- Il pluralismo in Ungheria è sempre più a rischio, come mostra lo scandalo Pegasus. Ma il premier non contiene le sue ambizioni: offre modelli alla Polonia e controlla media amici nei Balcani.
- Dal 2010 i media sono caduti nella rete come caselle del domino. «La libertà è sempre meno», dice da Budapest l’esperto Attila Bátorfy. Di voci libere che resistono, ce ne sono. Ma la pressione del governo per annientarle è costante. Si avvale di ogni mezzo, spionaggio incluso.
- Il cerchio magico del premier opera anche nei paesi in cui lui ha alleati. Imprenditori come Peter Schatz acquisiscono e finanziano media locali in Slovenia e Macedonia del Nord.
Non si tratta solo dell’Ungheria. La presa di Viktor Orbán sui media, la sua capacità di soffocare il pluralismo, va oltre i confini del paese da lui governato: si espande sia a sud che a nord di Budapest. Il premier è considerato l’ispiratore delle mosse del governo polacco per mettere a tacere le voci indipendenti. E la sua influenza non si riduce alla proposta di un modello replicabile: in paesi come Slovenia e Macedonia del Nord, l’Ungheria interviene a colpi di acquisizioni nel panorama



