Barcellona. Quando il 9 ottobre scorso Giorgia Meloni, uscita vittoriosa dalle elezioni italiane, partecipò con un videomessaggio alla festa di Vox a Madrid, un brivido percorse la sinistra spagnola. Alla fine del 2023, infatti, la Spagna tornerà alle urne dopo quattro anni di governo di coalizione progressista ed è possibile che le destre ne escano vincenti. Gran parte dei sondaggi mostra il sorpasso del Partido popular sui socialisti, con il Psoe impegnato a ridurre le distanze. E mentre il Pp è trascinato dai suoi settori più retrivi a competere con Vox, il presidente del governo Pedro Sánchez, pungolato dai soci di Unidas Podemos, sceglie un profilo marcatamente progressista per presentarsi al confronto elettorale.

Lo scudo sociale

 (Europa Press via AP)

Il governo spagnolo ha affrontato la crisi sanitaria e il relativo impatto economico con un’efficace campagna di vaccinazione e la predisposizione di uno scudo sociale. Sono di allora l’introduzione di un meccanismo per evitare i licenziamenti, l’istituzione del Reddito minimo per combattere la povertà e la crescita del salario minimo interprofessionale a 1.000 euro.

Davanti alla nuova crisi derivante dalla guerra in Ucraina, l’economia spagnola sembra reggere meglio di altre. Bruxelles prevede che quest’anno chiuda con un +4,5 per cento del Pil, mentre nel 2023 la crescita non supererebbe l’1 per cento. La Spagna è l’unico paese tra le principali economie europee dove l’inflazione scende, il 6,8 per cento a novembre. Dinamica dovuta a misure come la gratuità parziale o totale dei trasporti pubblici e soprattutto alla cosiddetta “eccezione iberica”, per cui Spagna e Portogallo hanno potuto apporre un tetto al prezzo del gas. I salari sono invece alla coda in Europa: crescono di appena il 2,6 per cento, con una perdita importante di potere d’acquisto. In aumento è il numero di affiliati alla sicurezza sociale, oltre 20 milioni; il totale dei disoccupati scende a un tasso appena inferiore al 13 per cento e, grazie alla riforma del mercato del lavoro, nel 2022, sono stati stipulati oltre cinque milioni di contratti a tempo indeterminato.

Sterzata a sinistra

È luglio quando Sánchez, pressato da sondaggi sempre più favorevoli al Pp, decide di sterzare a sinistra, affrontando un argomento fino ad allora tabù. Annuncia che i profitti delle imprese elettriche e petrolifere e delle banche saranno gravati da un’imposta speciale, misura poi approvata dal Congresso a novembre. È una dichiarazione che ricompatta la coalizione di governo, divisa sul sostegno militare alla resistenza ucraina e la gestione dei fatti di giugno culminati con la morte di 37 migranti nel tentativo di scavalcare la recinzione di Melilla per approdare in Spagna.

Il profilo progressista del governo spagnolo si rafforza nell’intensa attività legislativa che segue: con l’approvazione della finanziaria per il 2023 che destina sei euro su dieci alla spesa sociale e la strategia per una transizione ecologica equa che punta su rinnovabili e idrogeno verde. Con l’annuncio di una riforma fiscale che riduce le imposte sui redditi più bassi e crea un’imposta di “solidarietà” sui grandi patrimoni.

Alla manovra economica si accompagna l’impegno profuso lungo tutta la legislatura nel campo dei diritti di cittadinanza, con leggi sull’eutanasia, i diritti lgtbi e persone trans e contro le violenze sessuali.

La questione catalana 

Una protesta organizzata da Vox contro l'abolizione del reato di sedizione (Europa Press via AP)

Nella maggioranza di governo, un ruolo importante è giocato dell’indipendentismo catalano di matrice socialdemocratica: i voti di Esquerra Republicana sono stati spesso indispensabili per sostenere l’esecutivo. Cinque anni dopo la celebrazione del referendum sull’indipendenza, l’indipendentismo si presenta così diviso da avere rinunciato a governare la Generalitat in coalizione e ora, dopo l’uscita di Junts per Catalunya, il governo catalano è retto da un monocolore repubblicano. Nell’ambito del dialogo tra il governo catalano e il governo spagnolo, Esquerra ha negoziato la cancellazione del reato di sedizione e la riforma del reato di malversazione, per cui erano stati condannati i leader del movimento indipendentista, poi indultati nel giugno del 2021, sono attualmente perseguiti quelli in esilio e processati decine di esponenti delle seconde file dell’indipendentismo.

