territoriale, ma anche i nostri valori condivisi». «Allo stesso modo – scrivono nel programma – siamo al fianco di Israele, presidio democratico da sempre a noi vicino per storia e valori, nella ricerca di una giusta pace con il popolo palestinese».

Viene proposta l’istituzione di un «commissario europeo per la Difesa».


Lega

Senza sorprese, il programma della Lega è a forte impostazione sovranista: «Dopo 30 anni nei quali la cessione di poteri a Bruxelles e il richiamo generalizzato ad avere “più Europa” si sono ripetuti come elementi ricorrenti di risposta a problemi emergenti di varia natura, l’Unione europea deve trovare una strada diversa per uscire dall’inesorabile declino a cui sembra condannata». Va quindi abbandonata – sostiene la Lega – «la pericolosa utopia del super-stato», a favore semmai di politiche di cooperazione, nel rispetto delle autonomie territoriali.

Come è naturale per il partito di Matteo Salvini, questo significa innanzitutto una politica di forte «difesa dei confini europei per prevenire le partenze dei clandestini verso l’Europa».

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Nel contesto internazionale, fatto di instabilità e crisi, la Lega conferma l’impegno «a sostenere il diritto di autodifesa dell’Ucraina», dando priorità allo stesso tempo anche agli «sforzi diplomatici per arrivare a una soluzione condivisa» (ma la Russia, nel programma, non viene mai citata, così come non si dice nulla sulla situazione in Medio Oriente).

La Lega è favorevole agli «investimenti coordinati in tecnologie di difesa da parte degli stati membri», ma non alla costituzione di un esercito europeo.


Azione - Siamo europei

Il programma della lista di Carlo Calenda e Mariastella Gelmini si apre con un decalogo di «punti programmatici fondamentali» e i primi due riguardano proprio la difesa e la politica estera. Ovvero, la necessità di difendere l’Ucraina e l’istituzione di «un’unione della difesa e di forze armate europee», compreso un Iron Dome europeo (con riferimento al sistema antimissile che difende Israele).

Questi punti vengono poi approfonditi con uno schema che ne indica criticità e proposte. In sintesi, per Azione va garantito un «meccanismo di difesa comune», attraverso una «cooperazione approfondita nel campo militare, insieme a una vera politica estera unificata».

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L’obiettivo è di arrivare a «un esercito unico europeo» entro dieci anni, partendo da un contingente «di intervento rapido» che passi da 5mila a 100mila soldati «sotto diretto comando della Commissione europea». Nel frattempo, andrebbe istituito anche «un commissario europeo per la difesa», «che dovrà collaborare con l’alto rappresentante per la politica estera».

Per Azione serve un «unico fondo europeo indipendente che vada a sostituire i singoli fondi nazionali destinati alla difesa». «Si stima – scrivono – che un esercito comune europeo possa far risparmiare agli stati membri almeno 25 miliardi di euro all’anno rispetto ai singoli eserciti nazionali».


Alleanza Verdi-Sinistra

Anche Avs parla di un «bivio cruciale» di fronte al quale si trova l’Europa. «Da una parte, c’è la possibilità di seguire una strada che porta a conflitti e instabilità, come dimostrato dall’invasione russa dell’Ucraina e dalla crisi nella Striscia di Gaza». «Dall’altra parte, l’Europa ha l’opportunità di recuperare il suo ruolo storico di costruttrice di pace, promuovendo la diplomazia, la mediazione e il disarmo».

L’obiettivo è quindi di dare priorità al «progetto di pace» dell’Unione europea: il «primo pensiero della politica» dovrebbe essere «evitare la guerra, rimuoverla della storia».

Avs si oppone dunque al progetto di “difesa europea”, con il «finanziamento delle industrie belliche nazionali»: «un mondo sempre più armato», scrivono, «è un mondo sempre più pericoloso. È fondamentale che l’Europa costruisca soluzioni di pace anziché indossare l’elmetto».

