Mentre il premier Mario Draghi è a Washington, il Copasir, e cioè il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, si prepara ad andarci. Il 12 giugno ci sarà infatti l’incontro con il Senate Select Committee on Intelligence. E mentre i membri della commissione sull’intelligence del senato Usa imbandiscono audizioni pubbliche sul pericolo cinese – questo mercoledì si è tenuta, anche in streaming, l’audizione su come «contrastare il piano della Cina per il dominio» – intanto il Copasir comincia una serie di audizioni sul tema della propaganda russa. La polemica sulle ospitate di ministri e propagandisti russi nelle reti tv italiane è ancora calda, e lo zelo nostrano è in sintonia con quello esibito da Bruxelles: dopo aver messo al bando Sputnik e Russia Today, l’Ue inserisce altri media russi meno noti (Rossiya RTR/RTR Planeta, Rossiya 24, TV Centre International) tra i sanzionati. Ma a parte l’esibizione di sintonia con il fronte occidentale, particolarmente gradita a Fratelli d’Italia che guida il comitato e la cui leader Giorgia Meloni insiste sul proprio ricollocamento atlantico, la ragione dell’intervento del Copasir sul tema non è ancora del tutto nitida.

Il ruolo e il calendario

Questo mercoledì al sesto piano di Palazzo San Macuto, nell’aula Copasir, c’è stata l’audizione del prefetto Mario Parente, che è il direttore dell’Agenzia informazioni e sicurezza interna. Giovedì però il comitato va oltre, e entra appieno nella sfera mediatica, chiamando a riferire Carlo Fuortes, amministratore delegato della Rai. Mercoledì della prossima settimana è la volta di Giacomo Lasorella, presidente dell’AgCom, l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Nel mandato del Copasir, chiarito dalla legge del 2007 che ha riformato l’architettura dell’intelligence italiana, non c’è un mandato investigativo diretto su eventuali interferenze straniere nei media, ma c’è il compito di sorveglianza sull’intelligence; il comitato «verifica in modo sistematico e continuativo che l’attività del Sistema di informazione per la sicurezza si svolga nel rispetto della Costituzione». Questo ruolo di bilanciamento dei poteri chiarisce anche perché alla guida del Copasir debba esserci l’opposizione, e infatti Fratelli d’Italia ha rivendicato l’incarico, che all’esordio del governo Draghi era ricoperto dal leghista Raffaele Volpi e ora è in capo a Adolfo Urso di FdI.

I media securizzati

Perché quindi le audizioni con Rai e Agcom? Urso dice che «siamo consapevoli che esiste una macchina di disinformazione e stiamo cercando di capire come funzioni»; ma la sfera mediatica non rientra nell’ambito di sorveglianza Copasir, vuole estendere le verifiche anche alla sfera mediatica? «Per carità, non vogliamo certo controllare i giornalisti», risponde. Cita anche la risoluzione approvata di recente dall’Europarlamento sulle ingerenze straniere. Quella risoluzione è il frutto di un rapporto elaborato da un’apposita commissione (Inge), che proprio oggi comincia la nuova fase dei suoi lavori, dedicata anche a disinformazione e guerra in Ucraina. L’eurodeputato Pierfrancesco Majorino, che sin dall’inizio ha partecipato alla commissione a nome dei socialdemocratici, non nasconde una perplessità: «Il lavoro che abbiamo già concluso mette in luce sia l’opera di disinformazione russa tramite la macchina di fake news e l’uso delle piattaforme, che l’altro ineludibile aspetto delle ingerenze di Mosca: quello esercitato attraverso i partiti di destra. Rimarrei quantomeno stupito se il Copasir intervenisse sul lavoro dei giornalisti e non sui legami accertati tra la destra e Putin. La Lega è citata a chiare lettere nel nostro lavoro, come il partito di Le Pen e altri».

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