Al posto della sedizione, c’è il reato di disordini pubblici aggravati, con una riduzione delle pene, equiparando così la legislazione penale spagnola a quella dei principali paesi europei. Per quanto riguarda la malversazione, si recupera la distinzione precedente tra corruzione e deviazione di fondi pubblici senza animo di lucro, con una diversa articolazione delle pene, in una logica di diritto comparato. Un passo in avanti per fare uscire il conflitto catalano dai tribunali e ricondurlo all’alveo della politica.

Il pungolo di Podemos

Yolanda Díaz (Europa Press via AP)

Il programma con cui il governo spagnolo si presenta alle elezioni è centrato sulla lotta alle diseguaglianze sociali, la difesa del pianeta e i diritti di cittadinanza. È la riproposizione in chiave moderna del classico conflitto tra sinistra e destra con cui Sánchez nel 2017 vinse le primarie interne al Psoe che lo aveva obbligato a dimettersi, ritornandone alla guida. E su cui Podemos, riconvertendo l’indignazione in politica, si fece erede nel 2014 del movimento degli Indignati spagnoli e si pose l’obiettivo del governo del paese per trasformare la realtà. Nacque così il primo governo di coalizione progressista della storia democratica spagnola, con una maggioranza parlamentare plurale e diversa, tenuta insieme dalla comune opposizione alle destre.

La presenza di Unidas Podemos nell’esecutivo ha segnato alcune delle politiche più innovative della legislatura. Yolanda Díaz, ministra del Lavoro e vicepresidente del governo dopo le dimissioni di Pablo Iglesias, è la candidata in pectore della sinistra non socialista alle prossime elezioni, ma non ha ancora confermato la sua disponibilità. Né è chiaro come si articolerà il cartello elettorale di quest’area politica. In cui, al momento, sembrano piuttosto prevalere attriti vecchi e nuovi che preoccupano perfino i socialisti. Perché è evidente che la sua tenuta elettorale è imprescindibile per una futura riedizione della coalizione di governo progressista.

I popolari e Vox

Il presidente del Partito popolare Alberto Núñez Feijóo (Europa Press via AP)

Nello scorso aprile, Pablo Casado, perdente nel conflitto interno con la presidente di Madrid Isabel Díaz Ayuso, è costretto a dimettersi da presidente del Pp. Al suo posto è eletto Alberto Núñez Feijóo, un conservatore ritenuto moderato e dialogante. I sondaggi successivi premiano la nuova leadership popolare e il partito cresce e supera il Psoe. A farne le spese è Vox, che vede parte dei suoi voti rientrare nel Partido popular. Mentre Ciudadanos continua a perdere consensi, rischiando l’irrilevanza politica. L’effetto Feijóo dura qualche tempo. Poi, secondo quasi tutti i sondaggi, la crescita si arresta e il Psoe comincia a recuperare. Intanto, Feijóo sembra smentire la qualità di moderazione ascrittagli, lasciandosi condizionare dalle lobby più reazionarie legate ad Ayuso che, nel 2021, aveva vinto le elezioni della Comunità di Madrid, esprimendo la versione del Pp più prossima all’estrema destra. 

Il Pp di Feijóo assume così le tesi revisioniste in materia di memoria democratica dell’estrema destra. Fa saltare all’ultimo momento l’intesa col governo per il rinnovo dell’organo che sovrintende all’ordine giudiziario, scaduto da tempo. E prova ad aprire una grave crisi istituzionale, ricorrendo alla giustizia spagnola nel tentativo di bloccare l’approvazione nel Congresso della riforma del Codice penale che modifica le regole per l’elezione dei giudici.

Vox è un partito neofranchista, guidato da Santiago Abascal. La sua piattaforma politica è contro i diritti delle donne e del collettivo lgtbi, nega la violenza di genere, rifiuta la memoria democratica, è xenofoba e liberista. Inizia la sua scalata nelle istituzioni spagnole con le elezioni andaluse del 2018, ora vanta una presenza al congresso di 52 deputati e una rete di contatti con l’estrema destra mondiale. I sondaggi che lo riguardano sono altalenanti, ma sarà determinante nella formazione di un eventuale governo delle destre. Che si convertirebbe perciò nel governo più reazionario della storia della Spagna democratica.

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