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Fra le proposte, c’è dunque quella di inserire «il “ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” nel Trattato sull’Unione europea», di rafforzare il ruolo dell’Ue nella «prevenzione di tutti i conflitti». La politica estera e di difesa comune europea non dovrebbe basarsi sull’aumento della spesa militare, «bensì alla sua razionalizzazione».

Vorrebbero la convocazione di una «conferenza multilaterale per la pace e la sicurezza», «interrompere le forniture militari» per «creare un quadro che consenta un cessate il fuoco nel conflitto russo-ucraino». Anche per Gaza bisognerebbe lavorare per un «cessate il fuoco immediato e incondizionato». Andrebbe riconosciuto «lo stato di Palestina sulla base dei confini del 1967», ma bisognerebbe anche «supportare le richieste del Sud Africa alla Corte internazionale di Giustizia» per «lo svolgimento di indagini sulle violazioni, sui crimini di guerra e sul genocidio».


Stati Uniti d’Europa

La lista nata dall’unione di Italia viva e +Europa (con socialisti, radicali, libdem e L’Italia c’è) parte dall’impegno di arrivare a una concezione federale dell’Unione europea. L’idea fondante è dunque che sia istituito un governo europeo, che risponde al Parlamento, e che promuova anche una vera politica estera e di difesa comune.

Lo schieramento è decisamente filo-atlantico, con la necessità di mantenere «la cooperazione strategica con gli Stati Uniti» (in questo caso d’America) «al fine di difendere e valorizzare il patrimonio comune delle liberal-democrazie».

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«La pace è la più grande conquista dell’Europa Unita, nata dalle macerie del continente devastato dall’ultima guerra mondiale», scrivono nel programma. «Eppure l’aggressione russa all’Ucraina ha dimostrato come la pace non vada solo evocata, ma anche attivamente difesa dalle minacce esterne».

Da qui, l’esigenza di riformare l’azione della politica estera, superando il meccanismo dell’unanimità degli stati, e di promuovere un esercito europeo «che superi la frammentazione delle risorse e degli investimenti degli stati membri oggi dispersi in 27 eserciti nazionali». «Di fronte al proseguire del conflitto in Ucraina e in Medio Oriente», scrivono, «si fa sempre più urgente la nomina di una figura di leader politico come inviato speciale dell’Unione europea per la risoluzione diplomatica dei conflitti».


Gli altri programmi

La lista guidata dal giornalista Michele Santoro – Pace terra dignità – ha evidente già nel nome quali siano i suoi principali obiettivi. E quindi la ricerca della pace “a tutti i costi” passa dalla necessità di «non confondere la solidarietà data all’aggredito col rifornirlo di armi e aizzarlo allo scontro promettendogli impossibili vittorie», che rischiano al contrario di «alimentare il conflitto». La richiesta è dunque di «cessare l’invio di armi all’Ucraina».

In Medio Oriente, a fronte della «condanna della strage del 7 ottobre» e del «diritto degli israeliani a vivere in pace e sicurezza», va denunciato «il massacro in corso di donne, bambini e civili». Anche unendosi alla causa sul genocidio intrapresa dal Sudafrica alla corte dell’Aja. 

La lista Libertà di Cateno De Luca (che unisce 19 partiti e movimenti politici) ha un programma di 20 punti e il primo si concentra sull’esigenza di trovare «un accordo di pace per fermare la strage di vite umane». «Nel frattempo l’Italia si dichiari non belligerante e mandi aiuti umanitari piuttosto che spendere soldi in armi».

Alternativa Popolare – partito del sindaco di Terni Stefano Bandecchi – scrive nel suo programma che il sostegno a Israele non deve vacillare, che serve un esercito comune e un piano Marshall per l’Africa.

Infine, secondo Volt – un partito progressista paneuropeo, che in Italia esprime solo due candidati votabili, fra le liste del Pd nella circoscrizione nord orientale – l’Unione europea deve accrescere la sua forza e influenza sulla scena globale: «Immaginiamo un futuro in cui le forze armate europee, evolvendosi per superare i confini nazionali, diventino un simbolo di solidarietà e sicurezza». Con «un bilancio della difesa condiviso» e «una gestione strategica delle risorse».


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