Paralisi da shock», sento dire a Vienna. Paralisi da shock, da quando su città e paese aleggia la minaccia di un cancelliere barbaro di estrema destra chiamato Kickl. E a malapena arriva su questo una parola dal mondo dell’arte e della cultura. Possibile? Di recente ho avuto solo occasionalmente l’opportunità di leggere giornali di lingua tedesca o addirittura austriaci. Forse questa presunta afasia ha a che fare con il fatto che attualmente non c’è bisogno di voci missionarie di avvertimento o di ammonimento. Dopotutto, nessun movimento barbarico come questi trionfanti vincitori elettorali – il cosiddetto Partito liberale d’Austria (Fpö) e Alternative für Deutschland (AfD) – negli ultimi anni ha lanciato avvertimenti così chiari e inequivocabili.

Entrambi hanno esposto con franchezza i programmi e i documenti del loro spirito malvagio, non solo spruzzando le loro parole d’ordine su striscioni e manifesti, ma disponendoli in cartelle ordinate su tavoli decorati di conferenze, senza lasciare dubbi sulle loro intenzioni ostili alla cultura, all’arte, alla scienza e agli stranieri.

Insulti al sistema

Giornali e riviste hanno diffuso ogni loro insulto al sistema in cui ora tanto desiderano apparire, mentre i media digitali diffondono un vocabolario di odio quasi alla velocità della luce. Quindi, quali intuizioni e novità sulle barbarie potrebbero essere riportate, che ogni residente del paese, da un lato all’altro del confine tedesco-austriaco, non conosca di già? A est nulla di nuovo: un partito fondato da ufficiali delle Ss e infestato fino a oggi da spiriti razzisti, nazionalisti e xenofobi, che onestamente non si chiama libero, ma “liberale”, vuole assumere una “cancelleria del popolo” (Volkskanzlerschaft è un termine hitleriano, ndT) con l’aiuto di un Partito popolare austriaco affine e altrettanto ricco di doppiezza e viltà.

L’Austria ha 9,1 milioni di abitanti, 6,4 milioni di loro hanno diritto di voto. E 1,4 milioni hanno dato la loro voce all’Fpö nelle ultime elezioni nazionali. Il signor Kickl e i suoi seguaci ora gridano che questi 1,4 milioni sono il popolo e il loro cancelliere è pertanto il cancelliere del popolo, un titolo onorifico che anche Adolf Hitler rivendicava per sé, prima di rinunciarvi a favore del più imperiale “Führer”. (...)

Un milione e quattrocentomila sostenitori e sostenitrici. Forse, nel caso del signor Kickl e dei suoi compari, gli sforzi nel cercare di fare di una minoranza un intero popolo ha danneggiato la sua capacità di sostenere le operazioni matematiche di base. Perché se non ci fossero dei porta-staffe come i popolari con i loro notori tradimenti e le loro bugie rimarrebbe solo una lapidaria constatazione: appena un quarto dell’elettorato ha votato per il signor Kickl ei suoi. Il grande resto, cioè la maggioranza, no. Anche questa non è una novità.

Ricordiamocelo: ogni volta che un politico dell’Fpö è effettivamente riuscito a ottenere, tramite elezioni democratiche, un ruolo di governo, fino a raggiungere un trono ministeriale, rapidamente gli sono state imputate incompetenza, corruzione, mercimonio di posizioni e via dicendo. Quel che seguiva alla sua dimissione o destituzione – accuse di infedeltà, diffamazione o abuso d’ufficio – era e rimaneva di dominio pubblico: ma sembrava non ostacolare ulteriori successi elettorali. Naturalmente, a questo grottesco stato di cose non sono stati estranei concorrenti politici privi di talento e morale. Inoltre, questi concorrenti parlamentari hanno sempre coltivato l’idea di utilizzare il signor Kickl e i suoi per i propri interessi.

Persino un eroe socialdemocratico e cancelliere popolare come Bruno Kreisky è stato disposto a scendere a patti con il leader dei “Freiheitlichen”: un ex ufficiale delle Ss, la cui unità aveva assassinato nella cosiddetta campagna russa di Hitler 17mila ebrei e 25mila prigionieri di guerra sovietici.

Oscurità e (tenue) luce

Ma la grazia dell’esser nati più tardi in questo momento fa sembrare persino l’oscurità notturna una luce tenue: se a un malfattore condannato come Donald Trump viene permesso di rientrare per la seconda volta da presidente nel bianco palazzo della democrazia occidentale… Se in Italia non solo la mafia, ma anche la parentela mussoliniana sta al governo… Se in Francia una signora proveniente dal museo delle cere del fascismo pretende di assurgere a responsabilità di governo... E se in Ungheria un nemico della libertà di stampa e di una giustizia indipendente domina senza ostacoli, in Austria potrà, voglia il cielo, governare un uomo che mi ricorda comicamente il nano Bumtsi narrato nella rivista che leggevo da bambino, ossia un uomo devastato dai complessi di inferiorità che in compagnia sodomitica vive con un topo di campagna.

