Il commento di Gino Strada, fondatore di Emergency, che il governo non vuole proprio fare commissario per la sanità in Calabria è stato premonitore: «Mi sembra che la situazione sia già abbastanza difficile per i cittadini calabresi senza che diventi anche grottesca». Ancora non aveva visto le interviste del premier Giuseppe Conte uscite questa mattina sul Fatto Quotidiano, il Corriere della Sera, Repubblica e La Stampa che offrono la stessa ricostruzione dei fatti.

Palazzo Chigi non aveva confermato che l’ultimo nome del fallimento, Eugenio Gaudio, fosse proprio di Conte, anche se il presidente facente funzioni della Calabria, Nino Spirlì, il giorno dopo la terza nomina ha detto chiaramente che le discussioni sono state portate avanti dal presidente del consiglio.

Nella serata di martedì Conte ha deciso di esprimersi: «Mi assumo la responsabilità per tutte le designazioni finora fatte in Calabria, da quella di Gaudio fino a quella di Cotticelli. Io gestisco tanti dossier, e non posso controllarli tutti nel dettaglio».

Questa quindi la spiegazione, del presidente del consiglio: «Gestisco tanti dossier». La nomina di un ex generale dei carabinieri a commissario per la salute che non ha capito di dover gestire una pandemia, Saverio Cotticelli, la selezione di un nuovo commissario che diceva che le mascherine «non servono a un cazzo», Giuseppe Zuccatelli, e infine l’ex rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, con cui il premier stesso avrebbe voluto andare a lavorare, indagato a Catania (anche se prossimo all’archiviazione), giudice di un concorso di bellezza per studentesse, infine con mezza famiglia in odore di conflitto di interessi, nascono dal fatto che il premier ha troppe cose da fare.

Ammesso che il presidente del consiglio non abbia nessuno tra le decine di persone che lavorano a Palazzo Chigi che abbiano potuto verificare, dov’erano gli altri ministri e le relative strutture? A guardare bene la nomina di Saverio Cotticelli (l’unica pubblica attualmente, per le altre fanno fede i comunicati stampa di Palazzo Chigi), la proposta viene concertata e dunque firmata dal ministro per l’Economia, da quello per la Salute, e visto il parere del ministro per gli Affari regionali.

Una procedura dunque che tira in ballo direttamente il ministro Roberto Gualtieri – da cui dovrebbe per prassi arrivare la proposta -, Roberto Speranza e Francesco Boccia. Nonostante la situazione delicata, evidentemente nessuno ha mai avuto il tempo di verificare queste ultime due nomine (Cotticelli è del Conte I) che, responsabilità a parte, nessuno ammette di aver proposto.

Lo stesso premier, nell’intervista si contraddice. Prima non ha potuto controllare lui, poi la decisione è stata presa in tanti: «Il processo decisionale si è sviluppato nel pieno confronto con tutti i ministri coinvolti».

Solo un punto resta fermo in questa storia. Il governo non vuole Gino Strada commissario: «Non gli ho mai offerto la posizione di commissario alla Sanità, non ritenendo che fosse interessato a trasferirsi e a occuparsi dell’obiettivo che è proprio di un commissario, ossia riparare una voragine nei conti finanziari e occuparsi a tempo pieno di organizzazione finanziaria».

Anche Gino Strada ha detto che la proposta non è mai stata fatta. Non si capisce però perché il governo sia arrivato a presumere che non avrebbe preso il ruolo, visto che finora il fondatore di Emergency, ha pubblicato quattro post su Facebook, e in tutti ha detto «ci sono». Adesso infatti porterà avanti un progetto con la protezione civile nella regione.

Il premier però dice che è colpa di Strada, che non ha voluto nominarsi da solo: «Ieri (lunedì, ndr) l’ho sentito più volte, e non mi ha mai detto di voler far il commissario». Adesso il governo si prepara per un altro nome. Richiesta «elevata caratura»: «Nessuno può ritenere che la sanità possa recuperare con la nomina di una persona giusta, ma un commissario di elevata caratura potrà dare servizi efficienti ai cittadini».

Dopo dieci giorni, dice Conte, il governo ha capito che è una cosa seria: «Ora avvertiamo la forte responsabilità dopo i passi falsi compiuti».

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