Alle urne sono chiamati quasi 1,9 milioni di calabresi, ma 400 mila vivono altrove. Occhiuto, dimessosi dopo l’inchiesta per corruzione, punta alla riconferma e Forza Italia tenta di superare Fratelli d’Italia e a “umiliare” la Lega. L’opposizione (esclusa Azione) sostiene l’europarlamentare pentastellato Giovanni Tridico
Roma Termini, domenica mattina. Frecciargento direzione Reggio Calabria. Pochi passeggeri, molti sedili vuoti. Una costante: il ritardo di un’ora per “problemi tecnici”. Una signora sistema la valigia in corridoio: «Scendo per mia madre, non per votare». Il controllore sorride stanco: «È sempre così, quando si vota si sposta sempre meno gente». Ma in Calabria, dove si vota fino alle 15 di lunedì, l’affluenza è in calo rispetto al 2021. Alle 23 del 5 ottobre hanno votato il 29,08 per cento degli aventi diritto, contro il 30,87 per cento della scorsa tornata elettorale.
La sfida elettorale
A contendersi la Calabria sono il governatore uscente Roberto Occhiuto (Forza Italia) e l’europarlamentare M5s, Pasquale Tridico sostenuto dal campo largo (senza Azione). Un voto fissato con un anno di anticipo sulla scadenza naturale, per la decisione di Occhiuto, a luglio, di dimettersi – ricandidandosi – per sottrarsi al logoramento, dopo avere saputo di essere indagato per corruzione dalla Procura di Catanzaro. C’è anche un terzo candidato, Francesco Toscano, con poche speranze di superare il quorum.
Sono 1,9 milioni i calabresi chiamati alle urne. Ma 400mila vivono altrove – tra studenti e lavoratori – e per votare dovrebbero fare quello che pochi fanno: tornare. L’opzione del voto fuori sede è la promessa di una riforma mancata che costringe gli elettori al ritorno a casa. Centinaia di chilometri di distanza e ore di viaggio mai quantificate.
Per la destra dopo la vittoria netta di Francesco Acquaroli nelle Marche, la Calabria sembra la seconda tacca sul taccuino. Occhiuto assapora la riconferma, mentre pende l’indagine per corruzione in cui è coinvolto anche uno dei suoi ex soci in affari, Paolo Posteraro. «Voglio che siano i calabresi a dire se devo restare o andarmene» ha detto più volte il forzista.
Sul fronte opposto, i leader del campo largo sembrano già puntare gli occhi altrove: sulla Toscana, dove Eugenio Giani, governatore uscente, parte da favorito. Tradotto: in Calabria si gioca, ma senza troppe illusioni. Questo nonostante nonostante il campo largo sia stato in grado di trovare il candidato in soli venti giorni (nel 2021 non bastarono sei mesi). La scelta dell’eurodeputato M5S, approvato all’unanimità dal Pd locale guidato da Nicola Irto, ha subito scontentato Avs.
Una campagna elettorale faticosa: dal 27 agosto scorso Tridico ha percorso 10.288 chilometri in giro per la Calabria, 114 comuni, arrivando fino a San Luca, uno dei comuni simbolici più complessi della provincia di Reggio. Ieri non ha potuto votare, non ha la residenza in Calabria ma a Roma.
I partiti si misurano
La sfida sembra essere più interna al centrodestra. L’obiettivo non dichiarato ma palese del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha in Occhiuto uno dei vicesegretari nazionali, è quello di scavalcare Fratelli d’Italia e diventare la prima forza politica della regione Calabria.
Alle elezioni europee del 2024 i meloniani di Fdl erano arrivati primi con il 20,6 per cento dei voti e Forza Italia aveva ottenuto un ottimo 18 per cento. La distanza è quindi minima. In questa tornata elettorale per le regionali Forza Italia, oltre alla propria storica lista, è rappresentata anche da una civica denominata “Forza Azzurri” e dalla lista del governatore uscente e ricandidato “Occhiuto Presidente”.
Una strategia ben precisa per poter dire, a urne chiuse, che sommando i risultati delle tre liste Forza Italia sarà la prima forza politica della Calabria, visto che, tra l’altro, rispetto alle Europee Fratelli d’Italia ha perso qualche voto sia nelle Marche sia in Valle d’Aosta. Ma non solo, restando nel Centrodestra, gli azzurri puntano anche a sottrarre consensi (e qualcuno dice malignamente a “umiliare”) la Lega di Matteo Salvini.
Del resto Occhiuto è stato tra i pochi nel centrodestra a schierarsi contro l’Autonomia differenziata, poi smontata dalla Consulta. Il Carroccio nel 2024 aveva preso il 9,2 per cento e ora il timore è quello di scendere parecchio se non dimezzare i voti.
Tutto ciò ovviamente verrà poi giocato da Tajani e dagli azzurri in parlamento per far valere maggiormente le loro richieste in vista della Legge di Bilancio.
Interessante anche la sfida nel centrosinistra. Nel 2024 il M5s, che esprime il candidato presidente che ha anche una sua lista personale, aveva ottenuto un buon 16,2 per cento superando il Pd al 15,9 per cento. Il partito di Giuseppe Conte storicamente fatica alle elezioni locali e regionali ma questa volta, avendo il suo Tridico, potrebbe finire diversamente.
La paura nel Pd, raccontano fonti ben informate, è quella di calare rispetto al voto per il parlamento europeo e di restare sotto la somma di M5s e lista Tridico. In questo caso sarebbe una sconfitta per la segretaria Elly Schlein che farebbe aumentare l’irritazione della minoranza dem verso la linea politica del Nazareno.
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