Anche le apparizioni al Bundestag della ducessa dell’AfD Alice Weidel mi rallegrano regolarmente con ricordi della “Pia Elena” di Wilhelm Busch al suo stadio finale. E che momento da cabaret, nella chiacchierata amichevole con Elon Musk – un altro protagonista in arrivo dal regno delle nebbie degli spiriti – sentire blaterare che Adolf Hitler era stato un comunista e che tutti quanti i suoi vecchi e nuovi sostenitori non possono assolutamente essere definiti di destra radicale. (…)

Il signor Kickl, anni fa, ha procurato danni come raramente è capitato nella storia della Seconda Repubblica, quando è assurto al ministero degli Interni: non solo ha ridicolizzato la sua patria, ma ha anche disturbato la collaborazione internazionale tra i servizi di sicurezza e abusato del suo ruolo per obiettivi interni al suo partito. Perse il posto per la sua incapacità: un caso d’eccezione in Austria. Ma è superfluo dire che anche questo fallimento non è stato sufficiente ragione per i suoi sostenitori e le sue sostenitrici per smettere di sostenerlo. E rapidamente sono stati dimenticati anche i tempi della pandemia, durante i quali il signor Kickl sconsigliò l’uso delle mascherine e raccomandò come mezzo per difendersi dal Covid l’ingestione di un agente sverminante per cavalli. Una ricetta terapeutica che ad alcuni dei suoi sostenitori costò la vita.

Degno di un poeta, K. sembra formulare i suoi pensieri fondamentalmente in forma di slogan da manifesto, così come quando per esempio decise di definire «mummia senile» il presidente federale tra le grida di approvazione a birre innalzate o quando annunciò il suo infallibile giudizio sulle Ss, che secondo lui non erano affatto un’organizzazione criminale: d’altronde la colpa è sempre qualcosa di esclusivamente individuale, quindi può essere attribuita solo ai singoli autori. Davvero: dove andremo tutti a finire se condanniamo un gruppo assassino il cui compito principale era il massacro di massa? Il signor Kickl, che sostiene orgogliosamente di aver studiato filosofia non solo in alcune (chiaramente mal interpretate) lezioni, ma con zelo quasi faustiano, deve saperlo. E sì, lui lo sa.

Negli Stati Uniti – valga come parola di chiusura – gli spiriti più abili e creativi (registi, scienziati, scrittori, pittori, attori, insomma: uomini e donne a cui l’America deve i suoi lati più luminosi e brillanti) hanno scritto, filmato, dipinto contro raffinati e allo stesso tempo stupidi malfattori come il signor Trump, contro la pena di morte da lui appassionatamente sostenuta, contro le prigioni di tortura e contro le innumerevoli guerre imperialiste maggiori e minori che sono partite da questo paese, contro il razzismo e anche contro il nazionalismo di un paese che deve la sua esistenza a un genocidio. E con quale successo? Esecuzioni dolorose e tortura, sparatorie razziste, senatori corrotti e giudici della Corte suprema corrotti rimangono parte di questo paese come le stelle e le strisce della sua bandiera.

Festa nuziale con Putin

E così finisce uno dei tanti archi: quando il malfattore è stato introdotto per la prima volta nel suo ufficio presidenziale, in questo paese ancora oscurato nonostante tutti gli sforzi illuminanti, nel pubblico festante si trovava anche una delegazione liberale dall’Austria, che, solo per inciso, aveva anche firmato un trattato di amicizia con il massacratore Putin. Questa amicizia è stata celebrata festosamente quando il massacratore celebrò il matrimonio di una ministra degli Esteri austriaca dell’Fpö con la sua presenza e ballò sorridente con la felicissima sposa. Che festa: sposa e sposo, l’alto ospite da Mosca e probabilmente l’intera compagnia nuziale avevano semplicemente dimenticato, nella felicità dei loro successi elettorali e della loro apparente invincibilità, di dissociarsi da quello spirito del Ventesimo secolo che con il suo nazionalismo furioso, il suo odio per gli stranieri, la sua brama di potere e la stupidità distruttiva aveva portato alla Seconda guerra mondiale e quindi alla devastazione dell’Europa. Alla fine, dalle macerie di un tempo magnifiche città si sollevarono montagne di corpi, che non potevano più essere contati, ma solo stimati: 75 milioni di morti. 75 milioni. Circa.

Lo scrittore Christoph Ransmayr, nato nel 1954 in Austria, è autore di Il maestro della cascata (Feltrinelli)

© Riproduzione riservata