Considerare il virus alla stregua di un’influenza? Madrid lavora a questo piano dall’estate 2020, quando ancora la campagna di vaccinazione europea non era neppure iniziata. Oggi i lavori sono così avanti che il governo di Pedro Sánchez vuole intestarsi il ruolo di apripista del dibattito in Europa. Declassare il Covid-19 da «pandemico» a «endemico» non è cosa che si fa da un giorno all’altro, e soprattutto non senza raccordarsi con istituzioni come l’Organizzazione mondiale della sanità, che al momento è a dir poco perplessa all’idea. Ma il premier socialista intercetta spinte che arrivano anche dentro altri governi Ue, incluso il nostro, come l’operazione del taglio delle quarantene dimostra. La svolta da uno scenario all’altro, dall’idea cioè di una emergenza a quella di una convivenza con il virus, e quindi dalla «sorveglianza universale» a quella «a sentinella», comporta molte conseguenze, compresa la determinazione al rialzo dei prezzi dei vaccini.

Cambio di paradigma

I progetti pilota già esistono, le riunioni tra sfera politica e addetti ai lavori si intensificano, il piano è nei cassetti del governo da un anno e mezzo. Consiste anzitutto nell’abbandono della cosiddetta «sorveglianza universale», e cioè rinunciare agli sforzi attuali di monitorare i contagi su tutto lo spettro della popolazione. «Del resto la trasmissibilità del virus oggi è così diffusa che i protocolli di vigilanza “universale” stanno diventando quasi impossibili da adottare», sostiene l’epidemiologa Amparo Larrauri, che è responsabile del gruppo di vigilanza dell’influenza e dei virus respiratori del Centro nazionale di epidemiologia (Cne). I contagi sono già praticamente fuori controllo, dice Larrauri. Il numero dei decessi risente invece positivamente della campagna di vaccinazione: in Spagna in questi giorni si registrano in media 80 decessi al giorno – in Italia siamo sui 200 – e il numero è ben lontano dal picco degli 820 morti al giorno della prima ondata. All’inizio della campagna vaccinale, che ha esordito in Unione europea a fine dicembre 2020, se ne registravano quasi il doppio: in media 145 in Spagna, 450 in Italia. Il modello “sentinella” parte da un presupposto, e cioè che con il virus dovremo convivere, proprio come ci siamo abituati ormai all’influenza stagionale.

Il piano “sentinella”

(Foto AP)

Perciò l’idea è di passare a un modello a campione, come per anni si è fatto con l’influenza appunto. Significa che vengono individuate delle aree-campione, punti statisticamente significativi, e invece di avere quindi il bollettino nazionale di tutti i contagi vengono monitorati questi nodi. Una sorta di sondaggio, che consenta comunque di avere il polso della gravità o meno dello scenario, ma che si sostituisce al totale di contagi. Concretamente, a fare da “sentinelle” saranno ospedali, centri sanitari, medici di base, e una fetta ingombrante del piano consiste proprio nell’individuare e nel mettere in rete questi “nodi-sentinella”.

Il cambio di paradigma implica anche che le autorità sanitarie nazionali non siano più tenute a registrare ogni nuovo contagio, e che chi presenta sintomi non debba per forza essere testato, ma curato se la situazione lo richiede. Insomma, un ribaltamento del modello noto come “Testa, traccia e isola” che è considerato da molti tuttora come lo schema chiave per arginare la pandemia.

La volontà politica

«Credo che dobbiamo valutare l’evoluzione del Covid-19 come malattia endemica»: a inizio settimana Pedro Sánchez dà impulso politico al cambio di paradigma. Lo motiva così: «Questa variante è molto più contagiosa ma i morti sono meno, la letalità è scesa all’un per cento. La Spagna ha risposto in modo positivo alla vaccinazione e ora abbiamo nuovi strumenti, ci sono poi i sistemi di autoprotezione come la mascherina, c’è la scienza...». Il premier ha annunciato anche l’acquisto di 344mila pillole Pfizer anti Covid.

Sánchez sa che per dichiarare conclusa la fase pandemica non basta la volontà, e infatti il punto che vuole sollevare è proprio dichiarare aperto il dibattito a livello europeo. Il dibattito è in corso, la ministra della Salute del suo governo ha discusso la proposta con alcuni suoi omologhi di altri governi Ue, e ora si tratta di portare in superficie l’intenzione.

«Convivere col Covid»

Il segnale più evidente che il cambio di paradigma è in corso, anche se con gradazioni e tempi diversi, in tutta Europa è dato dal taglio delle quarantene. L’Italia è stata tra le prime a imitare gli Stati Uniti per quel che riguarda la riduzione dei tempi di isolamento e la «autosorveglianza».

Il Regno Unito non sforbicia quarantene, restrizioni, e si prepara all’ennesimo «liberi tutti», ma Boris Johnson assediato dagli anti lockdown del suo stesso partito ha un piano che nello spirito ricorda quello spagnolo: si chiama «Living with Covid – convivere col Covid» e significa che il virus è la nuova normalità.

L’Oms frena

Ma secondo l’Organizzazione mondiale della sanità declassare ora il virus a influenza è figlio più di desiderata politici che di solide basi scientifiche. Hans Henri Kluge, direttore del settore Europa dell’agenzia, allontana seccamente l’idea che il passaggio alla fase endemica sia imminente: «Nel bel mezzo della gestione della crisi dobbiamo essere molto cauti con le previsioni sul futuro». Più della metà degli europei sarà contagiato entro le prossime sei-otto settimane, l’Europa è sotto «intensa pressione» dunque anche i suoi sistemi sanitari, dice l’Oms, che invita piuttosto a proteggere i più vulnerabili.

Mentre l’Oms frena, da tempo ha fretta Big Pharma: AstraZeneca già da novembre ritiene che siamo usciti dalla fase di emergenza e che quindi non è più tenuta a vendere a prezzo di costo. Big Pharma sta facendo quel che annunciò agli investitori: entra in piena fase di mercato e alza i prezzi.

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