Domenica 20 giugno, si voterà per le primarie della coalizione del centrosinistra con cui sarà scelto il candidato sindaco alle elezioni comunali di Bologna del prossimo autunno (nello stesso giorno si voterà anche a Roma: qui la nostra guida ai candidati alle primarie nella capitale). I partecipanti sono due: Matteo Lepore, assessore alla Cultura sostenuto da gran parte del Partito Democratico e Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro e appoggiata da Italia Viva.

Come si vota

Sono primarie aperte a cui tutti i maggiori di sedici anni, italiani o stranieri, potranno partecipare dopo aver versato due euro ai gazebi che saranno sparsi nella città. Sarà anche possibile votare online tramite la piattaforma ParteciPa, registrando con il proprio Spid entro giovedì sera.

I candidati

I bolognesi potranno scegliere soltanto tra due candidati. Da un lato Matteo Lepore, fin dall’inizio candidato ufficiale del Pd, sostenuto tanto dal segretario Enrico Letta quanto dal sindaco uscente Virginio Merola, di cui è assessore alla Cultura. Lepore ha ottenuto anche il sostegno di Giuseppe Conte, leader in pectore del Movimento 5 Stelle, che però non ha consultato gli attivisti cittadini, che in parte hanno detto di essere contrari questa scelta.

Dall’altro Isabella Conti, popolare sindaca di San Lazzaro, un comune di 30mila abitanti dove ha vinto con l’80 per cento dei voti. Dirigente di Italia viva e candidata da Matteo Renzi, ha rinunciato agli incarichi di partito e ha accusato i suoi avversari di volerla dipingere come un burattino dell’ex segretario Pd.

Dal canto suo, Lepore sostiene che il centrodestra intenda votare per Conti alle primarie, e ha chiesto alla sua avversaria di prendere le distanze dall’ambiguo appoggio offerto dallo schieramento avversario.

L’altro timore, presente in tutte le elezioni primarie di questa tornata, è che l’affluenza sia molto bassa, come è stata a Torino. Questo potrebbe causare un contraccolpo alla coalizione, oltre che a causare una crisi di legittimità per il vincitore.

La tensione della campagna elettorale bolognese, con un candidato accusato di essere esponente dell’opaco establishment di partito e la sua avversaria di essere una sorta di cavallo di Troia di Renzi o del centrodestra, sembra confermare che la sfida è percepita come molto più aperta che a Roma.

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